Per un quadro completo e organico del contesto, della linea e degli obiettivi entro cui abbiamo articolato il nostro intervento nella campagna elettorale per le Amministrative reggiane, rimandiamo ai comunicati precedenti (reperibili qui, qui, qui, qui e qui) e, in particolare, all’intervista Irruzione nella campagna elettorale. Reggio Emilia. Inoltre, per ulteriore cornice di riferimento e d’indirizzo in vista dell’8 e 9 giugno, indichiamo la lettura del comunicato della Direzione Nazionale del P.CARC sulle Europee e rispettive indicazioni di voto.
Nel panorama d’insieme delle liste che si presentano ai seggi della nostra città, due di esse hanno il tratto comune di aver espresso, programmaticamente, nature, caratteristiche ed elementi anti Larghe Intese: la lista REagire, promossa dal Partito della Rifondazione Comunista (PRC) con Gianni Tasselli candidato sindaco, e la lista Movimento per Reggio Emilia – Paola Soragni sindaco, risultato della rottura nel M5S locale in opposizione alla linea nazionale di Conte di proseguire nell’abbraccio mortale – elettorale e non – con il Partito Democratico.
In entrambe le liste, nel loro complesso politico e nel dispiegare la campagna elettorale, è emersa plasticamente la mancata promozione di iniziative e azioni di rottura con il governo Meloni a livello nazionale e con quello del PD sul piano locale, di lotta alla guerra interna ed esterna e d’impulso dell’organizzazione operaia e popolare quale bussola della propria progettualità fin da subito, cioè senza aspettare il fatidico 10 giugno e senza limitarsi all’orizzonte del voto e sue percentuali.
Entrando nel merito, rispetto a Movimento per Reggio Emilia, l’area REagire-PRC ha mostrato (e ha) una presenza maggiore, in termini di ordinarietà e qualità, nel movimento reale di lotta cittadina. È quindi corretto sottolineare che già da prima della campagna elettorale – dalla difesa del SSN, al sostegno alla vertenza LIDL fino alle mobilitazioni contro il genocidio sionista in corso in Palestina – il PRC è stato sì un soggetto attivo ma ha condotto una campagna elettorale contraddistinta da un elettoralismo da manuale. Infatti, la lista si è chiusa a riccio su sé stessa, prestando attenzione a rimanere nei confini del teatrino elettorale borghese e promuovendo una raccolta firme per presentarsi alle Amministrative circoscritta al centro storico e quindi lontana dai posti di lavoro e dalle questioni centrali della città. Da qui anche l’enorme difficoltà (e volontà) a partecipare ad azioni di rottura quali, ad esempio, la pulizia antifascista di viale Umberto I e le contestazioni al PD e ai sionisti il 25 aprile.
L’altra lista, Movimento per Reggio Emilia, ha articolato, quale principale tratto distintivo, una propaganda più di spinta sulle questioni di fase (come sulla contrarietà alla NATO e contro la guerra) e, grazie anche alle entrature nel sistema locale costruite negli anni da alcuni soggetti appartenenti alla lista, ha avuto un migliore eco sulla stampa cittadina. Il limite è che si è, di fatto, attestata a ciò. Anzi, questo è un campanello d’allarme importante in quanto una propaganda “d’attacco” senza una pratica immediatamente corrispondente è il tipico giochino da campagna elettorale che fa da colonna sonora alle elezioni borghesi. Questa scissione dimostra l’estrema necessità, quale anche criterio di valutazione e livello di responsabilizzazione di fronte alle masse, di dover far corrispondere programmi di rottura (di per sé buoni ma non sufficienti) ad azioni di rottura. Inoltre, come emerso nel suo intervento alla nostra Festa della Riscossa Popolare nel dibattito del 25 maggio, posizioni della candidata sindaco Soragni su ulteriori implementazioni di dotazioni, quali il teaser, a Vigili Urbani e Forze dell’Ordine in generale quale viatico in materia di sicurezza sono da rigettare senza appello perché soffiano sulla deriva securitaria quando la sicurezza che ci serve è quella popolare. Bisogna essere subito conseguenti con ciò che si dice e si promette e l’assenza, in entrambe le formazioni, di questa consequenzialità ci porta a confermare l’importanza di concepire (e agire in linea) le elezioni quale strumento, ponte e non un fine.
Il lavoro quindi non è ancora finito, l’8 e il 9 giugno sono e devono essere due giorni di mobilitazione attiva dentro e fuori i seggi elettorali a partire dall’organizzare volantinaggi e striscionate comuni davanti ai seggi elettorali. Inoltre, per chi andrà a votare l’indicazione è quella di farlo indossando una maglietta recante scritte contro la NATO e i sionisti oppure la kefiah o la bandiera della Palestina. Non c’è “nessun” 10 giugno da aspettare: c’è da continuare sulla strada intrapresa da più di un anno e cioè quella di costruire un ampio e variegato fronte anti Larghe Intese cittadino che, a partire dai nodi nevralgici della lotta di classe cittadina, tesse organizzazione e protagonismo dal basso e contribuisce a realizzarne gli interessi. Nonostante l’esito, in termini meramente elettorali, delle elezioni che porterà prevedibile scoramento, noi facciamo subito appello a chi ha la falce e il martello nel cuore e ai sinceri democratici a continuare sulla strada intrapresa, consapevoli che la crisi del PD è in aggravamento e che dipende da noi invertire la rotta. È necessario e possibile farlo: il lavoro comune di questi mesi lo dimostra e si tratta ora di passare sempre di più dalla denuncia all’azione. In questo, il settarismo e la concorrenza, visti ad esempio in campagna elettorale tra Reagire e Movimento per Reggio Emilia, sono nefasti e dobbiamo combatterli con rinnovata forza in quanto non solo è possibile mantenere il coordinamento e il fronte anti Larghe Intese cittadino (dalla Sanità, alla sicurezza popolare, al lavoro e sulla Palestina) ma dobbiamo anche implementarlo, sviluppando quanto fatto (e non fatto) in campagna elettorale!
Con lo sguardo rivolto in questa direzione, centrando la nostra analisi sul movimento reale cittadino (anche pregresso) e ai fini di procedere nella lotta per trasformare i limiti espressi in campagna elettorale in volani di concatenazione e sviluppo dell’opera comune, tra le due liste anti Larghe Intese, indichiamo Reagire quella a cui indirizzare le proprie preferenze. In particolare, ci sono singoli candidati che hanno dimostrato e che portano elementi utili alla messa al centro degli interessi delle masse popolari e che quindi rappresentano il contenuto di quell’orizzonte che indichiamo e che sta alla base della nostra indicazione di voto, tutta protesa al prosieguo dell’azione coordinata anti Larghe Intese: Araceli Barrus y de Andres per il suo costante impegno a difesa del SSN ed Elanor Marcella Miselli per l’esperienza del Comitato Autonomo Mirabello. Inoltre, fedeli alla linea della messa al centro delle prerogative politiche del lavoro unitario anti Larghe Intese, singoli candidati della lista Movimento per Reggio Emilia è decisamente utile che continuino a contribuire al percorso e al processo cittadino in essere, a partire da Verusca Barbieri e Maria Pergetti da sempre presenti nelle e a fianco delle lotte cittadine.
L’8 e il 9 giugno non sono un approdo, ma una tappa!
Non un voto alle Larghe Intese nostrane, al Partito Democratico e orpelli!
Avanti nella costruzione e promozione del fronte anti Larghe Intese fino ad esprimere un’Amministrazione Locale d’Emergenza, espressione diretta dei bisogni e degli interessi di lavoratori e cittadini!