Dalle Feste di riscossa popolare “cacciare il governo Meloni, imporre un governo di emergenza”

Tra il 25 maggio e il 2 giugno si sono tenute in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio le feste della riscossa popolare regionali. Si è trattato di importanti momenti di dibattito, confronto e aggregazione da cui sono emerse sintesi, si è discusso dei problemi di questa fase storica, del ruolo dei comunisti e di come avanzare nella riscossa delle masse popolari organizzate. In questo articolo ricostruiamo i principali dibattiti e contenuti.

Lombardia

La prima giornata di Festa della riscossa popolare in Lombardia si è tenuta il 1° giugno ed è consistita in un tavolo operaio che aveva l’obiettivo di trattare della sicurezza e dell’organizzazione da costruire nei luoghi di lavoro e il ruolo della classe operaia per la cacciata del governo Meloni. Il dibattito è visionabile a questo LINK.

Il 2 giugno (festa della Repubblica e delle forze armate) si è invece tenuto il dibattito “Fermiamo le guerre della Nato”. Vi hanno preso parte Shukri Hroub del Unione Democratica Arabo Palestinese, Gabriele Rubini (chef Rubio), Alessandro Bortolini di Ottolina Tv e Alessio Gasperini di Miracolo a Milano. Nel dibattito si è discusso della terza guerra mondiale in corso e di cosa i comunisti e le masse popolari italiane devono fare per porvi fine. In particolare si è denunciata quella che di fatto è un’occupazione militare, economica e politica del nostro paese da parte dei gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti e dei loro alleati locali del Vaticano, della Confindustria e delle Organizzazioni criminali. Rompere questa occupazione e asservimento, spezzare la catena imperialista a partire dal nostro paese, è il principale contributo che possiamo dare alla causa dei popoli in lotta contro l’imperialismo a partire da quello palestinese.

In questa fase la mobilitazione contro la guerra e in solidarietà con il popolo palestinese si sta connettendo con altri settori di lotta e di organizzazione delle masse popolari, in particolare con la classe operaia, che pone di fatto il problema dello sbocco politico di questo movimento. La segreteria federale della Lombardia, Claudia Marcolini, ha indicato nella costruzione di un Governo di Emergenza Popolare.

Gabriele Rubini (chef Rubio) ha raccontato del tentativo di omicidio subito vicino Roma poche settimane fa da parte di una squadraccia sionista. Lui e tutti gli ospiti hanno trattato dell’importanza di rafforzare ed estendere il movimento di solidarietà anche trattando alcune delle problematiche emerse nella costruzione del fronte di forze che devono opporsi alla guerra in corso e alla necessità di non dare appigli alla propaganda di regime per dividere la resistenza palestinese in buoni e cattivi (in particolare Hamas). Una certa rilevanza negli interventi è stata data al rapporto esistente tra guerra esterna, quella combattute sul campo in Palestina o in Ucraina, e guerra interna, quella fatta di morti sul lavoro, precarietà e disoccupazione per le masse popolari del nostro paese. Aspetto di unità tra gli ospiti è stato infine l’esigenza di non censurarsi, dire chiaramente quello che sta succedendo e combattere ogni forma di equidistanza e conciliazione. Gabriele Rubini, in particolare, ha fatto i nomi e cognomi di sionisti, nemici della causa palestinese e persecutori di tutti quelli che la sostengono.

Emilia Romagna

La festa della riscossa popolare in Emilia Romagna si è tenuta a Reggio Emilia il 25 e 26 maggio. I due dibattiti avevano al centro il tema della sicurezza popolare sia sul fronte interno per il nostro paese (sicurezza sui luoghi di lavoro, ambientale, di genere, ecc.) sia sul fronte esterno (fermare la guerra imperialista che avanza nel mondo). Entrambi i dibattiti hanno spiegato come la gravità della situazione attuale è palese per chi ha occhi e lenti per guardare la realtà che pone la necessità di non attestarsi alla denuncia del cattivo presente ma di darsi i mezzi per trasformarle la realtà. Questo il compito immediato e storico dei comunisti, ovunque collocati.

Il primo dibattito, del 25 maggio, è stato quindi dedicato alla “Sicurezza popolare” e alla campagna elettorale in corso per le europee e le amministrative improntata dai partiti delle Larghe Intese sull’invio dell’esercito contro il degrado in Stazione e simili argomenti, cui è stata contrapposta una diversa idea di sicurezza fondata, ad esempio, su un Servizio sanitario funzionante. Di questo hanno trattato i relatori Lino Anelli, promotore di un coordinamento regionale in via di costruzione e Marco Lenzoni, infermiere, delegato USB e ex candidato sindaco nel comune di Massa per la lista Massa Insorge. Entrambi i relatori hanno mostrato come attraverso l’organizzazione popolare e la mobilitazione è possibile imporre un diverso modo di concepire le città e il paese.

Il 26 maggio si è invece tenuto il dibattito “Per una liberazione dai sionisti, dalla NATO e dall’UE: costruiamo la riscossa popolare” con ospiti Alessandro Bortolini di Ottolina TV, nell’ambito del loro tour di lancio dell’associazione Multipopolare, Mariam el Haouat dei Giovani Palestinesi Italiani e alte realtà territoriali saranno invitate a partecipare. La sera è previsto gnocco fritto e una lettura di letture di poesie di Sante Notarnicola con musica, insieme alla testimonianza di Nezar Elkhaldi esponente della comunità palestinese locale.

L’iniziativa si è legata principalmente al movimento nazionale da tempo attivo in solidarietà alla questione palestinese (e in particolare negli ultimi giorni con l’organizzazione delle accampate). Nell’intervento di Marco Pappalardo della Segreteria federale Emilia Romagna e in quelli dei relatori l’aspetto dirigente è stato il confronto sulla necessità di costruire l’unità d’azione contro la guerra sui territori dell’Emilia Romagna, legare alla questione della lotta al sionismo quella più generale contro la NATO e soprattutto contro tutti i governi che sottomettono l’Italia agli interessi dei gruppi imperialisti americani, sionisti ed europei. Un lavoro necessario a costruire un’alternativa di governo che a fronte della barbarie dilagante porti il nostro Paese su un cammino di progresso, verso il socialismo.

Toscana

La Festa della Riscossa Popolare che si è svolta a Firenze il 25 e 26 maggio è stata occasione di confronto e organizzazione sulla guerra esterna e interna in cui il governo Meloni e il sistema delle Larghe intese trascinano il paese e le masse popolari.

Nella prima giornata della Festa, il dibattito “Guerra, censura mediatica e repressione” ha visto il confronto tra P.CARC, Jorit, Ottolina Tv e la comunità Palestinese di Firenze. Il dibattito è servito per dare voce a una diversa informazione sia su ciò che accade in Donbass (e in Ucraina) che sul genocidio in corso a Gaza. Ma ciò che è stato messo al centro della discussione è stato il tipo di informazione di cui hanno necessità lavoratori, giovani e masse popolari per orientarsi nella situazione attuale e avere strumenti per cambiarla. Dagli interventi è stato chiaro che parlare di una generica libertà di espressione è riduttivo e fuorviante, perché anche in questo campo ci sono due schieramenti netti. Mentre l’informazione mainstream risponde alle classi dominanti e da queste è manipolata, media indipendenti come Ottolina, singoli esponenti come Jorit, organismi come la comunità palestinese, il comitato No Comando Nato né a Firenze né altrove, giovani studenti e tante altre realtà stanno costruendo propri canali informativi e formativi. L’aspetto decisivo infatti che è emerso è la necessità non solo di informare e di contrastare la propaganda di regime ma di formare le masse popolari a interpretare il mondo, a capire il perché degli avvenimenti e il legame di questi con altri fatti. Soprattutto la necessità di formare su cosa possono fare per cambiare lo stato di cose presente e come possono farlo; traendo insegnamenti da ogni passo che in questo momento la miriade di organismi in lotta nel paese sta facendo, dando loro continuità e trovando il modo di allargare la rete di convergenza per fare ulteriori passi.

In continuità con il dibattito della prima giornata, il 26 maggio si è tenuto il confronto su salute e sicurezza in cui la parola è stata data ai lavoratori. Nel dibattito si sono alternate esperienze di operai in mobilitazione per imporre la sicurezza nel proprio posto di lavoro a quelle di tecnici, giuristi e medici di Medicina Democratica per individuare azioni e iniziative di convergenza a sostegno delle lotte dei lavoratori. Ciò che è emerso dal confronto è che la lotta per imporre la salute e la sicurezza è una lotta che coinvolge il lavoro e la sanità pubblica, che passa per l’applicazione della Costituzione e che in ultima istanza coinvolge e deve coinvolgere una nuova gestione della società. È un ambito infatti che riguarda lo smantellamento della produzione e del lavoro, la regolamentazione degli appalti, una produzione sostenibile e la lotta alle speculazioni ambientali. Una guerra che deve rispondere colpo su colpo agli attacchi dei padroni e delle istituzioni e che richiede prima di tutto il protagonismo di operai e lavoratori e che deve portarsi dietro il sostegno e l’impegno della società civile.

Dagli interventi di operai come quelli Piaggio è chiaro infatti che nessuna normativa, legge o referendum verrà mai applicato nella realtà se non è la forza del movimento operaio all’interno di un’azienda che ne impone l’attuazione. Se non è la forza del movimento operaio nell’intero paese che impone applicazioni di leggi e tutele.

Tra le difficoltà emerse dai racconti dei lavoratori ruolo centrale ha avuto la necessità di far fronte alla repressione di tutti quei lavoratori che lottano per la sicurezza. Esperienze positive per farvi fronte sono sicuramente le organizzazioni operaie dentro le aziende, che “tutelano” il singolo lavoratore, creando rapporti di forza tramite il legame con tutto il resto dei lavoratori, o che assicurano continuità della lotta nel posto di lavoro, rendendo nullo l’attacco repressivo dei padroni.

Dal confronto con Medicina democratica è emerso il ruolo che questi possono avere nel fornire sostegno informativo e educativo a operai, lavoratori e Rls, nel costituirsi parte civile e fornire strumenti di denuncia anonima e di pressione sul pubblico ministero per far intervenire nelle aziende e rendere collettive le problematiche di un’azienda.

Filo rosso che ha legato tutti gli interventi è stato il racconto di Gino Carpentiero sull’esperienza dei gruppi omogenei dei lavoratori, dei consigli di fabbrica e del legame con i consigli di quartiere. Esperienze che univano in collettivi delegati dei consigli delle diverse fabbriche di zona, della cittadinanza e anche di medici e tecnici che mettevano le proprie competenze a sostegno dei lavoratori. Questi gruppi all’interno delle aziende erano rappresentati anche dagli Rls, che avevano quindi un ruolo forte in virtù di rapporti di forza creati da una rete dentro e fuori le aziende.

Il confronto di domenica 26 (visionabile a questo LINK) ha quindi guardato al passato per riprendere il filo rosso che lega quelle esperienze a quelle attuali, che passa dalla lotta Gkn – presente al dibattito – e che arriva, deve arrivare, in ogni posto di lavoro. Che deve aggregare attorno a sé tutti quelli che sono capaci e che hanno volontà di sostenere la giusta lotta dei lavoratori per un lavoro e una vita dignitosa.

La campagna Festa della Riscossa Popolare non si ferma. Il 28 e 29 giugno si terrà a Napoli quella per il Sud e nei primi di agosto la Festa nazionale della Riscossa Popolare (a breve pubblicheremo date e luogo).

Lazio

Sul piano politico la Festa di Riscossa Popolare del Lazio si è svolta a Roma il 25 e 26 maggio ed è stata “dedicata” alla lotta contro la guerra: la guerra che la classe dominante italiana sta conducendo contro i lavoratori e le masse popolari del nostro paese e la terza guerra mondiale che stanno promuovendo gli imperialisti Usa, i sionisti e la Ue.

Il dibattito del 25 maggio ha trattato il primo aspetto. Si sono confrontati operai e lavoratori che, partendo dalle proprie esperienze, hanno fatto emergere alcune delle forme in cui si manifesta la guerra contro le masse popolari: la strage sui posti di lavoro, la repressione aziendale (licenziamenti politici), i continui tentativi di eliminare diritti e conquiste, le intimidazioni verso chi si organizza e cerca la strada per resistere. Fra gli interventi citiamo qui quello di Delio Fantasia, delegato Cub alla Stellantis di Cassino, recentemente licenziato proprio per la sua attività sindacale, quello di Franco La Maestra, delegato all’Ama di Roma, che con i colleghi ha condotto la battaglia per l’assunzione dopo che, a seguito delle inchieste di Mafia-capitale, la cooperativa per cui lavoravano è stata smantellata; i lavoratori Eac/Oepac del Comune di Roma (Tiziana e Mattia) che oggi sono fra le componenti più attive a livello territoriale. Un ex operaio Fiat ha riportato la sua esperienza di quando “in fabbrica si era forti”, esperienza che si è combinata con quelle dei lavoratori precari, in lotta costante per il rinnovo del contratto.

Dalla discussione sono emersi molti spunti che hanno legato le “questioni contingenti sui posti di lavoro” con elementi politici più generali (lo smantellamento dell’apparato produttivo e le sue conseguenze, la mancanza di una rappresentanza dei lavoratori nel campo della lotta politica borghese). Il dibattito è visionabile a questo LINK.

Il dibattito del 26 maggio si è centrato sulla lotta contro i promotori della terza guerra mondiale. Fra gli altri sono intervenuti i giornalisti e attivisti Fulvio Grimaldi, Alberto Fazolo, Agata Iacono (l’Antidplomatico) e Gabriele Germani (Ottolina) e i loro interventi hanno conferito alla discussione uno spiccato carattere informativo, ma anche molti elementi di orientamento e di riflessione politica. Citiamo qui solo alcuni passaggi, particolarmente utili a inquadrare la situazione: Grimaldi ha ripercorso – pur brevemente – la storia degli Usa in modo adeguatamente chiaro da far emergere la cappa di moralismo dietro cui cercano di nascondere le manovre, le operazioni e le guerre di cui sono promotori per specifici interessi economici; Fazolo ha acceso i riflettori sui bombardamento Nato sulla Serbia, di cui ricorre il 25° anniversario, indicandoli come la plateale manifestazione dell’inconciliabilità di interessi fra imperialisti Usa e Ue, con i secondi sottomessi ai primi anche nella guerra per interposta persona della Nato contro la Federazione Russa in Ucraina.

Agata Iacono ha fornito dati ed elementi per inquadrare il ruolo della Nato come punta avanzata dello sviluppo della tendenza alla guerra (ad esempio, le basi Nato in Italia sono passate da 53 a 120 in circa 10 anni), ma ha anche fatto emergere quanto le mobilitazioni studentesche di questi mesi – anche in Italia – siamo manifestazioni positive, da sostenere attivamente e in cui riporre fiducia.

Anche Germani ha ripreso il discorso, le intimidazioni e la repressione contro il movimento degli studenti non sono “casi isolati”, ma la tendenza all’aumento della repressione da parte della classe dominante, repressione sempre più diffusa e dispiegata. Del resto anche la repressione delle masse popolati è parte della guerra interna che la classe dominante promuove in parallelo con la terza guerra mondiale. Sono tendenze in atto e i promotori sono sempre gli stessi.

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