Elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Indicazioni di voto del P.Carc

Liberare il nostro paese dal cappio della UE e dall’asservimento agli imperialisti USA e ai sionisti!

Usare anche le giornate di votazioni dell’8 e 9 giugno per organizzare e mobilitare contro il governo Meloni e l’economia di guerra, contro la guerra USA- NATO e in solidarietà con la Palestina!

Sviluppare dopo le elezioni i risultati in termini di organizzazione, mobilitazione e coordinamento raggiunti con le irruzioni e le iniziative fatte durante la campagna elettorale!

Una premessa in tre punti

1. L’Unione Europea è un organismo che ha mosso i suoi primi passi all’indomani della Seconda guerra mondiale per iniziativa degli imperialisti USA come strumento, insieme al Piano Marshall e all’istituzione della NATO, della lotta contro il movimento rivoluzionario (socialista e anticoloniale) che si sviluppava in tutto il mondo e contro l’Unione Sovietica, base rossa mondiale della rivoluzione proletaria, uscita dalla vittoria sul nazifascismo con un enorme prestigio. Negli anni ‘80, con l’inizio della seconda crisi generale del capitalismo e con l’URSS e le democrazie dell’Europa orientale avviate sulla via della reintegrazione graduale e pacifica nel sistema imperialista mondiale, il processo di unificazione europea è stato preso in mano dagli imperialisti europei (con alla testa quelli francesi e tedeschi) per dirigere i governi dei singoli paesi europei e ridurli ad agenzie locali del sistema finanziario internazionale e per eliminare le conquiste strappate dalle masse quando il movimento comunista era forte, mettendo “al riparo” dall’opposizione popolare le autorità del nostro e degli altri paesi europei. “Ce lo chiede l’Europa” è stato in ogni paese la parola d’ordine con cui le autorità hanno imposto alla massa della popolazione sacrifici crescenti, hanno spacciato come inevitabile costrizione esterna l’eliminazione delle conquiste, la distruzione del settore economico pubblico e la privatizzazione (vendita, appalto, ecc.) dei servizi pubblici (sanità, autostrade, istruzione, manutenzione del territorio e dell’ambiente, edilizia e lavori pubblici, ecc.). Dal 2008, con il precipitare della crisi del capitalismo nella sua fase acuta e terminale, l’UE è diventata anche uno strumento della contesa tra i gruppi imperialisti europei e i gruppi imperialisti USA forti anche della NATO e della rete di basi militari e agenzie spionistiche, criminali e sovversive di cui dispongono in Europa e nel mondo, contesa in cui con la guerra USA-NATO in Ucraina gli imperialisti USA hanno momentaneamente segnato un punto a loro favore.

2. Per rendere il loro organismo più adatto ai loro obiettivi, i gruppi imperialisti gli hanno dato anche una verniciata democratica: da qui il Parlamento europeo e le elezioni europee, dopo che sono falliti tutti gli altri tentativi di dare parvenze democratiche alle misure prese dagli organi dell’UE, di farle approvare dalle masse popolari con i referendum. L’UE e le sue istituzioni non sono nate dalle elezioni e dal Parlamento europeo. Sono le istituzioni dell’UE che hanno creato il Parlamento europeo e le elezioni, al loro servizio. L’esito delle elezioni europee non si ripercuote immediatamente neanche sulla composizione della CE e della BCE e tantomeno sulla loro linea d’azione.

“Al vertice della UE c’è la Commissione Europea: un organismo composto da membri non eletti (commissari europei), ma candidati dal governo in carica in ogni paese e “ammessi”, cioè selezionati, dal presidente della commissione. È l’organo esecutivo, cioè quello che prende tutte le decisioni. L’attuale presidente è Ursula von der Leyen.
Subito sotto c’è il Consiglio Europeo. È composto dai capi di Stato o di governo dei 27 paesi membri. Formalmente non ha alcun potere decisionale, ma è più corretto dire che non si assume responsabilità per nessuna decisione. L’attuale presidente è Charles Michel.
Sotto gli organi in cui si prendono le decisioni, ci sono gli organi “legislativi” (che propongono le leggi): una “camera alta” formata da membri nominati dai governi dei 27 paesi e poi il Parlamento europeo, formato da 705 membri (compreso il presidente, che attualmente è Roberta Metsola).
Il Parlamento europeo può criticare le decisioni della Commissione Europea attraverso interrogazioni scritte, può istituire commissioni d’inchiesta, ma nei fatti non conta niente” (da Resistenza n. 10- ottobre 2023).

3. Se l’UE funziona, non può che funzionare contro le masse popolari europee e del resto del mondo e portare il mondo alla guerra.
Lo porta alla guerra esterna, la terza guerra mondiale in corso: il genocidio sionista in Palestina, la guerra ibrida USA-NATO contro la Federazione Russa tramite il regime filo-nazista di Kiev in cui il via libera di Macron e Scholz agli attacchi nel territorio della Federazione Russa e all’invio di truppe in Ucraina (cioè a fare apertamente e in grande quello che adesso fanno sottobanco) trascina i paesi europei a partecipare più direttamente e su scala più ampia, l’operazione Aspides nel Mar Rosso, le manovre nel Pacifico si sono aggiunte alle missioni militari in Africa e Asia, alla guerra sporca contro paesi come Cuba, il Venezuela e la Corea del Nord e contro ogni Stato che non si piega alla volontà dei gruppi imperialisti e che non apre le frontiere alle loro scorrerie, ai loro traffici, ai loro affari.
Lo porta alla guerra interna, la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari e che anche nei paesi più ricchi uccide milioni di persone a colpi di stragi sul lavoro e malattie professionali, miseria, sfruttamento, impossibilità di curarsi, inquinamento ambientale ed eventi naturali catastrofici prevedibili e contenibili, immigrazione, incidenti stradali, emarginazione, depressione, alcool e droga.
Se l’UE non funziona, dipende da chi e che cosa non la fa funzionare. Se saranno governi d’emergenza delle masse popolari organizzate, che si costituiscono in Italia o in qualche altro paese, anche solo in uno dei maggiori paesi europei come l’Italia, scardinando l’UE scardineranno tutta la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, daranno il via in tutto il mondo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria e fermeranno la terza guerra mondiale.

Proporsi di fare dell’UE e delle sue istituzioni uno strumento della collaborazione tra i popoli europei e di usare a questo fine il Parlamento Europeo, che conta come il due di picche, è come proporsi di fare l’aria fritta: cambieremo l’Europa rompendo le catene dell’UE in Italia o in qualche altro paese europeo!
Mettere fine al catastrofico corso delle cose in un paese europeo implica la rottura con l’Unione Europea così come con la NATO: non solo uscirne, ma sovvertirle. Infatti il vortice di guerra, miseria e devastazione ambientale è quello che i gruppi imperialisti europei sono in grado di fare, stante la loro natura e la crisi generale del capitalismo, ed essi hanno creato le istituzioni dell’UE espressamente per imporlo alle popolazioni e agli Stati nazionali. Chi vuole porre fine al catastrofico corso delle cose nel proprio paese deve ristabilire la sovranità nazionale, riorganizzare (a partire dalle attività produttive) il proprio paese e instaurare rapporti di scambio, collaborazione e solidarietà con gli altri paesi disposti a fare altrettanto.
Solo se consideriamo le elezioni europee in questo quadro possiamo definire una linea d’azione e indicazioni di voto utili a trarre anche dalla campagna elettorale e dall’esito del voto quello che è possibile trarne a favore della lotta per mobilitare e organizzare le masse popolari perché costituiscano in Italia un loro governo d’emergenza, con cui farla finita con le imposizioni dell’UE, con la sudditanza agli USA-NATO e con il sostegno ai sionisti d’Israele. Tre o quattro paesi NATO che disubbidiscono o ritirano le loro truppe dalle operazioni NATO fuori dei loro confini e mandano a casa truppe e agenzie NATO, e la NATO è finita! Un paese delle dimensioni dell’Italia che trasgredisce gli ordini UE e l’UE è finita!

Nel nostro paese

Meloni e soci possono ricorrere al terrorismo mediatico e alla repressione su larga scala, alle feste della repubblica e a programmi elettorali da paese del Mulino Bianco per intossicare menti e cuori delle masse popolari e distoglierle dalla lotta di classe. Ma i fatti hanno la testa dura. Tra le masse popolari la preoccupazione per come vanno le cose e la sfiducia nei partiti delle Larghe Intese si combinano con l’insofferenza e la ribellione e si manifestano già largamente 1. nella crescente astensione dalle elezioni indette dalla borghesia, 2. nelle iniziative di solidarietà con il popolo palestinese contro il genocidio condotto dallo Stato sionista d’Israele e nelle iniziative di denuncia e opposizione alla guerra ibrida che USA-NATO conducono contro la Federazione Russa, 3. nelle molteplici lotte contro singole misure imposte dal governo Meloni e contro singole manifestazioni della distruzione dell’ambiente che la sopravvivenza del capitalismo implica. E quanto più la classe dominante del nostro paese e i suoi governi proseguono nella “guerra interna” contro le masse e nella “guerra esterna” al carro degli imperialisti USA e dei sionisti di Israele, tanto più mostrano la propria natura e contribuiscono a liberare le masse popolari dalle illusioni e dai pregiudizi “democratici” da essa propagandati e imposti.

In questo contesto è compito dei comunisti, dei lavoratori avanzati, degli antimperialisti, dei pacifisti e ambientalisti conseguenti, degli antifascisti, dei sinceri democratici

– allargare il distacco delle masse popolari dalla borghesia e dalle sue istituzioni;

– fare in modo che ogni lotta specifica faccia sorgere un’organizzazione operaia o popolare formata da uno, due, tre o più persone che opera con continuità e continua a esistere anche quando la lotta o la protesta è finita;

– sviluppare il coordinamento fra organismi operai e popolari, associazioni, movimenti e reti;

– dare un obiettivo politico alle iniziative di solidarietà con il popolo palestinese contro il genocidio sionista, alle mille iniziative di opposizione alle guerre USA-NATO, alle mobilitazioni contro le misure del governo Meloni: cacciare il governo Meloni, continuatore delle politiche dei governi delle Larghe Intese nell’interesse di padroni, banchieri, Vaticano e organizzazioni criminali, servo degli imperialisti USA-NATO, complice dei sionisti di Israele, compare di quelli UE e sostituirlo con un governo di emergenza popolare, al servizio delle masse popolari organizzate, composto da persone di loro fiducia e costituito rendendo ingovernabile il paese.
Questo è il filo che lega ogni lotta specifica e particolare (politica, sindacale, ambientale, sociale e culturale) perché è la condizione per realizzare ogni rivendicazione delle masse popolari: mettere fine alla complicità con sionisti di Israele e al protettorato USA-NATO, tenere aperte le aziende che gli speculatori vogliono chiudere o delocalizzare o rimetterle in funzione e sostenere la gestione di esse da parte degli operai organizzatisi per difenderle, investire risorse economiche e umane su salute e sicurezza sul lavoro, epurare gli agenti degli imperialisti USA-NATO, sionisti ed europei dalla Pubblica Amministrazione, attuare le piccole e grandi opere necessarie a rimettere in piedi il paese e a prevenire disastri climatici e idrogeologici annunciati. Questa è la strada realistica e praticabile per rompere le catene dell’UE, per liberare il paese dal protettorato USA-NATO e dalle trame dei sionisti e del Vaticano. Questo è il contributo che il nostro paese può dare per interrompere la Terza guerra mondiale in corso e per sostenere la lotta che le masse popolari e i popoli del mondo conducono per spezzare le catene della Comunità Internazionale. Il primo paese imperialista che rompe il giogo della Comunità Internazionale mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e ai popoli oppressi di tutto il mondo.
A questo fine dobbiamo usare anche la campagna elettorale, l’esito delle elezioni e le dinamiche che innestano sia nel campo delle masse popolari sia in quello della borghesia.

La campagna elettorale per le elezioni europee

A febbraio abbiamo indicato che, stante la natura delle elezioni europee e il contesto in cui si sarebbero svolte (vedi https://www.carc.it/2024/02/01/linganno-delle-elezioni-europee-e-lopportunita-da-cogliere/), le elezioni europee e amministrative erano un’occasione da usare per far montare la lotta contro il governo Meloni e per costruire il fronte delle forze anti Larghe Intese, conducendo una campagna elettorale che oltre ad agitare “programmi di rottura” si qualificasse per “iniziative di rottura”.
A marzo di fronte alla possibilità concreta di costruire una lista anti Larghe Intese a seguito del comunicato Unione Popolare, che fare? del 6 marzo, abbiamo lanciato a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare l’appello a rompere gli indugi, a “presentare alle elezioni europee una lista chiaramente schierata a sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche” (https://www.carc.it/2024/03/20/lettera-aperta-a-potere-al-popolo-e-agli-altri-aderenti-a-unione-popolare/) e ci siamo messi a disposizione per dare il nostro sostegno all’impresa.
Nonostante alcuni riscontri positivi da una parte di compagni di Potere al Popolo e dal PCI di Mauro Alboresi, alla fine gli indugi non sono stati rotti (https://www.carc.it/2024/04/02/organizzare-mobilitare-coordinare-e-irrompere-nella-campagna-elettorale/) e alle elezioni europee non è stata presentata alcuna lista realmente anti Larghe Intese.
La campagna elettorale, per il contesto in cui si è sviluppata, è stata comunque caratterizzata da vaste e variegate iniziative di lotta e di protesta: le mobilitazioni a sostegno della resistenza palestinese contro il genocidio sionista (dalla manifestazione nazionale del 23 febbraio alle manifestazioni settimanali fino alle occupazioni e “accampate” delle Università), i presidi contro la NATO (in particolare il 4 aprile, in occasione del 75° anniversario della sua fondazione), le manifestazioni del 25 Aprile (caratterizzate, in particolare a Milano e a Roma, dalla contestazione contro i sionisti e i loro sostenitori delle Larghe Intese, a partire dal polo PD), le manifestazioni del 1° Maggio, gli scioperi contro la strage di lavoratori, gli scioperi contro la liquidazione degli stabilimenti Stellantis, le proteste contro il Ponte sullo Stretto di Messina, la mobilitazione dei lavoratori GKN del 18 maggio che hanno unito alla loro lotta movimenti ambientalisti e di solidarietà con la Palestina, RSU e decine di organizzazioni politiche e sindacali (vedi https://www.carc.it/2024/05/23/irruzione-nella-campagna-elettorale-alcuni-esempi/), la manifestazione del 25 maggio a Napoli contro l’autonomia differenziata e il premierato organizzata da CGIL e varie associazioni, la manifestazioni nazionale contro il governo Meloni del 1° giugno a Roma, le contestazioni alla parata del 2 giugno e ai comizi di chiusura della campagna elettorale di Meloni e Salvini.

Per chi votare e come usare l’ultima settimana di campagna elettorale e le giornate del voto

Astenersi e non partecipare al voto, salvo che nelle circoscrizioni Nord-ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Val D’Aosta) e Isole (Sicilia e Sardegna) dove votare e far votare Ilaria Salis (votando la lista AVS e scrivendo solo il suo nome e cognome nello spazio delle preferenze).
Non c’è alcuna lista realmente anti Larghe Intese, neanche “Pace, Terra Dignità” (PTD) di Santoro e PRC e i suoi candidati si è distinta dalle altre nella promozione di operazione di rottura contro il governo Meloni e contro la sottomissione del paese alle guerre USA- NATO (persino Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire ecandidato con il PD, con le sue dichiarazioni sullo “scioglimento della NATO” ha superato a sinistra la lista di Santoro!). In questa situazione una consistente crescita dell’astensione, superiore al 50%, delegittimerebbe ulteriormente i partiti delle Larghe Intese (sia quelli che compongono la maggioranza di governo sia di quelli che compongono la finta opposizione euroatlantica, e le istituzioni della loro Comunità Internazionale); contribuirebbe a spezzare tra le masse illusioni e pregiudizi “democratici” (l’idea che, seppur con alcune storture, siamo in un paese democratico, l’idea che si tratta di influenzare, migliorare e “far piegare a sinistra” lo Stato della Repubblica Pontificia e il suo governo anziché spazzarli via sostituendoli con un proprio Stato e un proprio governo, la resistenze a prendere iniziative che violano le leggi borghesi); spingerebbe una parte dei sinceri democratici a prendere atto che per cambiare le cose bisogna organizzare e mobilitare chi ha interesse e la forza per farlo contro i responsabili dell’andazzo attuale e a osare di più. In sintesi: accrescerebbe le lotte tra le fazioni della Repubblica Pontifica e alimenterebbe l’ingovernabilità del paese da parte delle Larghe Intese, favorendo la creazione delle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

– Ma se vincono le forze euroscettiche e sovraniste? Quello che tali forze fanno e possono fare lo abbiamo già visto e toccato con mano nel nostro paese con Fratelli d’Italia di Meloni e la Lega di Salvini.
– Ma non è meglio dare voti al M5S, tutto sommato è meno peggio degli altri? Il voto favorevole alla missione Aspides in Parlamento la dice tutta. Quei sinceri democratici che sono rimasti nel M5S saranno spinti a darsi una mossa non dai voti, ma se vedranno che più si accodano al PD e alle prassi del teatrino della politica e più perdono voti e raccolgono disprezzo.
– Perché Ilaria Salis? La candidatura di Ilaria Salis, militante antifascista prigioniera in Ungheria (vedi https://www.carc.it/2024/05/17/sulla-candidatura-di-ilaria-salis-nella-lista-avs-per-le-elezioni-europee/), al di là delle intenzioni e dei calcoli dei promotori di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), è di fatto una candidatura di rottura con il sistema di potere della Repubblica Pontificia. Se viene eletta può diventare una spina nel fianco non solo per le Larghe Intese ma anche per AVS (che è una costola del PD), nella peggiore delle ipotesi è comunque un’antifascista tirata fuori dal carcere. La sua candidatura conferma che è possibile usare le elezioni per operazioni di rottura e di attacco: pensate ad esempio a una lista che avesse candidato Anan Yaeesh, Mansour Doghmosh, Ali Saji Rabhi Irar!

Astenersi non vuol dire restare a casa!

Usare l’ultima settimana di campagna elettorale per organizzare iniziative di contestazione ai comizi e agli eventi elettorali delle Larghe Intese e imporre i temi principali che la propaganda elettorale ha eluso.

Questo il post Facebook del Collettivo di Fabbrica GKN sulla settimana di imbarazzo, che inizia oggi.
Lunedì 3 giugno, h 20.30, venite di fronte alla tendata a Novoli, di fronte alla Regione. Inizia la settimana del loro imbarazzo. Continua il tempo della nostra dignità.
Dal corteo del 18 maggio, noi non siamo tornate/i a casa. Abbiamo continuato con la tendata alla Regione. E contemporaneamente con l’assemblea permanente, la progettazione della reindustrializzazione, la working class beer, le cargo bike.
Ma non basta. Bisogna continuare a dare spallate al muro di gomma. Facciamo un appello alla nostra rete solidale, alle personalità, artiste/i, ricercatrici/ori, giuriste e giuristi, che ci hanno sostenuto sin qua. Il 3 giugno, siamo ancora una volta tutte/i GKN: qua, di fronte alla tendata. Siamo arrivati qua insieme, torneremo insieme.
#insorgiamo

Trasformare le giornate di votazione dell’8 e 9 giugno in giornate di organizzazione e mobilitazione contro il governo Meloni, contro la guerra della NATO e in solidarietà con la Palestina organizzando, assieme ad altre forze ovunque è possibile, iniziative di propaganda davanti ai seggi: volantinaggi, affissioni di manifesti, striscioni, ecc.;

Sviluppare dopo le elezioni i risultati raggiunti e applicare gli insegnamenti che ne vengono!

Nell’appello lanciato a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare dicevamo che era possibile fare fronte agli ostacoli frapposti dalla borghesia e dal suo sistema di potere (numero firme, soglie di sbarramento, chiusura degli spazi di propaganda nella RAI pagata da tutti i cittadini e nelle reti private) chiamando a collaborare già fin dalla raccolta firmetutti agli organismi popolari mobilitati in sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio sionista, contro la guerra, la NATO, il carovita, l’economia di guerra, ecc., ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, a tutti quelli che nel PRC non sono d’accordo con la confluenza nella lista Santoro, che in definitiva fa da una spalla del PD (quindi delle Larghe Intese), ai fuoriusciti del M5S, a tutte le persone e gli organismi sinceramente contro le Larghe Intese di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente” perché la raccolta firme in questo modo “avrebbe messo in moto un percorso di convergenza delle forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono al governo Meloni e avviato una campagna elettorale non solo di propaganda di programmi radicali, ma anche di azioni radicali: di mobilitazioni contro la guerra e l’economia di guerra, contro la sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO (a partire dalla giornata contro la NATO del prossimo 4 aprile), la complicità con i sionisti, i diktat dell’UE”. Le adesioni (più di 60) e la partecipazione alla manifestazione del 1° giugno (circa 10.000 persone) promossa da Potere al Popolo confermano che era possibile. Che sia di insegnamento per sviluppare i risultati raggiunti e per avanzare nella costruzione del fronte delle forze politiche, sindacali e sociali anti Larghe Intese! Per costruire una vera alternativa al governo Meloni e a qualsiasi altro governo della finta opposizione euroatlantica dobbiamo combattere a modo nostro e superare la sfiducia in noi stessi e nelle nostre forze generata dalla sconfitta che abbiamo subito nel secolo scorso nella lotta per instaurare il socialismo anche nei paesi imperialisti.

La sconfitta è stata l’effetto di nostri errori e di nostri limiti: studiando l’esperienza impariamo a superare i limiti e a non ripetere gli errori Che instaurare il socialismo è necessario, la storia del secolo scorso e l’attuale corso delle cose lo confermano pienamente. Lo hanno confermato la storia della costruzione del socialismo in Unione Sovietica e della corrosione di questa dopo l’avvento al potere nel 1956 dei revisionisti moderni capeggiati da Kruscev, fino alla sua dissoluzione nel 1991 e l’epoca di nera e sfrenata reazione che ne è seguita. Lo ha confermato la storia dei paesi imperialisti con le grandi conquiste di civiltà e benessere strappate dalle masse popolari alla borghesia negli anni in cui nel mondo il movimento comunista cosciente e organizzato era forte e la loro sistematica eliminazione iniziata negli anni ’70 e ancora in corso. Lo confermano la guerra e la catastrofe ambientale che incombono sull’umanità a causa della sopravvivenza del sistema capitalista.

Cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un Governo di Blocco Popolare che agisca al servizio delle organizzazioni operaie e popolari: la costituzione di un governo di questo genere è la condizione per realizzare ogni rivendicazione delle masse popolari e per liberare il paese dal dominio dell’UE, della NATO e dei sionisti!

Unire intorno a questo obiettivo la mobilitazione che attualmente si esprime in molte lotte distinte e sparpagliate!

Non limitarsi a resistere agli attacchi dei nemici, ma passare sempre più spesso all’attacco. Individuare il punto e il momento giusti, concentrare le forze, attaccare e strappare dei risultati, vincere! Imparare a capire dove, quando e come attaccare per vincere!

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