Pubblichiamo l’intervista realizzata a Mimmo Sella, lavoratore della sanità pubblica e animatore del comitato “C’avite acciso ‘a salute” (Ndr. “ci avete ucciso la salute”), attivo nell’area vesuviana in provincia di Napoli. Sella oltre a raccontare delle lotte in corso contro lo smantellamento della sanità pubblica e di esperienze di organizzazione e coordinamento per portarle avanti, mostra alcuni esempi di mobilitazione e di irruzione delle masse popolari nella campagna elettorale per le amministrative in alcuni comuni della zona. Anche appuntamenti come quelli elettorali possono essere utilizzati dalla parte organizzata delle masse popolari per mobilitarsi e imporre le misure necessarie ai propri interessi.
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A che punto è la vertenza per la riapertura dei Pronto Soccorso di Boscotrecase e di Torre Annunziata?
Anzitutto volevo fare una piccola premessa: la zona vesuviana è stata sempre una fucina di contestazioni, dal tardo ‘800 fino ai giorni nostri, anche perché spesso in essa è mancata la libertà che, come diceva Piero Calamandrei, è come l’aria. Basti pensare ai moti dei pastai del 1904, peraltro portati avanti soprattutto dalle donne, che fecero una serie di scioperi durissimi per protestare contro le loro barbare condizioni di lavoro. In un momento come questo, il popolo della zona vesuviana sente la contestazione e la lotta come un’esigenza vitale. La situazione della sanità pubblica, in particolare, è disastrosa: da una parte ci avvelenano (si vedano le tre-quattro discariche che ci sono sul nostro territorio), dall’altra chiudono gli ospedali.
Al momento non esistono le condizioni né per aprire il Pronto Soccorso di Boscotrecase, né per migliorare quello di Castellammare, né per alleggerire il carico che attualmente grava sul Maresca. Teniamo conto che, al momento, l’unica porta di accesso alle cure ospedaliere, urgenti o meno che siano, è il Pronto Soccorso e che i cittadini vesuviani, circa un milione di abitanti, per accedere ad un Pronto Soccorso, a meno che non sia una vera emergenza-urgenza, devono fare dei giri enormi, spostandosi addirittura fino a Salerno, a Napoli, o a Caserta. Nell’area vesuviana venivano erogate circa 200.000 prestazioni di Pronto Soccorso (PS) che oggi sono drasticamente diminuite, o perchè le persone non si curano più o perché i PS Chiudono.
Puoi ricostruire brevemente la storia del comitato “C’avite acciso ‘a salute”? Quali sono le principali iniziative che avete portato avanti?
Il comitato “C’avite acciso ‘a salute” si è formato dopo la pandemia da Covid, tramite un gruppo di semplici cittadini che aveva l’idea di ricostruire, dopo l’emergenza, un tessuto sociale e aggregativo incontrandosi per migliorare le condizioni della sanità nel territorio. Nel corso dell’emergenza Covid fu chiuso, dalla sera alla mattina, il PS di Boscotrecase e addirittura fu impedito l’accesso al PS e furono chiusi i reparti. Parliamo di un periodo in cui la richiesta di cure fu molto alta. Facciamo un rapido calcolo sulla situazione sanitaria dell’ASL Napoli 3 sud: si tratta di un’ASL che serve un milione e duecentomila abitanti, impiega 5000 dipendenti, ma è dotata di soli 500 posti letto. Chiudendo il PS di Boscotrecase e sopprimendo altri servizi (anche Castellammare ha “contribuito” nel corso dell’emergenza Covid) i posti letto attivi da 500 sono diventati circa 360.
In questo momento, quindi, i cittadini della zona vesuviana pagano un grande scotto in termini di salute e di prevenzione. In questo contesto il comitato ha messo in piedi una vasta gamma di mobilitazioni popolari: dall’allestimento del presidio fisso all’ospedale di Boscotrecase, fino alla manifestazione a Torre Annunziata, cui hanno partecipato circa 5000 persone, diverse fiaccolate a Pompei estremamente partecipate. Tuttavia, nonostante questo livello di mobilitazione, le istituzioni non danno alcuna risposta significativa. Abbiamo scritto diverse petizioni, abbiamo inviato una lettera al difensore civico regionale in cui denunciamo la mancata applicazione dell’articolo 32 della Costituzione nel nostro territorio e proprio in questo momento abbiamo chiesto al presidente dell’ANCI Campania di farsi garante di un incontro con le istituzioni regionali visto che, man mano che andiamo avanti, i problemi generati dalla distruzione della sanità pubblica nel nostro territorio si faranno sempre più pressanti.
La lotta per la difesa e l’ampliamento della sanità pubblica costituisce oggi uno dei principali ambiti di mobilitazione su tutto il territorio di Napoli e della Campania. Con quali altre realtà avete sviluppato il coordinamento? In che cosa questo coordinamento si è sostanziato?
Le lotte chiaramente si esportano e si condividono. Non esistono lotte individuali o settoriali. Siamo in contatto con varie realtà sia nella provincia di Salerno che in quella di Napoli. Inoltre, abbiamo anche dato delle soluzioni per il superamento della crisi sanitaria sulle quali chiediamo un’interlocuzione con le istituzioni regionali e abbiamo ragionato a fondo sul ruolo che il federalismo fiscale ha avuto nel distruggere la sanità campana, aggiungendosi alla cattiva gestione delle risorse da parte del governo regionale.
Cito alcuni dati: rispetto al nord abbiamo aumentato del 40% il differenziale di mortalità come testimoniato dal registro tumori dell’ASL Napoli 3 sud. Quest’aumento è causato non solo dagli elevati tassi di inquinamento ma anche da una cattiva gestione sanitaria, specie sul piano della prevenzione come testimoniato, ad esempio, dal numero abnorme di diagnosi di tumore alla mammella al terzo stadio. Crediamo che per intervenire su queste problematiche sia necessario mettere in piedi un percorso di carattere nazionale. Questo anche perché l’autonomia differenziata rischia, in corso di approvazione, di creare davvero due sanità diverse.
Il vostro comitato sta sviluppando un intervento nelle elezioni comunali che si svolgeranno a Torre Annunziata e che si inseriscono in una campagna elettorale di cui le mobilitazioni popolari di questi mesi, tutte unite dall’opposizione al governo Meloni, sono parte integrante. Che tipo di iniziative state facendo in questo senso? Quali sono stati gli esiti delle iniziative che avete svolto?
Siamo molto orgogliosi di aver cercato l’interlocuzione con i candidati sindaci. Questo anche perché i futuri sindaci avranno un ruolo fondamentale nella concessione delle risorse, viste le spinte autonomistiche determinate dall’autonomia differenziata. Tutti i candidati sindaci di Torre sono venuti al nostro presidio e hanno accolto tutte le nostre istanze, tra cui la richiesta di rimettere in piedi uno strumento essenziale che, però, non ha mai funzionato ovvero la conferenza dei servizi dei sindaci. Si tratta di un’istanza che può interloquire con l’ASL per la definizione delle prestazioni previste per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza, individuando i servizi da migliorare e da implementare. Abbiamo chiesto inoltre, in caso di prolungamento della chiusura del PS di Boscotrecase, di partecipare attivamente alle iniziative di mobilitazione promosse dal movimento, ottenendo risposte positive. Si è trattato di un momento a mio avviso fondamentale: i cittadini hanno indicato alla politica quali sono i nodi cruciali per il nostro territorio e questo ha costituito una grande vittoria.
Per ciò che riguarda le elezioni europee, non crediamo sia opportuno intervenire. Questo perché i parlamentari europei non possono avere nessuna incidenza reale sulle politiche nazionali né tanto meno su quelle territoriali, visto lo strapotere della Commissione.
Quali sono le prossime iniziative che avete in programma?
Dopo le elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno ricominceremo ad organizzare iniziative di lotta. Resta comunque in piedi il presidio a Boscotrecase che, come già detto in precedenza, è permanente. Crediamo, infine, che sia necessario allargare ulteriormente la lotta a tutta l’area metropolitana di Napoli in quanto il sistema ospedaliero è una rete e i problemi di un distretto si intrecciano inevitabilmente con quelli degli altri.