[Pisa] Verso la Festa della Riscossa Popolare: intervista a Lorenzo Tamberi di Valdera Comunista

Pubblichiamo di seguito un’intervista fatta al compagno Lorenzo Tamberi di Valdera Comunista. Valdera Comunista è una delle numerose organizzazioni popolari che operano a Pontedera e che rappresentano un punto di riferimento per le masse popolari della zona. La Festa della Riscossa Popolare non è solo la festa del Partito dei CARC, è la festa di tutte le organizzazioni operaie, studentesche e popolari che rappresentano l’embrione del nuovo potere, la struttura portante della nuova società che stiamo costruendo passo dopo passo. Buona lettura!

D: Ciao Lorenzo, innanzitutto ti chiediamo di presentarti e di parlarci dell’importante esperienza di Valdera Comunista, com’è nata e come ha sviluppato il suo lavoro nei quartieri popolari di Pontedera.

R: Ciao compagni/e dei Carc, per prima cosa vi ringrazio per questa opportunità di parlare della nostra esperienza di Valdera Comunista, organizzazione di cui faccio parte assieme ad un bel gruppo di compagni e compagne di varie provenienze politiche.

Infatti, Valdera Comunista nasce nel 2020 come un “contenitore politico” che ha l’obiettivo di portare avanti un progetto di distribuzione alimentare autogestita nei quartieri popolari di Pontedera, esperienza che era iniziata durante il periodo del Covid. A questa iniziativa hanno aderito fin da subito attivisti, militanti politici della sinistra di classe, semplici cittadini che riconoscono nella solidarietà attiva uno dei principali strumenti di organizzazione dei quartieri periferici.

Dopo i primi mesi di distribuzione ci siamo accorti che i bisogni di chi veniva a ritirare il pacco andavano oltre l’aiuto alimentare: erano la necessità di un alloggio decoroso e a prezzi accessibili, un aiuto per i figli in età scolastica, uno spazio nel quartiere dove fare attività ricreative, la necessità di districarsi nel rapporto con le istituzioni.

Per raccogliere queste istanze abbiamo quindi organizzato dei momenti di ascolto e condivisione, durante i quali ci siamo confrontati e abbiamo costruito relazioni importanti che andassero oltre l’assistenzialismo della distribuzione alimentare.

Abbiamo quindi cercato di organizzarci per risolvere insieme agli abitanti questi problemi, per costruire collettivamente delle soluzioni che andassero incontro tutte le istanze politiche emerse.

In particolare, ci siamo concentrati su tre aspetti: la casa, l’istruzione per i bambini e l’insegnamento della lingua italiana per chi ancora non conosceva la lingua, la costruzione di momenti di socialità condivisa.

Abbiamo aperto uno sportello casa per la questione abitativa, che in questo momento si svolge due volte alla settimana insieme all’Unione Inquilini. Abbiamo poi iniziato un’attività di doposcuola tutti i sabati pomeriggio con i bambini del quartiere e in parallelo un corso di italiano per favorire l’integrazione di chi ancora non parla l’italiano. Infine, abbiamo cercato di unire la redistribuzione alimentare e di abiti con feste di quartiere, per ri-costruire uno spirito comunità, una serie di legami sociali e politici che andassero oltre l’erogazione di “servizi” in vista di un modello sociale opposto a quello capitalistico attuale, basato sulla competizione e sull’odio.

D: L’esperienza di Valdera comunista dimostra l’importanza di organizzarsi nei quartieri popolari partendo da delle esigenze immediate per il territorio (redistribuzione in tempi di pandemia, assistenza abitativa ecc.). Cosa ti insegna questa esperienza?

R: Questa esperienza ci ha insegnato e continua ad insegnarci molto. Abbiamo toccato con mano l’abbandono dei quartieri popolari da parte della politica istituzionale e i danni che quarant’anni di controrivoluzione neoliberista hanno prodotto nel tessuto sociale. L’insieme di associazioni, centri ricreativi, di comitati di quartiere che esisteva fino a trent’anni fa è scomparso, per lasciare spazio a diffidenza e sfiducia nelle possibilità di organizzazione collettiva.

Allo stesso tempo abbiamo capito che è necessario partire da questo tipo di lavoro, incentrato sui bisogni di quartiere, per poter poi sviluppare un ragionamento politico vero e proprio. Senza metterci a diposizione, senza capacità di ascolto, non sarebbe stato possibile aprire alcun canale di comunicazione politica con gli abitanti del quartiere. Invece, il riconoscimento del lavoro fatto come compagni di Valdera Comunista ci ha permesso di iniziare un percorso non facile né breve che dall’assistenzialismo vada in una dimensione politica di autorganizzazione.

Il dato fondamentale è quindi quello di tradurre le nostre convinzioni politiche e ideologiche in pratiche politiche riconosciute e riconoscibili. Le nostre attività sono il frutto di questo sforzo di uscire dall’autoreferenzialismo, in cui troppa parte della sinistra di classe e rivoluzionaria si è chiusa, sul terreno della riproduzione sociale, della vita nei quartieri popolari.

D: L’esperienza di Valdera Comunista dimostra anche che l’antifascismo, quello popolare, non ha paura di stare all’ interno delle contraddizioni su cui questo sistema fa leva per alimentare guerra tra poveri nei quartieri popolari. Avete sperimentato nella pratica questa lotta?

R: Le contraddizioni che si vivono nei quartieri popolari sono il frutto di anni di riduzione della spesa sociale e di propaganda di un modello sociale capitalista basato sulla competizione e sulla segmentazione razziale delle classi popolari. Se vogliamo che l’antifascismo torni ad essere una pratica di massa e non solo un pallido ideale da rispolverare prima delle elezioni come spauracchio per portare voti ai partiti di sistema (PD e varie stampelle alla sua sinistra) è necessario stare in queste contraddizioni.

Come Valdera Comunista abbiamo provato ad avviare un discorso sulle tematiche dell’antifascismo, cercando di mettere in luce la componente razzista e colonialista del fascismo per coinvolgere anche la componente migrante dei nostri quartieri, che magari non ha nel proprio bagaglio culturale e ideologico l’epopea della resistenza e della lotta partigiana.

Purtroppo, in questo ambito scontiamo le colpe di chi si dichiara “antifascista” e poi lascia cadere a pezzi le case popolari, di chi canta “Bella ciao” e poi fa morire in mare o nei lager libici chi fugge da paesi che il nostro colonialismo e imperialismo ha reso inabitabili.

Quindi la nostra lotta nel campo dell’antifascismo è duplice: da un lato contro i tentativi di insediamento di forze come Casa Pound e Forza Nuova, che puntano a seminare odio razziale e divisioni, dall’altro lato contro chi dietro un antifascismo di facciata e filo-padronale sbatte in strada chi non può permettersi un affitto, tratta problemi sociali come questioni di ordine pubblico,

D: Dall’1 al 4 agosto presso il circolo Arci Il Botteghino terremo la Festa di Riscossa Popolare 2024 e sarete invitati per portare il vostro contributo di autorganizzazione popolare, ti chiediamo di rilanciare anche tu questo importante appuntamento di lotta nel territorio di Pontedera.

R: Saremo certamente presenti e rilanceremo questo appuntamento sui nostri canali e nei nostri quartieri, perché la Festa di Riscossa Popolare va nella stessa direzione del nostro lavoro: unire le varie forze della sinistra di classe, del sindacalismo conflittuale, dei comitati popolari per lottare sui propri territori e nei posti di lavoro per un futuro diverso, per un futuro comunista.

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