Ancora terremoto ai Campi Flegrei, altre 165 scosse. Sgomberati 19 edifici, 42 famiglie fuori casa ed evacuate le 140 detenute del carcere. Questo è il “giorno dopo” delle scosse avvenute ieri (di cui tre piuttosto forti e percettibili) con una forza che non si rilevava dagli anni ottanta. Niente danni gravi e pochi edifici lesionati ma se doveva essere una prova del livello di prevenzione, informazione della popolazione e soprattutto di organizzazione è stato un vero fiasco.
Non c’è un piano credibile. Non c’è un’informazione puntuale e una formazione alla popolazione su come comportarsi. Nessun edificio è stato realmente messo in sicurezza, tranne qualche intervento spot, né pubblico né privato.
Le cose fatte risultano tre. La prima è fare riunioni, tavoli e tavolini col governo e la regione per dire “ci stiamo muovendo”. La seconda è mettere la gente sui pulmini a fare dei giri per la città chiamate “esercitazioni”. La terza è monitorare i dati e aspettare. Ma cosa stiamo aspettando? Che il prezzo dell’emergenza la paghino le masse popolari e che diventi l’ennesimo albero della cuccagna per gli affari di costruttori, camorristi e speculatori?
Un esempio? Nel 1970 il Rione Terra fu sgomberato dall’esercito a seguito di una campagna allarmistica e di terrore sull’emergenza bradisismo. In quell’occasione tutti gli abitanti furono deportati e il Rione fu oggetto di una delle più grandi speculazioni che l’area flegrea abbia mai visto. Una piccola prova che fece da scuola all’enorme “arraffopoli” messa in campo con il terremoto del 1980. Questo succede se lasciamo in mano alle istituzioni locali e nazionali la gestione dei nostri territori.
Per questo raccogliamo come positiva la chiamata alla mobilitazione lanciata dal Comitato Pozzuoli Sicura per domani, mercoledì 22 maggio alle ore 18:00 al Rione Toiano, presso il palazzo comunale. Mobilitazione cui la Sezione Flegrea del P.CARC aderisce e chiama ad aderire!
Il futuro dell’area flegrea non può essere delegato e ridotto ad oggetto di scontro tra affaristi e politicanti perché in mano a questa gente, per le masse popolari, non si promette niente di buono. Quali misure prendere per l’emergenza bradisismo devono deciderlo le masse popolari del territorio!
Tante sono le proposte e le misure individuate da comitati, collettivi e organizzazioni politiche e sociali del territorio in questa fase. Di seguito ne rilanciamo alcune:
- mappatura immediata e pubblica degli edifici a rischio pubblici e privati e la definizione di un progetto straordinario di messa in sicurezza,
- la definizione di un piano di emergenza concreto (con l’individuazione di aree protette da attrezzate e siti sul territorio) per l’evacuazione di tutti gli edifici pubblici e privati e non la barzelletta attualmente in vigore che danneggerebbe e comprometterebbe il tessuto sociale ed economico del territorio.
- un piano di informazione pubblica costante, a partire dalle scuole, sullo stato del sisma e le indicazioni in tempo reale alla popolazione.
- installazione di info point, punti di ascolto e sostegno psicologico su tutto il territorio.
L’aspetto decisivo per l’attuazione di queste misure è che non vanno delegate alle istituzioni. Da Meloni, De Luca e i sindaci locali del Pd non arriverà nulla buono. Quello che arriverà di buono sarà quello che le masse popolari organizzandosi saranno capaci di fare direttamente o di imporre con la mobilitazione e con la lotta. Se i politicanti e gli arraffoni avessero voluto risolvere qualcosa lo avrebbero già fatto dato che è da mesi che le scosse si moltiplicano. Ora è tempo di fare irruzione dal basso, prendere in mano la situazione e decidere il da farsi!
Gli abitanti dell’area flegrea e dintorni, a partire dalle organizzazioni operaie e popolari, associazioni, comitati e collettivi già esistenti devono organizzarsi:
- promuovere assemblee pubbliche per decidere cosa fare;
- mobilitarsi per fare controllo popolare degli edifici di zona, avviare la mappatura dal basso di quelli più pericolosi e mobilitare anche tecnici ed esperti a dare una mano;
- stendere insieme agli RLS (Responsabile dei lavoratori per la Sicurezza) di zona o d’azienda disponibili, insieme ad ingegneri e tecnici disponibili un piano alternativo per la sicurezza ed evacuazione delle aziende e del territorio e imporne l’adozione da parte delle istituzioni ufficiali
- aprire dei centri di informazione popolare in cui dare indicazioni su come comportarsi in caso di emergenza e monitorare lo stato del sisma attraverso dati ufficiali dandone massima diffusione;
- moltiplicare i presidi, le mobilitazioni e le azioni di lotta per imporre le misure necessarie a mettere in sicurezza persone e cose su tutto il territorio.
Dobbiamo dichiarare noi lo stato di emergenza. Questo vuol dire organizzarsi sin da subito per individuare, attuare e imporre le misure necessarie e urgenti che vanno nei loro interessi. La mobilitazione del 22 maggio davanti al comune di Pozzuoli indetta dal Comitato Pozzuoli Sicura può essere il primo passo di questa lotta. Chiamiamo i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli studenti, i pensionati di tutto il territorio a diventare protagonisti della riscossa, il futuro di Pozzuoli dipende da noi!
Sezione Flegrea del P.CARC