La Segreteria Federale Emilia Romagna risponde alle domande dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa sulla campagna elettorale per le amministrative di Reggio Emilia.
Reggio Emilia è uno snodo fondamentale del sistema di potere del Pd. Senza trattare l’argomento per esteso, questa caratteristica conferisce alle elezioni amministrative un ruolo particolare per le dinamiche interne di uno dei poli delle Larghe Intese… come avete impostato l’intervento per irrompere nelle elezioni amministrative?
Confermiamo: Reggio Emilia rappresenta uno dei principali pilastri su cui poggia l’intero sistema clientelare, mafioso e poliziesco del Partito Democratico (Pd) a livello regionale. Ciò è dato – qui più che altrove – dal ruolo di perno economico-politico che ha assunto la ‘Ndrangheta in sinergia con la gestione e il governo del territorio di altre centrali di potere “storiche” quali il sistema cooperativo, Legacoop e le multiutility IREN e HERA (per approfondire, consigliamo la lettura dei comunicati n. 10, 13 e15 del Comitato di Partito Fratelli Cervi del (n)PCI reperibili su www.nuovopci.it).
Allo stesso tempo, è bene essere consapevoli della debolezza crescente del vertice politico di questo sistema, il PD: l’Emilia Romagna è stata il “cuore” dello scontro interno tra la corrente della segretaria Schlein (che con il sindaco Lepore esprime Bologna) e la cricca dell’attuale governatore Bonaccini. In questo senso, basti ricordare l’esito delle ultime primarie PD che hanno assestato un bel colpo all’area di Bonaccini, il quale aveva già promesso incarichi e posizioni di potere ai suoi, promosse che non ha potuto mantenere e da qui ulteriori crepe, liti e difficoltà interne. Allargando il campo, vista la santa alleanza clientelare e speculativa PD-IREN, l’arresto dell’AD di IREN Signorini sul fronte ligure è un altro degli elementi di instabilità nel campo nemico regionale, dimostrando il vero volto e contenuto dei governi delle Larghe Intese (d’altronde si sa che la campagna elettorale è contesto ideale per guerre tra bande e regolamenti di conti…).
Arrivando a Reggio Emilia, il PD ha dovuto optare per il candidato sindaco civico Massari: nonostante rimanga un nome espressione del gruppo di potere locale del PD Castagnetti-Del Rio, la scelta comporta un’incrinatura più profonda di quanto non appaia in superficie (già alle ultime comunali, nel 2019, il PD ha vinto al ballottaggio, segno che la crisi è in corso da anni). La virata civica infatti, è una novità assoluta se consideriamo la storia del governo del territorio dai revisionisti moderni del vecchio PCI ai delfini del PD che si sono succeduti per decenni con il PD quindi costretto, viste le sue politiche, a “mascherarsi”.
In questo contesto, dall’autunno scorso, come sezione reggiana “Lidia Lanzi” del P.CARC e in continuità con quanto fatto durante la pandemia e nella lotta contro il Green Pass, abbiamo articolato un intervento cittadino proteso alla costruzione di un fronte, il più ampio e variegato possibile, contro le Larghe Intese nostrane (a partire ovviamente dal PD) specificatamente ancorato alla lotta di classe territoriale. Cioè, un fronte composto da partiti, organismi di base e singoli che si ponesse l’obiettivo di dare una risposta unitaria all’aggravamento della crisi generale del capitalismo e le sue ricadute sul territorio. Dalla Sanità con focus sulla, ad esempio, chiusura dei Pronto Soccorso in provincia (tramite la promozione del Coordinamento Sanità), al convergere sulle lotte dei lavoratori come la vertenza LIDL fino alle mobilitazioni contro il genocidio sionista e i suoi complici nostrani (tramite l’impulso all’Assemblea reggiana per la Palestina): ecco i principali temi su cui abbiamo fondato questa progettualità. In continuità con ciò, siamo intervenuti affinché la campagna elettorale per le Amministrative diventasse un’opportunità per avanzare nel rafforzare il nostro campo di contro al sistema clientelare e speculativo del PD e suoi cespugli.
A tal fine, quale obiettivo, abbiamo sostenuto la costruzione di una lista elettorale che fosse nettamente schierata tanto contro il PD, quanto contro l’altro polo meloniano delle Larghe Intese. Una lista che fosse espressione e al servizio della lotta di classe cittadina, che rompesse con la promozione di soli programmi elettorali “giusti e radicali” ma che promuovesse azioni radicali e di rottura che servono alle masse popolari della nostra città. Abbiamo cioè lavorato per unire le varie realtà arrivando poi ad unirci per questa lista, a fronte dello smarcamento di altre realtà, al Partito della Rifondazione Comunista (PRC). Successivamente, abbiamo sostenuto la sua convergenza con l’area dei fuoriusciti locali del M5S in rottura con il proprio nazionale perché giustamente contrari all’indicazione di allearsi, in un abbraccio mortale, con il PD (da qui è nata la lista Movimento per Reggio Emilia – Paola Soragni sindaco).
Così, abbiamo visto con favore, in ottica unitaria, la candidatura comune a sindaco di Paola Soragni di due liste anti Larghe Intese convergenti, salvo poi dividersi per “classiche” logiche concorrenziali da elettoralismo spicciolo.
Ecco, in questi mesi, con fortune alterne, il nostro intervento è stato orientato a che questo progetto avesse non solo vita, ma anche prospettiva oltre la scadenza elettorale di giugno ma alla fine non siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo immediato prefissato.
Discorso a parte, il nostro fronte interno: quest’operazione è stata una grande scuola pratica su come i comunisti devono intervenire nelle elezioni borghesi, rendendole uno strumento e non un fine per avanzare nella riscossa operaia e popolare. Questo per noi, nel particolare, si è tradotto nel prosieguo della ristrutturazione della nostra sezione a partire dal far fare un’esperienza di lavoro politico di massa e di propaganda della nostra opera al nostro giovane segretario di Sezione in formazione, affinché diventasse sempre di più il nostro referente politico locale e il terminale della nostra linea, tattica e strategica. È stata (ed è tutt’ora) una formazione politico-organizzativa che ha richiesto un’elevazione della nostra analisi e conoscenza del contesto, una maggiore problematizzazione / elaborazione della linea della Carovana del (n)PCI e un lavoro superiore nella dialettica tra l’autonomia del Partito e la promozione del fronte. Un lavoro politico quindi che va ben oltre la campagna elettorale in sé e per sé e da qui l’estrema utilità della nostra partecipazione attiva alle elezioni.
Sono presenti candidati del P.Carc?
No. O meglio, c’erano nostri candidati: fino a marzo abbiamo mantenuto la nostra presenza interna al progetto della lista anti Larghe Intese con, principalmente, due nostri candidati della locale Sezione ma, a fronte dell’evolversi politica del progetto, li abbiamo ritirati. Infatti, nonostante alcune posizioni conquistate in termini di azione comune e dibattito politico, è stato in corso d’opera messo in discussione il senso dell’operazione per come era stata pensata e voluta. Il casus belli è stato il dibattito rispetto alla scelta del nome per la lista: la nostra proposta “Insorgere” (riprendendo e rilanciando l’esperienza del Collettivo di Fabbrica della ex GKN) ha permesso di far emergere alcune contraddizioni interne di una certa rilevanza, a partire dall’orizzonte verso cui era necessario muoversi (di contro cioè a una concezione resistenziale dell’azione dei comunisti in questa fase).
A chiarimento, non abbiamo ritirato i nostri candidati perché la nostra proposta di nome è stata bocciata. Era evidente la non disponibilità a tradurre l’impostazione politica del progetto in linea pratica conseguente e che quindi la questione del nome sarebbe stata solo la prima di una serie: poi sarebbe stato un pezzo di programma elettorale a non andare bene, poi la contrarietà ad un’azione di rottura e simili.
Era quindi prevedibile un rapido cortocircuito che avrebbe inficiato l’azione politica, impantanandoci. Così, abbiamo optato per continuare la nostra azione autonoma, la nostra campagna elettorale in città, sostenendo “dall’esterno” quelle liste che nella pratica producono un’azione realmente anti Larghe Intese e facendoci quindi promotori di iniziative entro cui far confluire, indirizzare i vari soggetti del fronte nonostante e oltre le divisioni dettate dal periodo elettorale.
Come avete impostato l’attività dell’ultima fase della campagna elettorale?
Fedeli alla linea di fare della campagna elettorale un pungolo per la costruzione del fronte anti Larghe Intese cittadino e instillando piccole irruzioni in essa, abbiamo proceduto nel lavoro territoriale già in corso: dal sostegno al protagonismo popolare nei quartieri e la loro cura come ad esempio attraverso la passeggiata antifascista in Viale Umberto I, ripulendolo dei simboli nazi-fascisti che lo lordavano; al riprenderci, politicamente, il corteo cittadino del 25 aprile caratterizzandolo contro la guerra grazie ad uno spezzone unitario il cui intervento, costellato da contestazioni al PD e alle Larghe Intese guerrafondaie, ha fatto sì che le bandiere dello Stato terrorista d’Israele non venissero esposte nella piazza dei Martiri del 7 luglio; al sostenere la lotta contro il genocidio sionista in Palestina e per avanzare nel cacciare il governo Meloni complice di ciò e in questo rientrano anche azioni quali la promozione di un volantinaggio di boicottaggio al Carrefour locale insieme all’Assemblea Reggiana per la Palestina; fino alla costruzione della due giorni della Festa della Riscossa Popolare (25-26.05) in cui abbiamo trattato di sicurezza popolare, sanità pubblica e lotta alla guerra a cui hanno partecipato, tra gli altri, anche esponenti delle liste anti Larghe Intese e delle comunità palestinesi, oltre a diversi soggetti del sindacalismo (CGIL, SI Cobas e USB) e del movimento comunista (Costituente Comunista, Resistenza Popolare e altri).
Il comune denominatore di quest’attività è l’esigenza, che è obiettivo, della messa al centro degli interessi delle masse popolari, andando a colpire il settarismo e le logiche da intergruppo (che apre all’unità al ribasso) che sussistono nel nostro campo e a stimolare organizzazione e coordinamento dal basso nei principali fronti caldi della lotta di classe. Un esempio è in campo Sanità: con al Festa di Riscossa abbiamo creato un momento per sviluppare il dibattito franco e aperto sul che fare in città, ragionando anche, pubblicamente e promuovendo il dibattito franco e aperto, su come valorizzare l’occupazione simbolica dei Poliambulatori ASUL chiusi promossa dalla lista Sinistra in Comune!, parte della coalizione PD, al fine di riaprirli. Inoltre, il dibattito è servito anche per discutere su come promuovere, anche a Reggio, gli sportelli per le liste d’attesa (si sta costruendo una rete regionale a questo fine).
Quali sono i criteri con cui valuterete l’esito positivo o negativo di questo intervento?
Coerentemente con quanto fin qui illustrato, il criterio principale è, di fatto, la continuità d’azione o meno (e il come) del fronte anti Larghe Intese durante e oltre la campagna elettorale, la sua ordinarietà d’azione e la promozione del dibattito, franco e aperto, politico proteso alla messa al centro degli interessi non di bottega, bensì quelli della lotta di classe territoriale. Significa cioè procedere nel “passare” sempre di più dalla denuncia all’agire.
Sul filone sanitario, la prima traduzione è l’impiantamento di uno sportello per le liste d’attesa coinvolgendo realtà di base e organizzazioni popolari (come in corso con il Collettivo Autonomo Mirabello); sul piano della solidarietà alla Palestina significa integrare in maniera crescente la saldatura con la classe operaia cittadina e operare interventi che minano la complicità italiana locale con i sionisti (come fatto per l’accordo IREN-Mekorot) a partire dalla messa nel mirino di UniMoRe e Carrefour; sul fronte del governo del territorio, sostenere – facendola diventare una questione di ordine pubblico – attivamente la battaglia promossa da Extinction Rebellion contro l’ennesimo Conad in una zona verde e creando collegamenti con il resto delle vertenze nella GDO locale, in primis quella LIDL e la questione degli orari di apertura dei supermercati; sul fronte lavorativo, che è direttamente in sinergia con la sicurezza popolare del territorio (quindi un lavoro utile, dignitoso e sicuro per tutti e contrastando lo smantellamento del tessuto produttivo in loco), significa promuovere dei presidi unitari, delle Tende sulla Sicurezza sul lavoro fuori i posti di lavoro e di fronte alle principali istituzioni che si occupano della materia allo scopo di tessere organizzazione operaia, realizzando così la sicurezza sul lavoro che drammaticamente serve.
Queste sono le “basi” di verifica e valutazione post 8-9 giugno e durante la campagna elettorale, sebbene sia corretto ribadire che un’unica lista anti Larghe Intese, con nostra presenza interna, non è stata costruita e che non abbiamo conseguito risultati significativi in termini di azioni di rottura da parte delle liste anti Larghe Intese, abbiamo però creato condizioni favorevoli e superiori, conquistando alcune posizioni, per avanzare in questa direzione e progettualità.
Sul nostro fronte interno, l’intervento nella campagna elettorale ha contributo a entrare ancora di più, da parte della nostra sezione, nella politica cittadina, nel suo dibattito e prerogative e ad avanzare nella ristrutturazione della sezione stessa, a partire dal suo nuovo segretario.
Per queste ragioni, il primo, parziale, bilancio è principalmente positivo.
Siamo alle conclusioni, avete qualcos’altro da aggiungere?
Sì. La campagna elettorale condotta in Emilia Romagna, in particolare a Reggio Emilia, è stata da scenario e da base per procedere nella trasformazione, nostra di Partito, dell’attuale direzione della Federazione e in particolare della sua Segreteria Federale. Infatti, da ormai diversi mesi, la nostra organizzazione regionale internamente sta dispiegando la costruzione di un suo nuovo nucleo dirigente in contemporanea alla formazione di nuovi compagni e compagne e al consolidamento della nostra presenza (in particolare Bologna, Reggio Emilia e Ravenna) e questa campagna elettorale è stata un ottimo impulso politico e organizzativo a che questo progetto procedesse spedito, temprando il “nuovo” collettivo.
Su posizioni di prospettiva ma pur sempre di lotta (e ciò, oltre che naturale, è sano!), il radicamento del Partito in regione e l’applicazione della sua linea procede e procederà con il trasferimento dell’attuale segretario Federale ad altri compiti e l’assunzione di nuove e superiori responsabilità da parte della restante Segreteria Federale e di altri compagni nel resto delle sezioni e presidio.
L’Emilia Romagna non ha solo una storia gloriosa di lotta di classe: è un perno imprescindibile della nuova Italia che, a partire dal dotarci di un governo di emergenza popolare, dobbiamo costruire e che stiamo costruendo imparando a valorizzare ogni aspetto della nostra società, quindi anche le elezioni trasformandole in un volano per la riscossa operaia e popolare di questa ricca terra.