Il governo Meloni e gli altri partiti delle Larghe Intese sostengono in maniera sempre più diretta e dispiegata la Nato e i sionisti. Per farlo investono nell’industria bellica e provano a eliminare ogni vincolo, norma e legge che glielo impedisce. Cercano di reprimere e censurare le mobilitazioni che dal basso vi si oppongono, per poi strumentalizzarne i contenuti nella loro campagna elettorale come hanno provato a fare, fallendo clamorosamente, il PD e i suoi cespugli nella giornata del 25 aprile.
I venti di guerra però continuano ad alimentare la fiamma della mobilitazione e della riscossa popolare che da un capo all’altro del paese mostra il protagonismo degli studenti e dei lavoratori che oggi hanno la possibilità e la forza di coordinarsi e convergere per togliere ogni spazio di questa campagna elettorale ai guerrafondai.
Nelle scorse settimane è partita l’iniziativa “l’intifada degli studenti” promossa dai Giovani palestinesi per ricordare il giorno della Nakba che ha portato centinaia di studenti a occupare con tende da campeggio e sacchi a pelo le principali università del paese. Una mobilitazione che si è aggiunta alle decine di occupazioni e iniziative in corso per condannare il genocidio del popolo palestinese e imporre la risoluzione di tutti gli accordi con le Università israeliane.
A questa lotta si sono uniti gli operai della Gkn che hanno costruito la manifestazione nazionale di sabato 18 maggio sulla necessità di marciare compatti contro l’economia di guerra del governo Meloni e degli altri partiti di Larghe Intese.
In questa mobilitazione, che ha coinvolto la classe operaia insieme al movimento studentesco, al popolo palestinese e al resto delle masse popolari organizzate e non, hanno vissuto i temi della lotta di classe. Contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, il continuo taglio ai servizi pubblici essenziali e la devastazione ambientale. Ha vissuto la denuncia delle responsabilità dei partiti e degli esponenti delle Larghe intese che non hanno mosso un dito per Gkn né per nessun’altra azienda in crisi del paese.
Irrompere unitariamente nella campagna elettorale è il filo rosso che per le prossime tre settimane deve legare tutte le mobilitazioni contro le politiche guerrafondaie e antipopolari del governo Meloni e degli altri partiti di Larghe intese. Gli studenti universitari organizzati insieme agli operai della Gkn hanno dimostrato nei fatti come si fa.
Ora a farlo devono essere i lavoratori iscritti alla Cgil che il prossimo 25 maggio, durante la manifestazione nazionale La via maestra, scenderanno in piazza a Napoli “per l’attuazione della Costituzione, per la democrazia, per la pace, per il clima, per la giustizia sociale, per il lavoro dignitoso, per dare un futuro sostenibile a questo Paese”. È questa l’occasione a partire dalla quale ciascun lavoratore può promuovere la costruzione di momenti di confronto all’interno della propria azienda, per discutere su chi, negli ultimi anni, ha reso carta straccia i diritti costituzionali. Per organizzare azioni di contestazione che impediscano al PD e soci di fare la passerella elettorale sulla pelle dei lavoratori, mentre votano a favore dei finanziamenti per la guerra.
Per lo stesso giorno è stata proclamata da Non una di meno anche la manifestazione nazionale I consultori sono nostri contro il DL 19/2024 voluto dal governo Meloni che prevede e rafforza l’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori. Una manifestazione per il diritto all’aborto e per la difesa della sanità pubblica che se non sarà apertamente in lotta contro le larghe intese, rischia di diventare la passerella elettorale per i finti oppositori del governo Meloni. Bisogna togliere spazio a chi vuole fare incetta di voti sulla pelle delle donne. Sabato prossimo le donne devono irrompere nella campagna elettorale organizzando blitz e presidi davanti ai consultori in cui è nota la presenza di antiabortisti o davanti agli ospedali in cui è nota la presenza di obiettori di coscienza e in cui si permette agli antiabortisti di seppellire i feti senza il consenso delle donne.
Nessuno spazio deve essere lasciato alla propaganda elettorale delle Larghe intese perché dove non c’è irruzione da parte delle masse popolari organizzate e coordinate, dove non sono queste a decidere i temi da affrontare nei dibattiti pubblici e quali sono le misure da adottare nei loro interessi, ogni mobilitazione diventerà passerella elettorale per le Larghe Intese.