Lo scorso fine settimana si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e in alcune città anche le elezioni amministrative, i cui ballottaggi si svolgeranno il 23 e il 24 giugno.
Al netto dei risultati, che abbiamo analizzato nel comunicato nazionale Risultati delle elezioni europee. Una scintilla può incendiare la prateria, la tornata elettorale dell’8 e 9 giugno è stata l’ultima tappa di una campagna elettorale in cui i partiti delle Larghe Intese hanno provato a cavalcare l’onda del malcontento delle masse popolari per strappare qualche consenso in più. Tentativi falliti miseramente perché il consenso delle masse popolari di cui hanno bisogno per dare legittimità e copertura democratica al proprio sistema è ridotta all’osso. Come si è espresso questo distacco? Oltre il 50% degli aventi diritto si è astenuta. Candidature di rottura (Ilaria Salis e in parte Mimmo Lucano) presentate da partiti costola delle Larghe Intese (AVS) hanno riscosso un certo successo. Il teatrino e la diversione di questa campagna elettorale non hanno arrestato o attenuato le mobilitazioni della classe operaia, degli studenti, del resto delle masse popolari organizzate e dei comunisti.
Tra queste le accampate degli studenti davanti alle principali università del nostro paese per imporre la rescissione degli accordi con le università israeliane; la manifestazione del 18 maggio promossa dagli operai della Gkn contro le morti sul lavoro e per smascherare l’immobilismo dei partiti delle Larghe Intese per salvare la fabbrica e tutto l’apparato produttivo; le centinaia di mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese e contro la partecipazione del nostro paese alla terza guerra mondiale a pezzi; le mobilitazioni del 25 aprile e del 2 giugno contro la sottomissione dell’Italia alla Nato all’Ue e ai sionisti.
L’8 e il 9 giugno l’irruzione è proseguita davanti ai seggi elettorali e con iniziative di organizzazione e lotta che le masse popolari hanno usato per imporre al dibattito pubblico temi e misure urgenti e necessarie. Alcune di queste promosse dal Partito dei CARC.
Sabato 8 giugno a Napoli il collettivo GalleRi Art e la Sezione Napoli centro del Partito dei CARC hanno portato davanti ai seggi elettorali la battaglia per la difesa della Galleria Principe e di tutti i beni comuni della città. Durante la mobilitazione sono stati diffusi volantini, locandine ed esposti striscioni con parole d’ordine di riscossa.
La sezione di Roma del Partito dei CARC ha organizzato un fine settimana di lotta avviato sabato 8 giugno con la presentazione pubblica delle analisi e delle indicazioni di voto del partito. Domenica 9 giugno la sezione ha promosso un presidio itinerante anti NATO, anti Ue e anti sionista presso alcuni seggi elettorali della zona. I compagni hanno sventolato la bandiera della Palestina, simbolo di resistenza al genocidio sionista, e hanno lanciato ai cittadini l’appello ad organizzarsi e mobilitarsi contro i guerrafondai al potere nel nostro paese.
A Colle Val d’Elsa alcuni candidati della lista Colle Insorge hanno fatto irruzione sabato 8 giugno davanti ai seggi elettorali indossando la kefiah e innalzando la bandiera della Palestina contro il massacro che sta avvenendo a Gaza. Un compagno è entrato al seggio per votare con una maglietta che riportava un chiaro messaggio: stop bombing Gaza.
Anche in Lombardia alcuni compagni del Partito dei CARC hanno portato davanti ai seggi di Milano il messaggio di mettere al centro della propaganda politica le questioni che non possono essere rimandate. Con questo obiettivo i compagni si sono presentati davanti ai seggi con cartelli, striscioni e volantini che denunciavano i tagli alla sanità pubblica in favore dell’invio di armi in Ucraina, il genocidio in corso a Gaza, gli oltre 1400 omicidi l’anno che avvengono nei luoghi di lavoro. Alcuni compagni sono andati a votare con la kefiah e la bandiera palestinese in solidarietà alla resistenza e alla lotta per l’autodeterminazione della Palestina. Alcuni sono stati identificati da Digos e Polizia, ma questo non ha impedito che proseguissero la loro azione di propaganda. Molti sono stati i commenti positivi, i gesti di simpatia ricevuti dai passanti e da chi si recava al seggio.
Anche a Sesto San Giovanni (Mi) i compagni in mobilitazione davanti ai seggi sono stati identificati dalla Digos, chiamata dall’assessore leghista alla sicurezza e ai lavori pubblici del comune Alessandro Piano, infastidito dal simbolo della falce e martello sullo striscione. Anche qui il volantinaggio è stato comunque portato avanti con il sostegno della gente che andava a votare.
Le mobilitazioni che durante la campagna elettorale, fino alla chiusura delle urne, hanno messo al centro gli interessi delle masse popolari, sono state ambito di elaborazione e propaganda di misure necessarie che servono per portare l’Italia fuori dalla guerra e migliorare la vita delle masse popolari. Il salto di qualità che queste mobilitazioni devono fare è quello di unirsi e coordinarsi per far confluire tutte le loro rivendicazioni in una prospettiva di governo alternativa a quella delle Larghe Intese per imporre le soluzioni di cui già oggi sono portatrici.
Su queste basi e con questi obiettivi la lotta dei lavoratori, delle donne, degli studenti e del resto delle masse popolari deve proseguire. Contro la guerra e la sottomissione del nostro paese agli imperialisti Usa, Ue e sionisti. Per cacciare la Nato dal nostro paese. Per imporre un governo di emergenza popolare che abbia il coraggio e la volontà politica di adottare le misure urgenti e straordinarie che servono al paese.