Dal 12 al 16 giugno 2024 si è tenuto a Frassanito (LE) – in Puglia – l’International People’s Camp NO G7, un “controvertice” organizzato dalla rete Salento per la Palestina assieme a The Union of Palestinian Communities and Organizzation in Europe e l’Unione Democratica Arabo Palestinese.
Per conoscere il percorso di costruzione che ha portato all’organizzazione dell’evento, le principali linee emerse dal ricco programma di dibattiti e tavoli e le prospettive che questi hanno aperto, abbiamo intervistato i compagni che sono stati tra gli organizzatori e i promotori principali dell’iniziativa: Boris Tremolizzo e Shukri Hroub e Alberto Fazolo.
Perché mobilitarsi contro il G7 e quali le forze in campo?
“La cosa è partita fondamentalmente perché l’hanno decisa loro. Hanno deciso di fare il G7 qui in Puglia e noi di conseguenza ci siamo attivati”. Così Boris Tremolizzo inizia a raccontare il percorso di costruzione del “controvertice”, a sottolineare la necessità dell’iniziativa. Necessità di impedire ai “sette grandi” affaristi, speculatori e trafficanti di avere spazi di agibilità; di arrogarsi il diritto di trattare impunemente questioni e tematiche che riguardano la vita delle masse popolari e decidere per loro.
L’International People’s Camp NO G7 è nato inoltre dalla volontà di costruire un percorso in cui far convergere prima tutto i compagni presenti a Lecce e poi nel paese e che, a partire dalla solidarietà alla Palestina, portasse progressivamente a lavorare sul complesso dei compiti che i comunisti devono darsi, nel breve e medio periodo.
A completare il quadro in cui si è inserita l’iniziativa, Alberto Fazolo, ha sottolineato una polarizzazione dei controvertici che si è tradotta nelle diverse iniziative organizzate contro il G7 in Puglia (a questo proposito vedi Le mobilitazioni contro il G7 in Puglia aprono la strada allo sviluppo della lotte). Se da un lato questo è sintomo del fermento, dall’altro è espressione di una difficoltà a praticare coscientemente un’unità d’intenti nel campo delle masse popolari, che invece – aggiungiamo noi – si esprime già negli obiettivi e nella necessità di attivarsi su determinate tematiche.
Qual è stato il contenuto del controvertice?
Con questo controvertice si è sancito principalmente un cambio di passo rispetto al passato: per la prima volta il “controvertice” ha lavorato in parallelo al vertice ufficiale. Non si è discusso sulle decisioni prese dai (malconci) capi di stato, ma si è portata avanti un’analisi autonoma della situazione attuale e quindi delle decisioni da prendere. Questa iniziativa ha mostrato chiaramente che i movimenti hanno una capacità di analisi, rispetto a dove va la società, superiore a questi figuri. E questa è un’arma nelle mani delle masse popolari che l’iniziativa ha fatto emergere con forza.
Il confronto rispetto alla situazione attuale, alla guerra in corso e al da farsi è stato vivo, ci ha spiegato Shukri, esponente dell’Udap.
La solidarietà alla resistenza palestinese è stata il tema centrale del campeggio, ma dal confronto dei tavoli Geopolitica e Mediterraneo è emersa come principale l’analisi dell’attuale guerra imperialista. Una guerra che nei paesi imperialisti è rivolta anche verso operai e ceti proletari. Se fai la guerra fuori, la devi fare anche dentro. Questa la sintesi che ha portato i presenti a ragionare su delle iniziative concrete, applicabili nel medio e breve termine.
Iniziative che devono essere prese a partire da quelli che siamo, dalle forze che abbiamo e da dove siamo inseriti. Per contribuire a fermare il genocidio in Palestina ognuno dal proprio posto di lavoro e dal proprio ambito deve bloccare l’ingranaggio delle iniziative guerrafondaie del proprio governo. Bloccare i porti, bloccare la movimentazione di merci, bloccare la partenza di mezzi militari, questo è l’appello che dal sottosuolo di Gaza è stato lanciato verso i lavoratori dei paesi che sostengono lo stato criminale d’Israele. Per fermare la guerra si deve bloccare tutto. Contribuire a legare le diverse battaglie in corso nel paese è l’obiettivo principale con cui il campeggio è stato costruito, spiega Boris.
La volontà era quella di promuovere una lettura organica della fase e della società, in modo da mostrare il legame con le specifiche battaglie, ad esempio quella della lotta ambientale o della lotta alla repressione. Una delle principali ricadute del campeggio è la prospettiva di continuità dei tavoli di lavoro, come ad esempio quella che il tavolo ambiente si è dato. Da qui i passi successivi da costruire per avanzare nel far vivere il legame che hanno l’uno con l’altro.
Prospettive
Filo rosso del campeggio e delle tante iniziative che ha accolto è la ricerca dell’unità della miriade di battaglie in corso nel paese e di tutti i compagni che le promuovono. L’international People’s camp NO G7 ha dato infatti un’ulteriore spinta e contribuito ad alimentare il confronto sull’analisi della realtà che viviamo, a individuare la sorgente comune degli attacchi che le masse popolari subiscono dalle classi dominanti e definire obiettivi e battaglie comuni per fermarli e rispedirli al mittente.
L’iniziativa pugliese ha rappresentato un contributo per la costruzione di un fronte che coscientemente si pone questo obiettivo e che – aggiungiamo noi – deve essere il più largo possibile. Collettivi, comitati, associazioni, forze sindacali e politiche anti sistema, comunisti; sono queste le forze materiali in grado oggi di costituirsi in fronte e liberare il paese. Per una nuova liberazione nazionale dal sistema delle Larghe intese, da imperialisti Usa, europei e sionisti, serve di nuovo un fronte che si costituisca in un Comitato di liberazione nazionale. Stavolta per andare fino in fondo. In questa nuova lotta di liberazione il movimento comunista italiano rinasce e si rafforza.
Che fioriscano e si moltiplichino quindi nei prossimi mesi campeggi e iniziative che alimentano un sano e aperto confronto su questo orizzonte. Che tutti quelli già in programma nel prossimo periodo servano a mettere sul tavolo, sottoporre a dibattito, la strada da percorrere per liberare il paese da speculatori e affaristi, unendo tutte le forze in grado di farlo.