La mattina del 17 luglio quattro compagni, tra cui dirigenti dei sindacati di base e militanti dei disoccupati organizzati di Napoli, sono stati svegliati dalle forze dell’ordine e portati in questura dove hanno ricevuto obblighi di firma. Ad altri 14 i compagni sono state chieste misure cautelari (non convalidate dal GIP).
Il motivo di queste misure sta nell’aver partecipato al presidio del 13 febbraio sotto la Rai per protestare contro la propaganda di guerra in favore dell’occupazione sionista. Presidio in cui sono avvenute quelle cariche le cui immagini hanno fatto subito il giro del paese, mostrando la barbarie e il vero volto della democrazia borghese.
La solerzia con cui la Questura ha messo in campo questa operazione è la cifra della preoccupazione che dilaga tra la classe dominante e le sue istituzioni. La resistenza delle masse popolari all’incedere della crisi e della guerra cresce. Settori sempre più ampi di masse si mettono in moto e convergono. La solidarietà al popolo palestinese nutre e foraggia la lotta contro questo governo di scendiletto servi della NATO.
L’aumento della repressione è la risposta a questa situazione di crescente ingovernabilità. A questo servono misure come l’ultimo pacchetto sicurezza che prevede pene più severe per chi oggi occupa case, compie blocchi stradali o protesta contro la devastazione ambientale come nel caso di Ultima Generazione e dei movimenti contro le “grandi opere”.
Il presidio unitario e partecipato davanti alla Rai di questa mattina è stata la migliore risposta all’attacco repressivo messo in campo dal nemico. Per tutto il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi è sempre più urgente unire tutte le mobilitazioni per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo che sia espressione dei bisogni delle masse popolari. Solo così è possibile rimandare ogni attacco repressivo al mittente.
È per questo che la Federazione Campania del Partito dei CARC, nel ribadire la propria solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione, chiama tutte le forze politiche e sociali a fare altrettanto. E invita alla partecipazione attiva a tutte le ulteriori iniziative che saranno messe in campo, a partire da quella di domani, venerdì 19 luglio ore 19:00 a piazza San Domenico.
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LA LOTTA AL GENOCIDIO PALESTINESE E ALLA GUERRA NON SI REPRIME!
Stop escalation bellica, genocidio palestinese, economia di guerra, repressione del dissenso!
In centinaia stamani al presidio lanciato nella tarda mattinata di ieri a seguito degli obblighi di firma applicati a 4 manifestanti che il 13 febbraio scorso si erano radunati, assieme ad altre centinaia di persone, sotto la sede della Rai di Napoli per contestare le dichiarazioni del suo amministratore delegato, Roberto Sergio, di pieno sostegno al governo sionista israeliano.
Gli interventi della conferenza, i contribuiti di chi è intervenuto al megafono, hanno ribadito la natura politica del provvedimento repressivo di ieri: in un clima generale globale di corsa al riarmo, in un crescendo di tensioni internazionali, di fronte alla politica di annientamento sionista, dinanzi alle drammatiche conseguenze della economia di guerra per milioni di persone -già massacrate da una crisi economica pluridecennale – le inchieste giudiziarie ribadiscono che non è possibile esprimere il proprio dissenso.
Non è possibile contestare le responsabilità politiche il governo Meloni – in perfetta continuità con quelli precedenti nell’applicare politiche lacrime e sangue- ed economiche le aziende come Leonardo, fabbrica di morte a partecipazione statale, con i suoi profitti miliardari accumulati grazie alla escalation bellica.
Gli obblighi di firma rientrano in una inchiesta più ampia contro 18 partecipanti alla iniziativa, sopra citata, del 13 febbraio con la richiesta ,rigettata, di divieti di dimora fuori regione: tutto ciò racconta di un clima repressivo molto pesante a cui bisognerà rispondere collettivamente continuando a fare ciò che quotidianamente, con pratiche e iniziative diverse, si prova a fare sui territori, sui luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università: resistere e lottare per cambiare lo stato di cose presenti, costruire mobilitazioni contro i decreti sicurezza e scioperi che facciano male agli interessi economici dei pochissimi che continuano ad arricchirsi anche in un periodo così difficile per la stragrande maggioranza della popolazione.
Molti interventi hanno salutato Luigi – attivista palermitano in carcere per una iniziativa simbolica proprio fuori la sede siciliana di Leonardo – e Anan, Ali, Mansour – palestinesi arrestati dalle autorità italiane con l’accusa di sostegno alla resistenza in Palestina- chiedendone la immediata liberazione.
Il presidio, vista la volontà collettiva , è diventato un corteo spontaneo che ha raggiunto piazzale Tecchio, fermandosi fuori la sede di ingegneria della Federico II, ateneo al centro di mesi di proteste da parte di studenti e studentesse contro gli accordi economici con le università israeliane ed il ruolo del rettore Lorito nella Med-Or, fondazione nata per iniziativa della Leonardo Spa per rafforzare i rapporti tra industria bellica e luoghi della formazione.
Alla fine del corteo è stato lanciato un nuovo appuntamento per la giornata di domani, venerdì 19 luglio: ci vediamo tutti e tutte a Piazza San Domenico, alle ore 19.
L’invito è alla massima partecipazione per ribadire la solidarietà collettiva a chi ha subito le misure repressive e la volontà di continuare a mobilitarsi contro la guerra, al fianco del popolo palestinese, contro le politiche guerrafondaie del governo Meloni e le conseguenze sociali della economia di guerra.
Centro culturale Handala Ali