Tre morti. Tredici feriti, tra cui sei bambine. Almeno altri tre dei feriti in condizioni gravissime.
Questo il bollettino di guerra della giornata di ieri a Scampia, dove è crollato uno dei ponti di ferro e cemento all’interno della Vela Celeste.
Era da tempo che in quelle case tremava tutto. Questi gli effetti della criminale decisione della giunta Manfredi di accelerare i tempi “per non perdere i fondi del PNRR” e iniziare quei lavori – frutto di anni di lotta del Comitato Vele – di ristrutturazione delle fondamenta con ancora le famiglie all’interno. Ennesimo capitolo di una guerra che, in nome del profitto e della burocrazia folle di questo sistema, uccide.
Una guerra che padroni e politicanti al loro servizio muovono contro la nostra classe. Una guerra che non è stata dichiarata ma continua a mietere vittime. Questo perché le bombe non sono solo in Donbass o a Gaza, sono in casa nostra e si chiamano assenza di manutenzione, miseria, carovita, morti sul lavoro, malasanità, inquinamento, dissesto idrogeologico e depressione.
La borghesia, le sue istituzioni e i suoi governi non hanno altro da offrire alle masse popolari se non la morte e la devastazione della loro società a fine corsa. Il resto è propaganda e vergognosi tentativi di nascondere questa verità.
Fa ribrezzo il viscido minuto di silenzio tenuto in parlamento per pulirsi dalla giacca e dalla coscienza il sangue versato a Scampia. Fa schifo il tentativo del sindaco Manfredi e dei consiglieri al suo seguito, rilanciato dai giornali di regime, di dire che il ponte sarebbe crollato per una lite tra famiglie. Giornali di regime che non hanno perso l’occasione per diffondere propaganda anticomunista, accusando i comunisti di essere responsabili di quanto accaduto dato che negli anni hanno sostenuto le lotte per la casa e promosso occupazioni.
È da vili sconsigliare o ricattare, come alcuni politici stanno facendo, gli sfollati, il Comitato Vele e il popolo di Scampia di non fare troppo casino perché i lavori devono andare avanti altrimenti i fondi andranno persi.
Altro che “lasciamoli lavorare” le masse popolari di Scampia devono insorgere per rendere la città ingovernabile a Manfredi e tutti i suoi servi fino a cacciarli dal quartiere e dalla città di Napoli!
I padroni e i loro governi non hanno niente da offrire, le masse popolari sono la vera forza che può cambiare la situazione. Non è un caso che da subito nel quartiere si è attivata una rete di sostegno per gli sfollati e in poche ore non solo sono arrivati tanti viveri e beni di prima necessità, ma decine di punti di raccolta sono stati aperti in diverse zone della città. La solidarietà è contagiosa e ampia.
Non è un caso che i 700 sfollati, mentre le istituzioni cincischiavano a montare tende a 40 gradi sotto il sole o cercare scuole sparse in tutta la Campania dove alloggiarli, hanno giustamente deciso di occupare l’università, anche quella frutto delle loro lotte.
Ma non può essere tutto qui. Non i lavori in quanto tali ma è la mobilitazione innanzitutto che deve andare avanti! Che si diffonda la disobbedienza e l’insubordinazione a ogni direttiva e indicazione proveniente dall’amministrazione nemica delle masse popolari. Si diffondano ovunque, come già sta avvenendo, punti di raccolta e viveri per sostenere l’occupazione dell’Università messa in campo dagli sfollati.
Se necessario tutte le organizzazioni popolari, sindacali e politiche del territorio sostengano ogni occupazione di strutture pubbliche e private necessarie a fronteggiare l’emergenza. Che si utilizzino subito i 18mila beni immobiliari della Curia di Napoli o l’immenso patrimonio del Comune stesso! Si riempia piazza Municipio e se necessario si occupi il Comune per pretendere case, sicurezza e diritti. Della sicurezza degli abitanti delle Vele devono essere gli stessi abitanti delle Vele a decidere cosa è necessario dire e cosa è necessario fare!
L’emergenza in corso non è una fatalità. È una campana che suona per tutta la città di Napoli. È una campana che richiede coraggio di combattere e voglia di vincere. Bisogna MOBILITARSI TUTTI E SUBITO PER CACCIARE LA GIUNTA MANFREDI.
È una campana che suona per tutti i comitati, le associazioni, le organizzazioni politiche e sindacali, i sinceri democratici, gli artisti e tutti quelli che non ne possono più di sprofondare nel degrado, nello svilimento della terza città d’Italia a parco giochi per turisti e in vacca da mungere per gli interessi dei padroni, degli sciacalli della finanza internazionale, della Confindustria, del Vaticano, degli imperialisti Usa, Ue e sionisti.
Un’amministrazione locale degna di questo nome, espressione reale delle masse popolari, non si limita a esprimere cordoglio e intimare di mandare avanti i lavori per non perdere i fondi. Imporrebbe sin da subito le misure di sicurezza, controllo e verifica (dall’alto e dal basso) indicate dal Comitato e dagli abitanti del quartiere.
Non darebbe tregua ai veri responsabili di queste stragi, i padroni e la loro cieca sete di profitto, farebbe della sicurezza degli abitanti delle Vele un ambito di lotta e di organizzazione. Questa è l’amministrazione che serve e che le masse popolari devono imporre al posto di Manfredi e della sua giunta di servi. Un’amministrazione locale d’emergenza popolare!
Imporre una simile amministrazione a Napoli, come al tempo delle 4 giornate del ’43, suonerà la carica per la liberazione del resto del paese fino alla cacciata del governo Meloni e di qualsiasi governo espressione delle Larghe intese.