Pace, terra, dignità e ora?

Siamo alle solite. Chiuse le urne e spogliato i voti hanno vinto tutti.

Canta vittoria Giorgia Meloni e tutto il centrodestra ma la coalizione rispetto alle politiche 2022 ha perso circa un milione di voti (700mila solo Fratelli d’Italia).

Canta vittoria il PD l’aumento dei punti percentuali anche se i voti sono grossomodo gli stessi delle politiche 2022. L’unica cosa ad essere veramente aumentata è però l’astensione, che ha sfondato la soglia del 50%.

Cantano vittoria Sinistra Italiana e Verdi che con la candidatura della Salis hanno raccolto mezzo milione di voti in più degli orfani delle liste anti larghe intese che li hanno votati turandosi il naso e in effetti a poche ore dal voto Bonelli si è già buttato tra le braccia della Schlein.

Non cantano vittoria – e in questo caso ci vorrebbe un bel coraggio – i piani alti del M5S che rispetto alle politiche 2022, che già erano state una disfatta, perde due milioni di voti.

I guerrafondai hanno perso
Queste elezioni europee i guerrafondai le hanno perse. Il primo partito non è Fratelli d’Italia con i suoi sei milioni di voti ma i 24 milioni di astenuti. Le larghe intese sono minoranza. Se sommiamo tutti i voti del centro destra e centro sinistra fanno 16,7 milioni. Se a questi aggiungiamo anche AVS e M5S si arriva a 20 milioni e mezzo. Niente resto e tenga la mancia.

Tra tutte le dichiarazioni anche post elettorali, dopo un certo silenzio, anche quelle di Michele Santoro e la sua lista Pace, terra e dignità. Il risultato raggiunto è il 2,2% che equivale a mezzo milione di voti. Un risultato che non soddisfa tanti compagni e compagne che hanno sostenuto e aderito a questo progetto. In queste occasioni le sirene della sfiducia e il complesso della sconfitta sono dietro l’angolo e vanno zittite ragionando sui risultati, i limiti e le prospettive che emergono da questa campagna elettorale.

Nello specifico il motivo per cui la lista Pace, terra e dignità non ha superato il mezzo milione di voti non risiede, come molti stanno sostenendo, nella soglia massima di voti che la sinistra oramai riesce a raccogliere in Italia. Questa lettura è frutto del disfattismo e delle scuse che i politicanti della sinistra borghese danno alle proprie sconfitte da anni.

Il motivo per cui Pace, terra e dignità non è riuscita a raccogliere un certo numero di consensi, ad esempio conquistando un pezzetto dell’enorme quantità di astenuti, risiede nel fatto che la lista non si è posta realmente in antagonismo e in rottura con le Larghe intese, non ha messo in campo azioni di rottura (qui alcuni esempi) della melassa putrida delle campagne elettorali borghesi e si è limitata ad esprimere una debole e generica opinione contro la guerra.

Un esempio? Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire e candidato con il PD, con le sue dichiarazioni sullo “scioglimento della NATO” ha superato a sinistra (seppur a chiacchiere) la lista di Santoro, che invece a poche ore dal voto è stato capace di dichiarare che “adesso non possiamo uscire dalla Nato”.

Compagne e compagni, la lotta per combattere la Nato, opporsi alle guerre schifose che gli imperialisti Usa, Ue e sionisti promuovono in tutto il mondo non si esaurisce certo con il voto delle europee. È una battaglia che andrà avanti nelle piazze e nelle mobilitazioni in solidarietà al popolo palestinese, negli scioperi e nelle azioni di lotta della classe operaia per sabotare l’invio e il trasporto delle armi, nelle decine e decine di appuntamenti locali e nazionali contro la guerra già in programma nei prossimi mesi (vedi i campeggi No G7 in Puglia, quelli No Muos in Sicilia e quello promosso da A Foras in Sardegna).

Si tratta di tutti quegli ambiti di organizzazione, di elaborazione di idee e di lotta in cui prende forma e si rafforza il movimento di liberazione dell’Italia dai guerrafondai. Un movimento che è destinato e crescere e svilupparsi, a differenza di quello che cercano di raccontare i partiti e i media di regime attraverso letture false e distorte dell’esito elettorale. In questo movimento ha prospettiva la vostra opposizione alla guerra ed è in esso che dovete trovare nuovo slancio e prospettive.

Perché ciò avvenga è decisivo che ciascuno alimenti nei propri circoli e organizzazioni di riferimento un bilancio di questa campagna elettorale e delle prospettive da costruire per fermare la guerra. Serve mettersi a costruire il più ampio fronte anti larghe intese delle forze politiche, sindacali e sociali, un nuovo comitato di liberazione nazionale dal Governo Meloni e dalle Larghe Intese che sia capace di valorizzare ogni innesco, che dia un obiettivo politico (a partire dalla cacciata del Governo Meloni) alle miriade di mobilitazioni popolari.

Quello che è necessario fare è cacciare il governo Meloni e puntare al governo del paese. Dobbiamo imporre un governo espressione delle organizzazioni operaie e popolari. Questa è la condizione per fermare la guerra, realizzare ogni rivendicazione delle masse popolari e liberare il paese dal dominio dell’UE, della NATO e dei sionisti. Compagne e compagni questa la strada per non arrendersi alla sfiducia e alla rassegnazione. A casa non si torna, la lotta continua!

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