Rilanciamo il contributo che un compagno di Ravenna, operaio e simpatizzante del nostro Partito, ci ha mandato dopo l’iniziativa di Bologna del 13 luglio su “Mettere nel mirino i presidi bellici”. La nota riporta la ricca esperienza in corso nel ravennate in materia di lotta alla NATO, al sionismo e alle aziende loro complici. La nota è utile in particolare perché evidenzia il ruolo centrale della classe operaia in questa lotta, dell’organizzazione della classe e l’importanza del coordinamento.
A questo proposito, cogliamo l’occasione per rilanciare la nota di Agenzia Stampa che abbiamo diramato a bilancio della mobilitazione del 25 giugno nel porto di Genova.
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Riassunto delle azioni di boicottaggio delle aziende nel territorio ravennate
Nei mesi scorsi presso Ravenna si è formato un coordinamento per il sostegno del popolo e della resistenza palestinese. Un coordinamento composto da più organizzazioni e singoli militanti. Fin dal primo momento il coordinamento ha avuto nel mirino il boicottaggio dei marchi colpevoli di sostenere l’occupazione sionista e il genocidio del popolo palestinese.
Come prima azione si è mosso all’interno dei supermercati con un attacchinaggio sui prodotti di questi brand complici, con immagini di gaza o i loghi insanguinati. Come seconda azione si è volantinato davanti alle farmacie per il boicottaggio della azienda israeliana Teva, azienda farmaceutica complice della situazione in Medioriente. Ci sono state partecipazioni a iniziative per quanto riguarda l’economia di guerra e le aziende delle armi nel territorio ravennate (Astim e Curti).
Il coordinamento ha svolto un ruolo nel sostenere gli studenti all’interno delle università per rompere gli accordi tra l’università e ENI e SNAM, due aziende di carburanti complici del disastro ambientale (rigassificatore e metanodotti) ed entrambi partner di Israele. Lo scorso autunno ENI ha stipulato un accordo con il Ministero delle energie israeliano, dove Israele dava il via libera all’azienda fossile a delle esplorazioni in acque di giurisdizione palestinese, diventando favoreggiatore dell’occupazione. Per quanto riguarda SNAM, il più grande operatore del sistema del gas in Europa, attraverso il metanodotto l’Arish Ashkelon (gasdotto della pace) finanzia la macchina bellica sionista con l’esportazione di gas in Europa. Sempre nei confronti di ENI è stato diffuso un volantino nei luoghi dove si svolgeva il Ravenna Festival, una serie di eventi culturali sponsorizzati da ENI.
A seguito di queste azioni abbiamo trovato molte persone che simpatizzavano con le azioni di boicottaggio o che chiedevano informazioni per quanto riguarda la questione palestinese: una vera conquista. Il coordinamento è molto soddisfatto di quello che sta facendo e continuerà in questa direzione la sua lotta.
Relazione tra ENI, SNAM e le giunte del PD a Ravenna
L’intero sistema del PD in Emilia-Romagna è un sistema di potere alimentato da accordi tra grandi gruppi privati e la politica, dove l’acquisizione di potere da parte di industriali o di politicanti prevale sui bisogni e l’interesse collettivo. Il rapporto tra le ditte dei carburanti e le giunte a Ravenna rientra a pieno in questo quadro. Come succede in un sistema capitalista in altre località, la politica, quindi la direzione della società, è sottomessa all’interesse privato, nella logica del mercato. Non è un caso che sia proprio De Pascale l’uomo che il PD ha scelto per la Regione: è l’uomo del rigassificatore. Gli accordi tra ENI e PD (PDS e DS) tra il 1993 al 2021 sono stati 9. Sono accordi che hanno messo in pericolo l’ambiente dell’intero territorio. Il rigassificatore, in particolare, è un’opera inutile e inquinante e fatta per sottomettere il Paese a interessi di guerra.
Il potere delle due aziende è anche di tipo culturale oltre che politico, infatti ENI e SNAM per l’opinione pubblica sono intoccabili, in quanto, insieme all’intero polo chimico e al porto di Ravenna, hanno svolto un importante ruolo dello sviluppo lavorativo nel ravennate. Di conseguenza, ogni tipo di criticità mossa non è vista di buon occhio, perché le istituzioni sono complici di questo ricatto, come se non esistesse alcuna alternativa a uno sviluppo costruito sulla pelle dei lavoratori (è di pochi giorni fa un ennesimo incidente sul lavoro nel cantiere del rigassificatore dovuto al sistema degli appalti e subappalti), a discapito della salute e dell’ambiente. A uccidere è il capitalismo!
Boicottiamo le aziende con la lotta di classe
In questo momento storico dove il nostro paese è stato trascinato in uno stato di guerra che di fatto è già mondiale, in una fase suprema del capitalismo, diventa fondamentale promuovere il conflitto di classe. In un sistema capitalistico esiste questo conflitto, ma l’odio di classe dei subalterni è stato fiaccato da anni di concertazione e di sudditanza culturale nei confronti dei padroni da parte dei centri di mobilitazione storici della classe.
L’imperialismo è la fase suprema del sistema capitalistico, ma allo stesso tempo è la sua putrefazione, dove vengono a galla instabilità e contraddizioni. Come diceva Mao: “grande confusione sotto il cielo è la situazione eccellente”. Bisogna alimentare lotta di classe in questo clima instabile, perché solo una condizione di classe sociale operaia può fermare la corsa verso il baratro e invertire la rotta!
Fondamentale ricostruire i collettivi di fabbrica all’interno dei luoghi di lavoro e incalzare i sindacati che devono svolgere non solo le attività sindacali ma anche un’attività politica. Queste due figure dovranno essere fondamentali nei luoghi di lavoro per organizzarsi e migliorare la propria condizione e, in definitiva, la società. Perché, come diceva Marx, solo se si cambiano le condizioni delle persone si cambiano le coscienze. Dobbiamo puntare in questa direzione, perché solo chi produce può fermare la macchina produttiva e rilanciarla ai fini dell’interesse collettivo.
Uniamoci ad altre lotte, coordiniamoci: per l’ambiente, per il bisogno abitativo, per i diritti dei lavoratori, contro l’autonomia differenziata nel nostro paese, con le lotte degli studenti eccetera. Tutte queste lotte fanno parte della lotta di classe e sono per la costruzione di un mondo alternativo a questo. Prendiamoci i nostri diritti e non solo: blocchiamo l’economia di guerra, prendiamo in mano il nostro destino e tracciamo una via!