Il 23 maggio del 1992 a Capaci (Pa), con una carica esplosiva pari a 500 kg di tritolo, Cosa Nostra ha fatto saltare il tratto dell’autostrada A29 uccidendo il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie e quattro agenti della scorta.
Nei giorni scorsi si sono tenute le celebrazioni della strage di Capaci. Una ricorrenza che i vertici della Repubblica Pontificia usano per mettere in campo operazioni di unità nazionale presentandosi alle masse popolari come paladini della lotta alla Mafia e cultori della legalità.
Primo tra tutti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che anche quest’anno ha avuto il coraggio di dire che i loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso. Come sempre l’aspetto decisivo è valutare le frasi in base a chi le prouncia. Che dire dunque dell’antimafia di Mattarella? Una risposta la trovate in questo articolo Sergio Mattarella, la Mafia e la nuova liberazione del paese.
Il ministro dell’interno Piantedosi, accompagnato dalla crème del governo Meloni, come il ministro della giustizia Nordio, ha partecipato alle celebrazioni di palazzo Jung, dove oltre ai molti interventi sul tema del contrasto alle mafie, sono state fatte riflessioni sul “dramma” dei caduti sul lavoro. Lacrime di coccodrillo sono infatti state versate per la strage di Casteldaccia da esponenti dell’ennesimo governo che, ad esempio, non muove un dito contro e organizzazioni criminali nel mondo degli appalti, complici e braccia armate dei capitalisti nello sfruttamento e morte per i lavoratori.
A Palermo non è mancato nemmeno il PD che, rappresentato dalla Schlein che ha partecipato al corteo unitario in ricordo delle vittime.
Ci provano con tutte le loro forze a conquistare qualche consenso, perché no, qualche voto in più alle prossime elezioni europee, facendo leva sui sentimenti di opposizione all’azione delle organizzazioni criminali contro cui da anni le masse popolari si mobilitano e si organizzano.
Mobilitazione e organizzazione che lo scorso 23 maggio ha coinvolto unitariamente associazioni, comitati studenteschi e organizzazioni sindacali che si sono riversate a Palermo per contestare il sindaco Lagalla e la Fondazione Falcone. Dopo il diniego dell’anno scorso con cui il prefetto aveva impedito il passaggio del corteo dai luoghi della commemorazione per il timore di contestazioni e che portò allo scontro con le forze dell’ordine, quest’anno le masse popolari hanno organizzato una vera e propria irruzione nella cerimonia istituzionale!
Alla vuota antimafia padronale, complice e socia in affari della Mafia, promossa dai partiti delle Larghe Intese è stata opposta l’antimafia popolare, quella di chi vuole costruire un nuovo governo del nostro paese. Un governo in cui non c’è spazio per Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Pd e i suoi cespugli perchè sarà espressione dei comitati, collettivi e associazioni e del resto del movimento organizzato delle masse popolari.
Nel contestare l’intervento di Maria Falcone e nei cori contro il sindaco, il presidente della regione Schifani, il fondatore della Nuova Democrazia Cristiana Cuffaro e il co-fondatore di Forza italia Dell’Utri, il messaggio delle masse popolari siciliane è passato forte e chiaro: Fuori la Mafia dallo stato!
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È Stato la Mafia? Sì
L’equilibrio politico su cui si è assestato il nostro paese dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1992 è stato quello del regime della Democrazia Cristiana, regime politico che sintetizzava gli interessi di quei gruppi imperialisti e centri di poteri internazionali e locali che erano usciti più rafforzati dalla guerra, sia rispetto alla lotta con gli altri gruppi imperialisti che nell’alleanza conto il movimento comunista che avevano stretto. Tali poteri sono gli USA, il Vaticano, le organizzazioni padronali e la Mafia.
Nel nostro paese, quindi, la Mafia costituisce, insieme al Vaticano e ai gruppi imperialisti americani, una parte di quella anomala combinazione di poteri sovrani occulti e irresponsabili di cui si compone il regime politico instaurato nel 1948 e oggi in pieno disfacimento: la Repubblica Pontificia. Tale regime, inoltre, in virtù della debolezza della sua borghesia e della compresenza di tanti gruppi e centri di potere che si scontrano tra loro è particolarmente instabile, alimenta l’ingovernabilità del Paese e favorisce l’azione dei comunisti.
I fatti avvenuti all’inizio degli anni novanta vanno inquadrati nella lotta furibonda tra i gruppi imperialisti del nostro paese. Tali scontri erano e sono alimentati dall’avanzare della crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitali (iniziata a metà degli anni Settanta) che aveva segnato la fine del “capitalismo dal volto umano”, su cui reggeva il Regime della Democrazia Cristiana (DC), l’avvio della fase di attacco alle conquiste economiche e sociali (e il conseguente sviluppo di movimento di resistenza alla crisi), che spinge i vari gruppi a cercare di imporre un ordinamento politico del paese più confacente alla nuova situazione economica e politica (da qui l’inizio della fase di putrefazione del Regime DC (guerre per bande e di mafie, corruzione dilagante, instabilità politica, ecc.) in cui il paese è immerso da 25 anni.
Quanto successo nel 1993, dunque, è parte della guerra per bande, fatta di scontri sanguinosi e di tregue armate che attraversa la borghesia imperialista del nostro come degli altri paesi imperialisti. Le stragi di Capaci e di via D’Amelio, ecc. hanno rappresentato, in particolare, la risposta della Mafia da un lato e dei gruppi politici ed economici facenti capo al CAF (Craxi – Andreotti – Forlani) dall’altro al tentativo, portato avanti tramite l’operazione Tangentopoli – Mani Pulite, di estrometterli dal nuovo assetto politico del paese. L’esito di questo scontro fu, appunto, la “trattativa” condotta da parte dei vertici militari (Mori, Subranni, De Donno), dei servizi segreti (Contrada) e della politica (Napolitano, Mancino, Conso, ecc.) conclusasi con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi e del suo sodale, il mafioso Dell’Utri, quali nuovi referenti politici della Mafia.
È fuorviante quindi parlare di trattativa Stato-Mafia. La Mafia è parte integrante dello Stato, è uno dei poteri di cui lo Stato italiano è composto.
La lotta alla Mafia è lotta di classe
La lotta alla Mafia è un pezzo della lotta per liberare il nostro paese dalle forze occupanti che tengono in scacco e opprimo gli operai, i lavoratori, i precari e i disoccupati. Una lotta in cui fare piazza pulita dei gruppi imperialisti Usa, Ue e sionisti, del Vaticano, delle Organizzazioni Criminali e di tutte le associazioni dei padroni come Confindustria. Questa è la liberazione del paese che serve e che le masse popolari italiane guidate dai comunisti sono chiamate a fare. Questa la via per mettere fine alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista gli muove contro, che oggi ha come suoi alfieri Sergio Mattarella e la loro burattina, la scimmiottatrice del fascismo del XX secolo, Giorgia Meloni. Una liberazione che oggi passa dalla costituzione di organismi operai e popolari che in ogni azienda e quartiere non devono tregua al nemico, ma moltiplicarsi, coordinarsi e agire da nuove autorità fino a imporre un proprio governo, un Governo di Emergenza Popolare. Questa la via per costruire e rafforzare le condizioni per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
I comunisti del nostro paese da sempre hanno combattuto la Mafia e il suo ruolo di oppressione, repressione e sfruttamento delle masse popolari in combutta con gli altri poteri che dirigono lo Stato. Un ruolo che oggi va ripreso, rinnovato e portato fino in fondo, fino all’instaurazione del socialismo in Italia. Facciamo nostra l’affermazione del compagno Peppino Impastato “la Mafia è una montagna di merda” portandola alle sue estreme conseguenze. La Repubblica Pontificia è una montagna di merda. Per porre fine a questo stato di cose gli operai, i lavoratori, i precari e i disoccupati del nostro paese, insieme ai comunisti, devono far valere tutta la loro forza e spazzarla via!
Dall’articolo Tutti assolti nella trattativa Stato-Mafia, Agenzia Stampa – Staffetta Rossa, 5 maggio 2023