Pubblichiamo a seguire uno scritto elaborato da una compagna, Luisa Manes, interessata a capirci di più sul corso politico, economico e sociale della Repubblica Popolare Cinese (RPC) e, in particolare, sulla lotta contro la povertà assoluta nelle aree rurali del paese. Il testo in questione risale al dicembre 2021 ed è stato elaborato a partire da diversi materiali disponibili in rete per studiare approfonditamente il problema, partendo dalla definizione dei criteri usati per la classificazione delle famiglie povere in RPC e spiegando concretamente in cosa è consistita la mobilitazione delle risorse umane ed economiche promossa dal PCC e le misure adottate dalle autorità centrali e locali per sottrarre le persone dalla povertà assoluta ed evitare che ci ricadano.
Lo studio, quindi, si concentra sulla gestione pianificata dell’economia e sul ruolo delle masse popolari nella gestione della società. Questi due aspetti, insieme alla dittatura del proletariato, rappresentano i tre pilastri del socialismo (per approfondire consigliamo la lettura di Che cos’è il socialismo?). La ricerca della compagna è molto utile per tutti quelli che sono curiosi di capire aspetti del funzionamento della RPC, dell’attività del PCC e del governo cinese, soprattutto per tutti quegli aspetti che riguardano, come detto, l’economia pianificata cinese in combinazione con la mobilitazione delle masse popolari a ogni livello della società. Per approfondire ulteriormente l’argomento suggeriamo la lettura dell’articolo pubblicato sul numero 76 della rivista La Voce del (n)PCI dal titolo Il ruolo attuale della RPC nel sistema delle relazioni internazionali, il ruolo del PCC nel MCCO internazionale e la costruzione del socialismo in Cina. Buona lettura.
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Lotta contro la povertà assoluta nella Repubblica Popolare Cinese – 27.12.2021
Nel 1978 il Partito Comunista Cinese (PCC) ha lanciato il nuovo corso “riforma e apertura” con un discorso di Deng Xiaoping in occasione del III Plenum dell’XI Comitato Centrale del PCC, che rompeva con il corso seguito dal PCC con alla testa Mao e la “banda dei quattro” (arrestata nel 1976 subito dopo la morte di Mao). Da allora la lotta contro la povertà assoluta nelle zone rurali (LcPAnelleZR) è stata costantemente una voce nei programmi del PCC e del Governo centrale (Consiglio di Stato) della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Il Gruppo Dirigente per l’alleviamento della povertà e per lo sviluppo costituito presso il Governo centrale l’ha ufficialmente dichiarata conclusa nel dicembre 2020.
Per comprendere il significato generale della LcPAnelleZR nella storia del PCC, della RPC e del movimento comunista internazionale, bisogna inquadrarla nel programma complessivo del PCC e connetterla al ruolo che in esso hanno la lotta per la rinascita della nazione cinese, la lotta tra le classi nella RPC e le relazioni con il movimento comunista internazionale. In questo scritto non mi occupo di questo inquadramento. Inoltre, non entro nel merito 1. della ripercussione della lotta tra le due linee nel PCC sulla lotta contro la povertà assoluta e 2. di altre misure e iniziative precedenti al 1978 adottate dal governo della RPC: rimando tutto questo a un altro contesto.
Mi limito a descrivere come la LcPAnelleZR si è svolta nei circa 42 anni che è durata.
Questa lotta ha comportato 1. l’individuazione e l’attribuzione dello stato di povertà da superare, 2. la creazione di istituzioni dedite a condurre la lotta, 3. la definizione delle procedure che queste istituzioni dovevano seguire e hanno seguito per condurla, 4. il bilancio dei risultati ottenuti nel corso dei circa 42 anni.
1. L’individuazione e l’attribuzione dello stato di povertà da superare
Escludendo Taiwan (23,4 milioni) e le due Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong (4,8 milioni) e di Macao (0,6 milioni) e tutti gli stranieri residenti in territorio cinese, nella RPC nel 2020 (1) risiedevano 1.411,78 milioni di individui (nel 2000 erano 1.265,83, nel 1990 1.143,33 e nel 1978 962,59), tutte le etnie (nazionalità) della RPC comprese.
Ai fini della LcPAnelleZR le 27 province che (trascurando Taiwan e le due Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao) compongono l’intera RPC (9.600,000 kmq di superficie) sono suddivise in quattro gruppi:
– 11 province occidentali (Xinjiang, Tibet, Guizhou, Sichuan, Yunnan, Qinghai, Gansu, Mongolia interna, Shaanxi, Ningxia, Guangxi): in esse nel 2020 risiedeva il 27,12% della popolazione;
– 5 province centrali (Hubei, Hunan, Henan, Hainan, Shanxi): in esse nel 2020 risiedeva il 25,8% della popolazione;
– 4 province nord-orientali (Heilongjiang, Jilin, Liaoning, Hebei): in esse nel 2020 risiedeva il 6,98% della popolazione;
– 7 province orientali (Shandong, Anhui, Zhejiang, Jiangxi, Jiangsu, Fujian, Guangdong): in esse nel 2020 risiedeva il 39,93% della popolazione.
L’intera RPC è suddivisa in zone rurali (con 509,79 milioni di residenti nel 2020, il 36,1%) e in zone urbane (con 901,99 milioni di residenti nel 2020, il 63,9%). Nel 2000 807,39 milioni risiedevano nelle zone rurali (63,8%) e 458,44 milioni in quelle urbane (36,2%), nel 1990 841,42 milioni nelle zone rurali (73,6%) e 301,91 milioni in quelle urbane (26,4%), nel 1978 790,14 milioni nelle zone rurali (82,1%) e 172,45 milioni in quelle urbane (17,9%).
Lo stato di povertà assoluta era attribuito:
– alle famiglie (nuclei familiari), sulla base del reddito monetario netto annuo, della disponibilità di cibo e di vestiario, della dignità dell’abitazione e sua connessione con acquedotto e rete elettrica (rete fognaria e telefonica e copertura radio, TV e Internet non sono considerate), dell’accesso all’assistenza medico-sanitaria di base, dell’adempimento dell’obbligo scolastico (9 anni di istruzione obbligatoria a partire dai 5);
– ai villaggi (agglomerati che possono andare da poche centinaia ad alcune migliaia di residenti), sulla base del tasso delle famiglie povere residenti (un villaggio è dichiarato povero se il tasso supera il 2%, il 3% nei villaggi delle province occidentali) e di altri fattori come le infrastrutture di base del villaggio, la fornitura di servizi pubblici, lo sviluppo industriale;
– alle contee (unità amministrative che possono andare da un minimo di 6 mila a un massimo di 5 milioni di residenti), sulla base del tasso delle famiglie povere residenti (una contea è dichiarata povera se il tasso supera il 2%, il 3% nelle contee delle province occidentali).
Nella RPC le unità amministrative superiori alla contea sono la prefettura e la provincia. Per queste non era prevista una classificazione nell’ambito della LcPAnelleZR.
2. Istituzioni dedite a condurre la lotta
Ai fini della LcPAnelleZR venne creata in ogni villaggio, contea, prefettura e provincia una istituzione detta “Gruppo Dirigente per l’alleviamento della povertà e per lo sviluppo” (d’ora in avanti “Gruppo”). La struttura dei Gruppi faceva capo al Governo centrale della RPC.
Un nucleo familiare era incluso nella lista della povertà assoluta da una valutazione pubblica organizzata dai “due comitati” (un organismo del PCC a livello di villaggio e un comitato di villaggio composto e diretto dai residenti) sotto la direzione del Gruppo. Una volta che i risultati della valutazione pubblica erano stati verificati dai “due comitati” e dal Gruppo di stanza nel villaggio, era approvato un piano specifico per far uscire il singolo nucleo familiare dalla lista della povertà assoluta. La rimozione del nucleo familiare dalla lista della povertà assoluta era pubblicamente annunciata dopo che era approvata con la stessa procedura seguita per l’inclusione.
Un villaggio era incluso nella lista della povertà assoluta dal Gruppo di stanza nel villaggio, che con il supporto dei “due comitati” stendeva il piano per far uscire il villaggio dalla povertà assoluta. La rimozione del villaggio dalla lista della povertà assoluta era decisa dai “due comitati” con il supporto del Gruppo: se i “due comitati” non avevano obiezioni, il Gruppo annunciava pubblicamente la rimozione.
Una contea era inclusa nella lista della povertà assoluta dal Gruppo di stanza nella contea, che con il supporto dei “due comitati” stendeva il piano per far uscire la contea dalla povertà assoluta.
Dopo aver ricevuto i dati dell’inchiesta iniziale del Gruppo della prefettura, dopo la valutazione positiva del Gruppo della contea e l’ispezione del Gruppo provinciale, la proposta di rimuovere la contea dalla lista della povertà assoluta poteva circolare tra i suoi residenti. Se i “due comitati” della contea non avevano obiezioni, era pubblicamente annunciata la rimozione dalla lista, approvata formalmente dal governo provinciale.
In generale, dopo ogni annuncio pubblico, il Gruppo del villaggio, della contea, della prefettura e della provincia confermava la decisione riferendo in ultima analisi alla direzione centrale del Gruppo guidato dal Consiglio di Stato e inseriva tutti i dati raccolti in una piattaforma digitale appositamente creata per il monitoraggio periodico eseguito in tre forme:
1. incrociato tra le varie province;
2. realizzato da terzi quali agenzie pubbliche di valutazione, istituzioni scientifiche e organizzazioni sociali;
3. realizzato sul campo in forma aleatoria da quadri del PCC.
Questo sistema di raccolta dati è servito alle autorità centrali per pianificare e coordinare interventi di miglioramento/rettifica rispetto all’assistenza da fornire alla popolazione coinvolta, per superare errori commessi nella raccolta e/o verifica dei dati e per sanzionare eventuali funzionari corrotti coinvolti nel programma.
Tra il 2013 e il 2020 più di 3.000.000 di funzionari del PCC sono stati inviati nei villaggi poveri per contribuire all’esecuzione dei piani di uscita dalla povertà e 1.800 di essi sono morti in incidenti.
3. La definizione delle misure seguite dalle istituzioni e i risultati ottenuti nel corso dei 42 anni.
Tra il 1978 (anno in cui furono classificati nelle zone rurali 770 milioni di poveri, cioè l’80% della popolazione totale della RPC e il 97,5% dei residenti nelle zone rurali) e il 2020, circa 850 milioni di individui sono stati oggetto di piani per l’uscita dalla povertà assoluta, di cui 98,99 milioni nel periodo 2013-2020, grazie a misure adottate che consistevano in:
1. installazione di piccole e medie aziende in ambiti produttivi quali l’artigianato, l’agricoltura, l’allevamento, ecc., attraverso sia sussidi a fondo perduto che crediti agevolati destinati ad aree economicamente depresse;
2. ricollocazione degli abitanti di villaggi remoti e soggetti a frequenti disastri naturali in aree più abitabili e adatte a una vita dignitosa. Ancora negli ultimi quattro anni della campagna (2016-2020), nell’ambito della lotta alla povertà assoluta circa 9,6 milioni di individui si sono trasferiti in centri urbani alla ricerca di opportunità lavorative spinti dalle autorità;
3. “compensazione ecologica”, tradotta nel recupero di 4,97 milioni di ettari di terreni agricoli trasformati in aree boschive o pascoli nel periodo 2013-2020;
4. nel corso dei 42 anni della lotta alla povertà assoluta è stato promosso in tutta la RPC un grande sviluppo dell’istruzione:
– secondo il Consiglio di Stato, 640 milioni di individui sono stati coinvolti nel programma di formazione scolastica (elementari e medie); dal documento non è chiaro se questi numeri si riferiscono al periodo 2013-2020 oppure ai 42 anni complessivi della LcPAnelleZR;
– nel 2020 218,36 milioni di individui avevano un’istruzione universitaria (15.647 ogni 100.000 avevano terminato gli studi universitari), mentre il tasso di analfabetismo nazionale nel 2020 ammontava al 2,67% della popolazione, circa 37 milioni e mezzo di individui. Basti pensare che esso nel 2000 ammontava al 9,08%, nel 1990 al 22,21% e nel 1978 al 30%;
5. l’assistenza sociale e previdenziale in moneta, che poteva essere richiesta dai nuclei familiari il cui reddito monetario era particolarmente basso. Tale programma copriva virtualmente tutti i residenti in zone rurali e prevedeva un assegno di sussistenza per i soggetti in età lavorativa e una pensione per gli anziani. Nel periodo 2012-2020 9,36 milioni di persone hanno ricevuto quest’assegno e 60,98 milioni di anziani hanno ricevuto una pensione di base;
6. turismo rurale: promozione da parte delle autorità centrali e provinciali di vacanze culturali per i cittadini cinesi provenienti da altre zone del paese;
7. digitalizzazione dei villaggi grazie all’installazione e allo sviluppo della connessione Internet e, attraverso questa, la promozione di piccole e medie imprese;
8. investimenti nelle infrastrutture (strade, ponti, ecc.) per connettere meglio i contadini ai mercati in cui vendevano i loro prodotti;
9. rafforzamento di percorsi di formazione professionale per assicurare che ogni famiglia di contadini imparasse a svolgere almeno un mestiere.
In 42 anni di LcPAnelleZR le autorità cinesi hanno applicato un approccio basato sul metodo detto “formazione del sangue”: applicato dal 1978 al 2020, era fondato sullo stimolo congiunto dello Stato e del mercato allo sviluppo economico dei nuclei familiari più poveri, grazie alla creazione di lavoro e al conseguente aumento di reddito. Quest’approccio ha sostituito quello basato sul metodo detto “trasfusione di sangue”: applicato fino al 1978, era fondato sul sostegno economico esclusivo dello Stato attraverso le sue istituzioni a ogni livello alla popolazione povera delle aree rurali e sulla gratuità di tutti i servizi essenziali (istruzione, sanità, trasporti, ecc.).
4. Conclusioni
Dai due testi studiati (Lei Ming e Zou Pei, La strategia di riduzione della povertà in Cina, pubblicato in Marxism and reality n. 4 2020. Traduzione redazionale di MarxVentuno (n. 1 2021) dal testo inglese fornito dalla rivista cinese e Istituto Tricontinental di ricerca sociale, Servire il popolo: l’eradicazione della povertà assoluta in Cina, n. 1 della raccolta Studi sulla costruzione del socialismo, tradotto in italiano da Rete dei Comunisti e pubblicato il 30.11.2021 sul sito di quest’organismo), non risultano né una storia fattuale esauriente dei circa 42 anni di lotta contro la povertà assoluta nelle zone rurali, né un bilancio dei risultati raggiunti al momento in cui nel dicembre 2020 il Gruppo Dirigente per l’alleviamento della povertà e lo sviluppo dichiarò conclusa la lotta.
Luisa Manes
Note
1. National Bureau of Statistics (Ufficio Nazionale di Statistica della Cina), http://www.stats.gov.cn/english/PressRelease/202105/t20210510_1817185.html, rapporto presentato nel maggio 2021 con gli ultimi dati relativi al 2020.