Sabato scorso si sono chiusi i “lavori” del G7. Quello che una volta era definito il summit dei 7 potenti della terra è stato poco più di una riunione di condominio. I capi delle potenze europee vi hanno partecipato con guance rosse e lividi su tutto il corpo per le legnate che hanno preso nelle elezioni europee. Non se la passava meglio Biden perennemente accompagnato da due assistenti-ventriloqui in un revival del film “Weekend col morto”. E neanche il premier britannico Sunak che gigioneggiava con la Meloni poco dopo essere stato costretto ad anticipare di quasi un anno le elezioni nel suo paese. Ultimo giorno di scuola.
Tutti malconci e benedetti dalle supercazzole del finto pacifista Bergoglio che avendo schierati davanti tutti i capi guerrafondai del mondo ha pensato bene di tenere un intervento di 20 minuti sull’intelligenza artificiale. Il papa è stato capace in venti minuti di pronunciare una sola volta la parola guerra e ovviamente non per richiedere un cessate il fuoco in Palestina o per fermare l’invio di armi in Ucraina ma per raccontare di come la scoperta del coltello abbia permesso all’uomo di ripararsi dal freddo ma anche di cominciare a farsi la guerra…Papocchio.
Del resto i condomini non erano d’accordo praticamente su nulla, tranne che sul vero motivo per cui è stato messo in piedi questo carrozzone: proseguire e rafforzare l’invio di armi in Ucraina. Una decisione scontata, accompagnata da minacce di sanzioni per la Repubblica Popolare Cinese (RPC) per il sostegno economico e militare offerto alla Federazione russa.
Finiti i compiti comincia la ricreazione. Approvato quanto i signori della guerra, i gruppi finanziari e del potere imperialista mondiale hanno deciso, infatti, via libera a cene con chef stellati, spettacoli comici e tarantelle pugliesi. Per dirla con Lenin: “la potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi”.
Mentre i pupi ballano il sistema di potere della borghesia traballa. Poche ore prima del G7 persino le forze dell’ordine si sono ribellate. I patrioti di governo volevano che dormissero stipati in catorci puzzolenti in mezzo al mare per tutta la durate dell’evento. Tra questi i vigili del fuoco hanno organizzato addirittura un’accampata.
E non solo. In Puglia c’è stato un moltiplicarsi di campeggi e mobilitazioni. In tutta Italia sono state decine le manifestazioni contro il genocidio in corso in Palestina, contro la guerra e per la cacciata del governo Meloni. Il 25 giugno gli operai portuali Genova bloccheranno il traffico di armi al porto come nei giorni scorsi hanno fatto i loro colleghi del Pireo in Grecia.
È quello che nel nostro paese succede da mesi. In ogni città e regione c’è un pullulare di mobilitazioni e iniziative di vario genere. Un movimento ampio ma ancora disgregato. Un movimento che unendosi deve darsi uno sbocco politico: il governo del paese. Serve che le organizzazioni operaie e popolari, i movimenti, le organizzazioni sindacali, il variegato fronte anti Larghe Intese, i partiti e le organizzazioni del movimento comunista, le tendenze progressiste, democratiche e pacifiste operino in modo coordinato e promuovano l’organizzazione e la mobilitazione del resto delle masse popolari.
Per liberare il paese dalla Nato, dai sionisti e dalla Ue serve un nuovo comitato di liberazione nazionale. Le sue radici non sono piantate nelle sedi dei partiti borghesi o in quelle dei vertici dei sindacati di regime, le loro radici sono piantate nei campeggi di lotta, nelle proteste, nelle mobilitazioni, nelle aziende, negli ospedali, nelle università… ovunque si alza una protesta, dobbiamo farne il baluardo della resistenza e la spinta per la riscossa.