Moltiplicare le scintille per appiccare l’incendio

Risultati delle elezioni europee. Una scintilla può incendiare la prateria

Brevi considerazioni di carattere generale

I caporioni della Ue, i promotori della guerra, della sottomissione alla Nato e dell’austerità hanno perso terreno ovunque; in Germania e in Francia, che sono i pilastri della Ue, hanno preso una vera e propria legnata. Il trio Draghi-Macron-Scholz della foto sul treno che andavano a Kiev e tutti i guerrafondai dell’UE hanno preso una presa una bella sberla!

L’avanzata della cosiddetta “destra sovranista” c’è stata, ma non è stata travolgente. A ben vedere, anzi, è la destra sovranista per come si era presentata fino a oggi a essere sparita, in ragione di una progressiva moderazione dei termini e con il “rientro nei ranghi” sotto l’ombrello della Nato e delle istituzioni della Ue (si vedano gli esempi di Meloni e Marine Le Pen).
In tutta Europa le forze della sinistra borghese restano al palo: non sono state capaci di raccogliere lo scollamento delle larghe masse dalle istituzioni e dalle autorità della classe dominante.
Al netto di eventuali colpi di scena, l’alleanza fra Partito popolare europeo e Socialisti e democratici (le Larghe Intese della UE) mantiene la maggioranza del parlamento europeo, ma in una condizione di maggiore debolezza e instabilità.
Ai piani alti delle istituzioni europee infuria la battaglia per i posti di comando (presidenza della Commissione europea e del Consiglio europeo), ma in ogni paese della Ue cresce l’insofferenza delle masse popolari per il corso delle cose imposto dalle istituzioni europee.

Anche le elezioni europee confermano che la classe dominante esce indebolita e frammentata ogni volta che è costretta a cercare il consenso delle masse popolari.

Francia affluenza 202451,8%
RN – Raduno nazionale31,37%
Need for Europe – (Rinascimento*, Modem, Orizzonti, Partito Radicale, Unione dei Democratici e degli Indipendenti)14,60%
Awaken Europe – (Partito Socialista, Piazza Pubblica)13,83%
LFI – La France Insoumise9,89%
LR – I repubblicani7,25%
LE – EELV – Gli Ecologisti – Europa Ecologia I Verdi5,50%
Francia orgogliosa (Riconquista!, Centro nazionale degli indipendenti e dei contadini)5,47%
Sinistra Unita – (Partito Comunista Francese, Sinistra Repubblicana e Socialista)2,36%

*Partito di Macron

Germania affluenza europee 202464,3%
CDU/CSU30,00%
AfD – Alternativa per la Germania15,90%
SPD* – Partito socialdemocratico tedesco13,90%
I Verdi* – Alleanza 90/I Verdi11,90%
BSW – Alliance Sahra Wagenknecht – Per la ragione e la giustizia6,20%
FDP* – Partito Democratico Libero5,20%
La sinistra – La sinistra2,70%

*partiti di governo

I risultati delle elezioni europee in Italia

In Italia hanno votato poco meno della metà degli aventi diritto (49,7%), un dato che va tenuto presente per vari motivi e il primo è che le dichiarazioni trionfalistiche dei partiti delle Larghe Intese sono scollati dalla realtà, sono uno strumento di intossicazione. Solo la percentuale di astensione ha permesso ad alcuni di limitare i danni più degli altri.
A pagare il prezzo più alto è stato il M5s, sia in termini percentuali (10%) che in termini di numero assoluto di voti (ne perde 2 milioni).
Fratelli d’Italia gongola, ma non ne ha motivo: se grazie all’astensionismo cresce in termini percentuali, perde quasi 600 mila voti rispetto alle politiche del 2022. Non vanno meglio gli alleati di governo: la Lega perde quasi 400 mila voti e Fi quasi 50 mila.
Il Pd esulta, ma l’esultanza è fuori luogo. Ha accresciuto di quasi 200 mila i voti rispetto ai risultati delle politiche del 2022, ma nei flussi elettorali si tratta di numeri poco significativi per “il principale partito di opposizione”, come poco significativa è l’opposizione al governo Meloni di cui si spaccia promotore.
L’Avs, grazie a candidature di rottura (Mimmo Lucano, ma soprattutto Ilaria Salis), ha superato la soglia del 4%, guadagnando oltre 500 mila voti rispetto alle politiche del 2022.

Partito
Europee 2019
votanti 56,09%
Politiche 2022 votanti 63,91%Europee 2024 votanti 49,69%Variazioni
su europee 2019
Variazioni
su politiche 2022
Fdi1.723.232 (6,46%)7.301.303 (25,98%)6.704.423 (28,8%)+4.981.191-596.880
Lega9.153.638 (22,69%)2.470.318 (8,79%)2.095.133
(9%)
-7.058.505-375.185
FI2.344.465 (8,79%)2.279.266 (8,11%)2.237.837 (9,6%)-106.628-41.429
PD6.050.351 (22,69%)5.348.676 (19,04%)5.604.346 (24%)-446.005+255.670
M5s4.552.527 (17,07%)4.335.494 (15,43%)2.324.533 (10%)-2.227.994-2.010.961
AVSEuropa verde 609.678 (2,29%) + La sinistra 465.092 (1,74%)1.021.808 (3,64%)1.565.896 (6,7%)+491.126+544.088
Azione/(con IV) 2.186.505 (7,78%)778.858 (3,3%)/-1.407.647
Stati uniti d’Europa(+Europa…) 822.764 (3,09%)796.057 (2,83%)(+Europa, Iv, radicali…) 875.570 (3,7%)+452.806+79.513
Partito comunista234.232 (0,88%)(IPS) 348.831 (1,24%)(DSP – presente solo nella Circoscrizione Centro) 35.821
(0,15%)
-198.411-313.010
Pace terra dignità(nel 2019 il Prc era nella coalizione La sinistra – vedi Avs)(nel 2022 Prc era in Unione Popolare) 403.149 (1,43%)513.240 (2,2%)+48.148 (considerando tutta la coalizione La sinistra)+110.091 (considerando Unione Popolare)

Astensione

Non solo il governo di Giorgia Meloni, ma tutto il sistema politico delle Larghe Intese esce con le ossa rotte dalle elezioni europee. È però opportuno fare un ragionamento sull’astensione. Il 50% di astenuti è un dato positivo?
Da una parte è la manifestazione dello scollamento delle larghe masse dalla classe dominante, dal suo sistema politico, dai partiti delle Larghe Intese e pertanto sì, è un elemento positivo.
Dall’altra è la manifestazione di un vuoto da riempire che chiama alla responsabilità noi comunisti e quanti vogliono assumere un ruolo positivo nella lotta di classe in corso, usando anche le competizioni elettorali con l’irruzione di una lista anti Larghe Intese.
Per alimentare il movimento che trasforma la società non è sufficiente lo scollamento fra le larghe masse e la classe dominante. Quello scollamento non diventa spontaneamente mobilitazione per rovesciare la classe dominante.
Soltanto gli ingenui, gli illusi e chi non ha fatto un bilancio della storia del movimento comunista (del nostro paese e internazionale) collegano automaticamente il crollo della fiducia e del legame fra le larghe masse e la classe dominante alla “rivoluzione che scoppia”.
La verità è che quel vuoto va riempito. Ma senza un progetto, un piano e una prospettiva per trasformare l’astensione elettorale (che è solo una delle molte manifestazioni dello scollamento fra masse popolari e classe dominante) in organizzazione, mobilitazione e coordinamento degli organismi operai e popolari c’è poco di cui essere soddisfatti di fronte all’avanzata dell’astensionismo.

L’elezione di Ilaria Salis e gli insegnamenti che offre

Rimanendo sul piano prettamente elettorale, il risultato ottenuto da Avs merita un approfondimento.
In un contesto in cui non era presente alcuna lista anti Larghe Intese, l’elezione di Ilaria Salis è stata una vittoria della sinistra e dell’antifascismo popolare, dei movimenti e delle forze anti Larghe Intese, benché la lista in cui era candidata è a pieno titolo una lista delle Larghe Intese.

La pantomima “di sinistra” di Avs non è durata neppure una settimana. L’11 giugno Bonelli elimina ogni dubbio sulla natura del partito: stampella del Pd

Il risultato di Avs è, per intero, il frutto della candidatura di Ilaria Salis e di Mimmo Lucano che hanno portato alla lista 500 mila voti. Avs ha guadagnato 500 mila voti rispetto alle politiche del 2022 NON per “le politiche di sinistra” per cui si distingue. Al contrario, Avs si distingue per essere stampella e cespuglio del Pd su tutte “le questioni che contano” e proprio per la sua natura e il suo ruolo una larga fetta di “gente di sinistra”, legata più o meno direttamente al movimento comunista, ha deciso di NON votare Avs nonostante la candidatura di Mimmo Lucano e, soprattutto, Ilaria Salis.
Ovviamente non esiste nessun automatismo che possa confortare la tesi che quei 500 mila voti in più siano tutti voti di “rottura” con il teatrino della politica borghese, ma certamente sono voti mossi anche da PaP, pezzi di Prc, pezzi di Pci e altri che altrimenti si sarebbero astenuti (anche il P.Carc ha dato indicazione di votare Salis nelle circoscrizioni in cui è stata candidata).
Molto più che continuare la diatriba su votare Avs sì o no, discussione già poco utile a campagna elettorale in corso, è utile prendere atto che una parte di chi ha votato Avs lo ha fatto come rottura con la sinistra borghese e sarebbe stata disponibile a votare una lista alternativa, di rottura, di “azione”, di lotta. Si sarebbe unita ad essa una parte di chi, nonostante la candidatura di Ilaria Salis, ha deciso di astenersi.
Il risultato di Avs, malgrado Avs, è dimostrazione che nel nostro paese esistono spazi di iniziativa per incanalare – anche sul piano elettorale, ma soprattutto sul piano politico – una parte di elettorato che aspira a rompere con il sistema politico delle Larghe Intese.

Non abbiamo mai riposto particolare fiducia nella via elettorale, anzi conduciamo una battaglia dispiegata tanto contro l’elettoralismo che contro l’astensionismo di principio [leggi “Elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Indicazioni di voto del P.Carc”], ma a posteriori – e alla luce del risultato di Avs – è evidente che gli indugi, le incertezze, le diatribe e l’attendismo che hanno condotto al fallimento la possibilità di presentare alle elezioni europee una lista anti Larghe Intese [leggi “Lettera aperta a Potere a Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare”] erano manifestazioni delle resistenze a riempire quel vuoto politico che si manifesta (anche) con l’aumento dell’astensionismo, erano manifestazioni di elettoralismo.

Elettoralismo. L’illusione che attraverso la partecipazione alle elezioni sia possibile cambiare il corso politico del paese oppure la convinzione che sia determinante avere “una sponda politica nelle istituzioni borghesi per dar voce alle lotte”. Idee sbagliate che molto facilmente si trasformano in astensionismo di principio e disinteresse per la lotta politica borghese nel caso in cui non è presente una lista da votare.

Salutiamo positivamente l’elezione di Ilaria Salis perché è un passo concreto della lotta per la sua liberazione, ma soprattutto perché si tratta, probabilmente, dell’unica eletta completamente estranea al sistema politico delle Larghe Intese. Che la sua elezione sia uno strumento per alimentare l’antifascismo popolare, la lotta contro la repressione e contro il sistema carcerario della classe dominante dipende anche da quello che chi ha contributo ad eleggerla farà nel prossimo futuro.

L’iniziativa è in mano agli organismi operai e popolari

Nei mesi di lunga campagna elettorale i partiti delle Larghe Intese hanno creato una specie di parentesi in cui è stato rappresentato un paese che non esiste, sono state insabbiate le questioni problematiche principali e hanno trionfato le chiacchiere senza capo né coda. Ma il teatrino della politica borghese non ha impedito che il mondo reale andasse avanti, che le questioni problematiche rimassero tutte lì e si aggravassero.
Le organizzazioni operaie e popolari, il movimento degli studenti pro Palestina e quello contro la guerra e la crisi ambientale sono invece state protagoniste. Le loro iniziative e le loro mobilitazioni non sono riuscite a far scoppiare “la bolla elettorale” e a condizionarla, ma hanno inciso in modo significativo sul mondo reale.
Nel recente passato nessuna campagna elettorale è stata ambito di mobilitazione, di proteste, di iniziative come quella appena conclusa per le elezioni europee.
Citiamo qui solo alcuni esempi: la manifestazione nazionale a Roma contro il governo Meloni del 1° giugno, le mobilitazioni in solidarietà al popolo palestinese e alla sua resistenza (l’8 giugno è stata occupata la stazione di Torino), le accampate studentesche nelle università, l’occupazione degli uffici del Parlamento europeo a Milano (3 giugno), le manifestazioni in occasione del 2 Giugno, “l’accampata operaia” degli ex Gkn, il presidio sotto gli uffici del Parlamento europeo a Roma contro le sanzioni della Ue alla Bielorussia e contro la guerra della Nato (9 giugno), fino alle proteste dentro i seggi, pur piccole ma significative (vedi Milano, Firenze, Roma, Napoli).
Oggi, scoppiata la bolla elettorale, i temi, le rivendicazioni, gli obiettivi che gli organismi operai e popolari hanno posto sono tutti sul piatto, si presentano anzi con maggiore forza e trovare la soluzione è una questione urgente.
Oggi, scoppiata la bolla elettorale, si pone in tutta evidenza la possibilità e la necessità di moltiplicare gli inneschi per appiccare l’incendio: imporre con la mobilitazione delle masse popolari un governo di emergenza che abbia il coraggio e la volontà politica di adottare le misure urgenti e straordinarie che servono.

Moltiplicare gli inneschi e incendiare la prateria

In questo contesto, moltiplicare gli inneschi significa

– fare in modo che ogni lotta specifica faccia sorgere un’organizzazione operaia o popolare e rafforzi quelle esistenti. Non parliamo necessariamente di grandi numeri, è sufficiente che sia formata anche da due o tre persone, ma è determinante che operi con continuità e continui a esistere e a operare anche quando la specifica lotta o la protesta è finita;

– sviluppare il coordinamento fra organismi operai e popolari, associazioni, movimenti e reti. Ci sono già molti esempi (citiamo qui solo quello degli ex Gkn e del fronte che hanno costruito con gli studenti, i movimenti ambientalisti, la comunità palestinese, i lavoratori del pubblico, ecc.) e ci sono, soprattutto, molte potenzialità da sviluppare (vedi ad esempio i lavoratori delle ferrovie che si stanno organizzando contro la movimentazione di armi e il potenziale coordinamento con i portuali);

– costruire il più ampio fronte anti larghe intese delle forze politiche, sindacali e sociali, un nuovo comitato di liberazione nazionale dal Governo Meloni e dalle Larghe Intese che sia capace di valorizzare ogni innesco, che dia un obiettivo politico (a partire dalla cacciata del Governo Meloni) alle miriade di mobilitazioni popolari.

In questo contesto, incendiare la prateria significa dare un obiettivo politico alle iniziative di solidarietà con il popolo palestinese contro il genocidio sionista, alle mille iniziative di opposizione alle guerre USA-NATO, alle mobilitazioni contro le misure del governo Meloni: cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza popolare, al servizio delle masse popolari organizzate, composto da persone di loro fiducia e costituito rendendo ingovernabile il paese.
Questo è l’obiettivo che lega ogni lotta specifica e particolare perché è la condizione per realizzare ogni rivendicazione delle masse popolari. È la strada realistica e praticabile per rompere le catene dell’UE, per liberare il paese dal protettorato USA-NATO e dalle trame dei sionisti e del Vaticano.
È il contributo che il nostro paese può dare per interrompere la Terza guerra mondiale in corso e per sostenere la lotta che le masse popolari e i popoli del mondo conducono per spezzare le catene della Comunità Internazionale.

Il primo paese imperialista che rompe il giogo della Comunità Internazionale mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e ai popoli oppressi di tutto il mondo. Che sia l’Italia a farlo è il compito specifico dei comunisti italiani.

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Il 29 novembre è sciopero generale! Partecipiamo compatti e costruiamolo insieme

Scarica il Pdf Dopo che Cgil e UIL hanno proclamato...

Sull’esito delle elezioni in Liguria, Emilia Romagna e Umbria

Il Pd festeggia per la “vittoria” in Emilia Romagna...

La parabola di Marco Rizzo e i suoi insegnamenti

Con il “Forum per l’Indipendenza Italiana” tenutosi a Roma...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...