Come rafforzare il sostegno della resistenza palestinese?

Strage sionista a Khan Younis

Quasi cento morti e più di trecento feriti. Decine di persone ancora intrappolate sotto le macerie. Il 13 luglio i sionisti hanno bombardato Khan Younis.

Il Ministero della Salute palestinese ha comunicato che tra i feriti ci sono “casi gravi”, mentre Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, ha dichiarato che la notizia che giustificava l’attacco come rivolto al capo militare di Hamas Mohammed Deif è una sciocchezza e che: “tutti i martiri sono civili e ciò che è accaduto è stata una grave escalation della guerra di genocidio, portata avanti col sostegno americano nel silenzio del mondo”.

“I razzi sono caduti sui civili in modo violento e indiscriminato. Abbiamo cercato di salvarli. Il posto è affollato di civili e le tende sono piene di sfollati, e questo dovrebbe essere un posto sicuro per il cessate il fuoco” ha raccontato il giornalista Firas Abu Sharkh presente sul campo durante l’attacco che non ha preso di mira obiettivi militari ma strutture sanitarie e concentramenti di rifugiati.

Hamas, inoltre, ha invitato i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est a mobilitarsi in risposta all’attacco israeliano di sabato mattina: “facciamo appello a tutte le brigate della resistenza affinché si mobilitino per Gaza e in fedeltà al sangue dei martiri. Invitiamo le masse del nostro popolo palestinese in Cisgiordania e a Gerusalemme a manifestare massicciamente contro l’occupazione sionista criminale e i coloni terroristi che stanno creando scompiglio nei villaggi e nelle città, e a impegnarsi in scontri in difesa della nostra terra e del nostro diritto alla libertà e all’indipendenza ”. La resistenza non si ferma.

I sionisti stanno perdendo la guerra

Con questo ennesimo disgustoso e scellerato attacco i sionisti mostrano per l’ennesima volta di essere alla canna del gas. E lo sono perché stanno perdendo la guerra. La stanno perdendo perché le decine di bombe non hanno scalfito la resistenza del popolo palestinese, non hanno sgominato le sue brigate e non hanno rotto il fronte delle forze che lo compongono.

La stanno perdendo perché la loro stessa occupazione è dilaniata dall’interno e fanno sempre più fatica a mantenere l’ordine sociale. La stanno perdendo perché persino gli Usa, sconquassati da una campagna elettorale infinita e una guerra civile che avanza, devono star ben attenti a schierarsi apertamente e fino in fondo con il genocidio in corso per non infiammare ulteriormente l’indignazione e la rabbia popolare nei propri confini.

I regimi politici dei gruppi imperialisti in Europa e negli USA sono sempre più precari, la società borghese è allo sbando. Leggi il comunicato del Comitato centrale del (n)PCI L’attentato a Donald Trump e la guerra civile negli USA

La stanno perdendo perché gli occhi delle masse popolari di tutto il mondo sono puntati su di loro. Perché le mobilitazioni in solidarietà con la Palestina hanno visto mobilitarsi milioni di persone in tutto il mondo e non accenna a fermarsi.

La stanno perdendo perché la comunità internazionale dei gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti è sempre più debole, i loro regimi politici sempre più traballanti e lontani dal consenso delle masse popolari (vedi risultati delle ultime elezioni europee).

Dalla Palestina all’Italia un’unica lotta contro l’imperialismo

Quella del popolo palestinese è una grande lezione per tutti i popoli oppressi dall’imperialismo, perché dimostra come la resistenza può far saltare ogni piano degli imperialisti, il cui sistema di potere sta andando in pezzi con il procedere della crisi generale del capitalismo.

Ma è una grande lezione anche per le masse popolari dei paesi imperialisti come il nostro, che stanno trasformando la solidarietà con la resistenza palestinese e l’indignazione verso i crimini dell’occupazione sionista in ribellione, organizzazione e lotta per rendere il paese ingovernabile fino a cacciare il governo Meloni, complice dei sionisti, servo dei gruppi imperialisti Usa – Nato e di quelli Ue.

Le 8 vie per rendere il paese ingovernabile!
Le mille forme di insubordinazione, disobbedienza, lotta e costruzione di azioni autonome dalla classe dominante si sviluppano e devono sempre più svilupparsi per alcune vie, che sono state sintetizzate dal (n)PCI in 8 principali: 
1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità; 
2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale; 
3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso; 
4.gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole; 
5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.; 
6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità; 
7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui;
8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.
Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

Gli scioperi, le manifestazioni, i presidi, le azioni di lotta e boicottaggio, le accampate nelle università, la diffusione capillare della solidarietà con la resistenza palestinese sono tutti esempi importanti di mobilitazione e organizzazione delle masse popolari del nostro paese contro gli imperialisti e i loro governi. Una mobilitazione che è diventata già da ora ingovernabilità e spina nel fianco per il governo Meloni.

In questi mesi sempre più compagne e compagni si stanno chiedendo cosa si può fare di più per sostenere l’eroica resistenza del popolo palestinese e per rompere con l’oppressione di casa nostra. Si stanno chiedendo cosa si può fare per far sì che il nostro paese disconosca l’occupazione sionista della Palestina, riconosca come unico Stato quello palestinese e ne sostenga la resistenza con ogni mezzo. Quello che è certo è che tutto questo non avverrà convincendo il governo Meloni o un governo del PD. Per fare cose grandi bisogna pensare in grande e la principale soluzione è una: prendere in mano il governo del paese.

Questo l’obiettivo verso cui spingere, estendere e coordinare tutte le mobilitazioni in corso nel nostro paese. Bisogna cacciare il governo Meloni e imporre un governo che sia espressione delle istanze e delle esigenze delle masse popolari, a partire da quelle misure che esse già oggi rivendicano contro il genocidio in Palestina, contro la militarizzazione del paese e il traffico di armi. Un governo, ad esempio, che

  • dichiara il sedicente Stato d’Israele come un’occupazione illegittima e terroristica del territorio palestinese,
  • rende pubblici gli accordi segreti con gli Usa, con la Ue, con i sionisti, con il Vaticano e le organizzazioni criminali e disattende, annulla e ritira quelli non conformi agli interessi delle masse popolari e dei popoli oppressi del mondo,
  • ritira tutte le aziende di Stato dal territorio occupato dai sionisti, interrompendo ogni forma di complicità con il genocidio,
  • sostiene, nella misura delle forze di cui dispone, economicamente, politicamente e militarmente la resistenza palestinese,
  • applica su larga scala l’articolo 11 della Costituzione italiana “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, impedendo il coordinamento e il coinvolgimento italiano nelle operazioni militari in corso contro il Donbass e Gaza,
  • agisce subito per interrompere l’occupazione militare Usa del nostro paese vietando di svolgere esercitazioni con armi nucleari o all’uranio impoverito nelle basi NATO e USA nel nostro paese e di usarle come retrovia per missioni di guerra; sottoponendo i militari americani e sionisti alla legislazione italiana e promuovendo la propaganda verso di essi e le loro famiglie contro la politica della NATO e sionista.

Un governo che in sostanza mette al centro della sua agenda la fratellanza tra i popoli in lotta contro l’imperialismo e renda la vita impossibile ai gruppi Usa, sionisti e Ue fino a farli ritirare dal nostro paese. Un governo che renda un reale e un buon servizio a tutti i popoli che lottano per liberarsi dall’oppressione dei sionisti, di Washington e di Bruxelles, per farla finita con le loro angherie e aggressioni.

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