Tir che trasportano pezzi di pale eoliche. Rotonde dei piccoli comuni spianate per far passare i trasporti eccezionali su cui viaggiano queste strutture alte oltre 200 metri. Gli ulivi sradicati a Selargius da parte di Terna per costruire il Thyrrenian Link. Gli espropri dei terreni di allevatori e agricoltori. Tutte queste immagini rendono bene l’idea della speculazione finanziaria ed energetica che un cartello di diverse aziende specializzate nella “green economy” hanno messo in campo per la costruzione di nuovi e giganteschi parchi eolici in Sardegna.
La possibilità di portare avanti questa speculazione è uno degli ultimi regali che il governo Draghi ha fatto ai pescecani della “transizione energetica” che, coadiuvati dalla propaganda di regime e sostenuti dai lauti finanziamenti dell’UE, hanno deciso di aggredire la Sardegna.
Non hanno tenuto conto però della resistenza popolare che si sta sviluppando contro l’abuso del territorio sardo. Un’isola vessata da decenni dall’occupazione militare (un quarto del territorio soggetto a servitù militare) già inquinato dalle esercitazioni a fuoco dei paesi Nato. A tutto questo si aggiungono lo smantellamento della sanità pubblica, il degrado di intere aree industriali dismesse e abbandonate e, in particolare nel Sulcis e nella zona di Porto Torres, il pesante inquinamento ambientale dovuto alle ex miniere mai bonificate e al petrolchimico.
L’occupazione dei terreni espropriati e concessi a Terna per i propri cantieri a Selargius e il presidio permanente al porto di Oristano sono esempi importanti di orgoglio e riscatto di una comunità che non intende sottostare ai diktat dell’UE, alle manovre sporche dei predoni della finanza e all’impoverimento dei territori sulla pelle delle masse popolari che li abitano. Queste iniziative vanno sostenute e alimentate e devono essere esempio per replicarne in tutta la Sardegna e fuori: i progetti di speculazione energetica riguardano infatti anche Puglia, Sicilia, Lazio e altre regioni del centro-sud Italia.
Di fronte a tutto questo, la giunta regionale è ignava
e non ha la volontà politica di fare gli interessi delle masse popolari
La tanto strombazzata moratoria che la neo-presidente della giunta regionale Alessandra Todde (M5S-PD) ha firmato lo scorso 30 aprile altro non è che fumo negli occhi: “In questo momento c’è un far west e un vuoto normativo, abbiamo preso del tempo per mettere delle regole e per poter negoziare con lo Stato, sia per quanto riguarda l’individuazione delle aree idonee, sia per l’apertura della revisione della paesaggistica che è competenza concorrente con lo Stato” spiegò Alessandra Todde in merito al “fermo” di 18 mesi alla realizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili in Sardegna.
Insomma, altro che moratoria: ha cercato di prendere tempo con i comitati di lotta contro la speculazione energetica che rivendicano sovranità sui propri territori mentre, nei fatti, i progetti sono andati avanti. Esempio sono l’avvio dei lavori per l’installazione delle pale eoliche e di infrastrutture necessarie al trasporto dell’energia a Villacidro e Selargius e in molti altri comuni da parte di multinazionali che, con la forza dei decreti legge dello scorso governo Draghi (di cui la Todde era viceministro!), intendono proseguire sulla propria strada per accaparrarsi il prima possibile il lauto pasto dei finanziamenti UE ai produttori della cosiddetta “energia rinnovabile”.
La giunta regionale oggi si trincera dietro la violazione della “moratoria” Todde del 30 aprile 2024 da parte delle multinazionali: ma mentre piangono lacrime di coccodrillo, gli espropri e gli abusi del territorio continuano!
Una giunta regionale davvero decisa a impedire la speculazione energetica della Sardegna non si limiterebbe a moratorie farsa e lamenti utili solo a riempire le pagine dei giornali e ripulire pubblicamente la coscienza. Una giunta regionale intenzionata a bloccare la speculazione energetica potrebbe semplicemente vietare il transito dei trasporti eccezionali per ragioni di sicurezza sulle strade già disastrate dell’isola.
La Regione Autonoma della Sardegna potrebbe esercitare il diritto che gli spetta in quanto regione autonoma per legiferare sul paesaggio e mobilitare la forza pubblica a impedire lo scempio dei territori proprio in nome di questo diritto: altro che inviare questurini e celere per sgomberare il presidio al porto di Oristano, come avvenuto ieri 17 luglio. È evidente che la giunta regionale presieduta da Alessandra Todde non intende farlo, nascondendosi dietro leggi, regolamenti, la solita polvere sollevata per esautorarsi dalle responsabilità e dalle promesse fatte in campagna elettorale soltanto qualche mese fa. Cosa vuol dire tutto questo?
Bisogna cacciare la giunta regionale!
Basta con le promesse da marinaio: la legittimità di una giunta regionale si misura sulla base di quello che fa oggi per tutelare gli interessi delle masse popolari, non sulle promesse e le buone intenzioni. Se la giunta Todde non è in grado o non ha la volontà politica di farlo, va cacciata.
Ad oggi, due strade hanno davanti a sé i comitati di lotta contro la speculazione energetica in Sardegna. La prima, è quella di continuare a resistere, lottare con tenacia riuscendo anche ad ottenere qualche vittoria: è una strada da percorrere perché lottare e resistere è il primo passo per costruire una mobilitazione generale contro l’assalto degli speculatori e affaristi dell’eolico. La seconda, che è quella di prospettiva, è farsi forza sulla mobilitazione generale e spingere i sindaci e ogni forza politica e sindacale intenzionata a bloccare questo scempio a costituirsi in un fronte di forze deciso a cacciare la giunta regionale bloccando l’isola (scioperi, mobilitazioni, blocchi, presidi, ecc.) e imponendo un governo regionale che sia espressione di chi oggi difende la Sardegna da chi abusa del territorio: parliamo dei comitati di lotta contro la speculazione energetica così come di A Foras, la rete di organismi in difesa della sanità, ecc.
Dai presidi e assemblee a Selargius e nel porto di Oristano, dal campeggio di A Foras del 9-11 agosto prossimo e dalle decine di iniziative di base che in Sardegna si stanno sviluppando, deve emergere la spinta a cacciare la giunta Todde e imporre una nuova giunta regionale attraverso la mobilitazione generale di tutti quegli organismi che oggi si battono per la tutela e salvaguardia dell’isola.
Di ciò hanno responsabilità anche tutte quelle forze politiche che si definiscono anti Larghe Intese e contro il programma comune imposto dai gruppi imperialisti USA-NATO e UE: nessuna delle organizzazioni politiche, sindacali e associative che svolge già il ruolo di promotore della mobilitazione popolare in Sardegna oggi ha la forza per assumere questo compito da sola. Bisogna superare definitivamente lo spirito di concorrenza e le piccole e grandi beghe da cortile per far salire di tono e di livello la mobilitazione generale per liberare immediatamente la Sardegna dall’assalto speculativo della “green economy”.
Solidarietà a chi è stato identificato e denunciato dalle forze dell’ordine durante lo sgombero del presidio permanente al porto di Oristano!
Fuori gli speculatori dalla Sardegna, via ogni giunta regionale nei fatti complice dello stupro del territorio!
Sostenere senza riserve la mobilitazione popolare!