Abbiamo intervistato Claudia Marcolini, segretaria Federale della Lombardia per trattare della campagna elettorale per le amministrative di Bergamo, città in cui non sono presenti liste anti Larghe Intese propriamente dette alle elezioni, pertanto l’irruzione nella campagna elettorale ha dovuto seguire una strada particolare.
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A Bergamo non sarà presente nessuna lista anti Larghe Intese. È stato fatto un lavoro preliminare per presentarne una? Se sì, cosa non ha funzionato?
La Sezione di Bergamo ha avviato la sua campagna elettorale fin dallo scorso autunno: nello specifico abbiamo usato la Festa della Riscossa Popolare di Sezione per avviare un dibattito su cosa significasse irrompere nella campagna elettorale, su come usare le elezioni per rafforzare il protagonismo e l’organizzazione popolare e costruire un fronte che si opponesse alla politica antipopolare condotta a livello locale dal polo Pd, con la finta opposizione del centro destra.
Il tema della Festa ha infatti visto la partecipazione e l’esperienza della Lista Massa Insorge, della Consulta Popolare per la Salute e la Sanità di Napoli e lo Sportello sanitario di Gratosoglio-Milano.
Inizialmente, i compagni e attivisti che hanno partecipato al dibattito hanno risposto favorevolmente, ritenendo utile e interessante, sviluppare esperienze simili a partire dall’azione del Comitato d’Azione per la Sanità Pubblica di Bergamo (Casp) e usare la campagna elettorale per rafforzare la lotta per la difesa della sanità pubblica. Ma nel comitato non tutti erano d’accordo. Qualcuno, giustamente scontento e stufo del politicantismo, vede le masse popolari come massa di manovra di cui i partiti borghesi si occupano solamente a ridosso delle elezioni e per paura di essere strumentalizzato, ha portato la linea di stare alla larga dalla campagna elettorale. È normale che non tutti siano d’accordo, per questo abbiamo proseguito anche indipendentemente dal Comitato.
Nel corso dei primi mesi dell’anno abbiamo promosso alcuni incontri con i compagni del circolo di Bergamo del Prc, una realtà interessante per il suo attivismo sul territorio: oltre a promuovere una serie di sportelli di sostegno popolare nella loro sede, sono attivi nella promozione di lotte per la casa con Unione Inquilini, contro le speculazioni edilizie e per l’ambiente.
A gennaio il Prc stava interloquendo con il M5s per fare una lista unitaria, con alcune discriminanti:
1. trovare un accordo su un candidato sindaco esponente dei comitati popolari di Bergamo, 2. nessun sostegno, nemmeno al ballottaggio, al Pd e alle Larghe Intese.
Noi abbiamo portato ai compagni di Rifondazione la proposta di fare una campagna elettorale “di rottura” con o senza il M5s, ossia superare lo schema classico a cui ci hanno educato i revisionisti moderni e la borghesia per cui ci si limita a formulare programmi, magari anche belli, ma che non tengono conto della necessità di mobilitare e organizzare le masse popolari per la loro attuazione. È necessario, anzi, mobilitarsi e mobilitare per denunciare la condotta criminale delle Larghe Intese (il sindaco Pd, Gori, è stato un esempio in tal senso durante la pandemia con la sua “Bergamo non si ferma”), per scrivere insieme ai comitati popolari il programma che serve alla città e al nostro paese e attuare direttamente e dal basso le misure che possono essere attuate: l’occupazione di immobili per chi non ha casa, le ispezioni nelle aziende dove non vengono rispettate le norme di sicurezza, la costruzione di ambulatori popolari per far fronte al taglio dei medici di base e di sportelli contro le lunghe liste di attesa, la mobilitazione degli studenti contro gli accordi degli atenei con aziende che producono armi o con i sionisti di Israele.
Poi abbiamo provato a contattare anche altre realtà anti Larghe Intese come Potere al Popolo, ma senza alcuna risposta.
Quindi abbiamo deciso di mettere in campo una serie di iniziative che trattassero del tema della sanità legata anche all’irruzione nella campagna elettorale: un dibattito sull’esperienza dei Consigli di Fabbrica organizzato con Usb; un dibattito con Medicina Democratica e un centro studi antifascista sulla costruzione del Ssn; l’avvio dello sportello con il Casp e dei presidi per promuovere le attività dello sportello e raccogliere nuove forze nel Comitato.
Nel frattempo c’è stata la decisione da parte del M5s di candidarsi con una lista autonoma e alla fine il Prc ha deciso di non presentare alcuna lista. Il risultato è, quindi, che non ci saranno liste propriamente anti Larghe Intese alle amministrative di Bergamo.
Quello che è andato storto è dovuto al fatto che abbiamo avuto poca fiducia nelle nostre forze e nella nostra linea sulle elezioni per cui anche piccole forze possono determinare sommovimenti se la linea è applicata fino in fondo perché durante la campagna elettorale: 1. una parte delle masse popolari si interessa e si mobilita (anche tra quelli che hanno deciso di non votare) e 2. gli esponenti delle Larghe Intese sono sotto i riflettori, il giudizio diretto delle masse popolari e quindi…si possono aprire contraddizioni, fare rotture e creare schieramenti a favore delle masse popolari. Siamo ancora malati dall’astensionismo di principio, che è una deviazione che al nostro interno esiste.
Mi spiego. Quello che abbiamo detto al Prc di fare, avremmo dovuto iniziare a farlo noi: incontri con comitati per ragionare su pezzi del programma, stesura del programma sulla sanità che serve a Bergamo con il Casp, promuovere irruzioni durante commemorazioni e iniziative delle Larghe Intese (il primo risale a marzo, in occasione della giornata delle vittime del Covid in cui tutti i partiti delle Larghe Intese responsabili delle politiche criminali sanitarie hanno fatto la loro passerella indisturbati). Questo avrebbe dato più fiducia a noi, agli organismi popolari e anche ai partiti e forze anti Larghe Intese, perché avrebbe alimentato il protagonismo popolare e creato schieramenti e contraddizioni nelle Larghe Intese.
Ancora dobbiamofare i conti con il nostro astensionismo di principio: aver fatto un bilancio intermedio sul lavoro svolto ci è stato utile per iniziare una rettifica che è ancora in corso.
Perché il P.Carc non si è messo alla testa della costruzione della lista? Quale è stato l’aspetto che avete messo al centro del lavoro elettorale?
Abbiamo riflettuto sul fatto di candidarci con il Prc, ma la decisione è stata che per noi era principale irrompere nella campagna elettorale “da fuori”, stante anche il fatto che a Bergamo non abbiamo un concentramento di forze e che i compagni sono impiegati anche in altre istanze di partito. Certo, se avessimo dato la nostra disponibilità ci saremmo impegnati di più a dar battaglia contro la sfiducia e l’elettoralismo che caratterizza ancora molti compagni. Abbiamo però deciso di dedicarci alla costruzione del Casp, alla lotta sulla sanità pubblica, oltre che sull’attività della Sezione e del Partito indipendentemente dalla campagna elettorale.
Come si fa l’irruzione in campagna elettorale senza avere una propria lista o per lo meno una lista di riferimento?
L’irruzione, come abbiamo più volte detto, la facciamo anche se non abbiamo liste di riferimento. L’irruzione infatti la fanno le masse popolari, che ne siano coscienti o meno, con la loro mobilitazione e il loro protagonismo. Un esempio in tal senso è stata la mobilitazione degli agricoltori dell’autunno, che hanno di fatto aperto la campagna elettorale per le europee.
L’irruzione la facciamo anche noi, in maniera cosciente, con iniziative di rottura che mostrano le responsabilità delle Larghe Intese rispetto alla degenerazione della società e delle condizioni di vita di milioni di masse popolari, smantellamento dei settori produttivi di beni e servizi (come la sanità, la scuola, ecc.), la promozione e il sostegno di guerre al carro della Nato e dei sionisti e a danno delle masse popolari come sta succedendo in Palestina e Ucraina. Come abbiamo scritto in vari comunicati e articoli, l’irruzione nella campagna elettorale la possiamo fare in vari modi: a Bergamo abbiamo deciso di concentrarci sul tema della sanità, anche se spesso ci siamo sentiti dire che non è un tema da portare alle amministrative perché le decisioni vengono prese a livello di Regione. Ribadiamo invece che un sindaco e una giunta sono direttamente responsabili della salute dei cittadini e hanno importanti poteri che possono far valere con gli amministratori regionali. Pensiamo se Gori avesse imposto, contro i diktat di Confindustria e della giunta Fontana-Gallera la zona rossa a Brembo e Alzano Lombardo, se avesse impedito l’applicazione delle direttive sul trasferimento dei malati di Covid nelle RSA… Certo che la sanità non sarebbe migliorata, ma avrebbe dato un segnale importante su come gestire in maniera diversa la pandemia e evitato migliaia di morti…
Quindi, tornando all’irruzione: oltre a promuovere mobilitazioni che chiamavano in causa i candidati, abbiamo cercato di presenziare le iniziative dei candidati per smascherali sul tema della sanità pubblica e della necessità di rifondarla.
Abbiamo proposto anche al Prc di costruire insieme alcune mobilitazioni e un’“iniziativa di rottura” a conclusione della campagna elettorale, un consiglio comunale popolare aperto alla cittadinanza e ai comitati popolari di Bergamo, per mettere in chiaro alle Larghe Intese che il governo che serve alla città e le misure che servono alle masse popolari sono ben diverse dalle ricette di lacrime e sangue che promuovono loro.
Siamo alle conclusioni, hai delle cose da aggiungere?
Sì. Un altro aspetto che riteniamo importante nell’usare a favore delle masse popolari la campagna elettorale è anche quello di presenziare ai seggi l’8 e il 9 giugno organizzandosi con iniziative politiche di vario genere: dall’andare a votare con bandiere e kefie in solidarietà al popolo palestinese, al promuovere presidi fuori dai seggi di denuncia dello smantellamento della sanità pubblica e che propagandino invece che ci sono organizzazioni popolari come il Casp che hanno l’obiettivo di rifondarla e fanno azioni, sportelli, mobilitazioni che sostengono le masse popolari a far fronte alle lunghe liste d’attesa.
Queste mobilitazioni oltre ad essere legittime stante la grave situazione in cui ci troviamo, servono anche a riprendersi quegli spazi di agibilità politica che via via stanno smantellando per far fronte alla crescente mobilitazione delle masse popolari.