Domenica 12 maggio, presso la Casa delle Associazioni a Brescia, abbiamo promosso il dibattito “Il ruolo della Repubblica Popolare Cinese nella seconda crisi generale del capitalismo”. L’iniziativa è stata organizzata come tappa di avvicinamento alla Festa della Riscossa Popolare della Lombardia, che si svolgerà l’1 e il 2 giugno a Milano, presso il Circolo familiare di unità proletaria in Viale Monza 140.
Questo è stato il terzo dibattito, dopo quelli tenuti a Firenze e a Cagliari, promosso per discutere del ruolo odierno della Repubblica Popolare Cinese (Rpc). Come nelle altre occasioni, anche in questa siamo partiti dagli spunti che emergono dal rapporto redatto da alcuni compagni della Fgci dopo l’esperienza di un viaggio nella Rpc nel maggio 2023. Il rapporto è un’interessante lavoro d’inchiesta che mette in risalto soprattutto alcuni aspetti del socialismo: la dittatura del proletariato e la partecipazione delle masse popolari organizzate alle attività specificamente umane. Gli stralci più salienti sono stati pubblicati sul n° 74 de La Voce del (n)PCI, mentre la versione integrale è reperibile sul n° 19 di Ragioni e Conflitti (periodico del PCI di Mauro Alboresi).
Il dibattito è stato preparato e condotto da alcuni giovani compagni del P.CARC della Lombardia, supportati da Chiara Pastacaldi della Direzione Nazionale, che ha presenziato anche nei dibattiti precedenti di Firenze e Cagliari. Purtroppo non sono intervenuti compagni della Fgci bresciana, ma erano presenti e hanno portato il loro contributo, oltre a membri e simpatizzanti del partito, lavoratori e compagni del Collettivo Gardesano Autonomo, di Resistenza Popolare, della Confederazione Cobas, della CGIL.
In questa fase di grandi sconvolgimenti a livello mondiale è importante per i comunisti porsi la questione “dove va la Repubblica Popolare Cinese”. Nel nostro partito e nel resto del movimento comunista il dibattito è aperto e tante sono le domande che emergono sulla questione e a cui è importante trovare una risposta.
Subito dopo l’introduzione sono iniziate le domande e si è discusso, a partire dalla lettura di stralci del rapporto, di vari temi.
Il principale fra quelli emersi è una questione fondamentale: la Rpc sta veramente progredendo verso il socialismo oppure no? Proprio su questo è ancora in corso un dibattito aperto anche nel nostro Partito.
Si è dunque ragionato sulla presenza della lotta di classe nel socialismo, sulla conseguente lotta tra due linee all’interno del partito e sul legame tra le due cose.
Da questa lotta derivano tutta una serie di aspetti, alcuni dei quali sono stati toccati:
– i motivi storici per i quali oggi la maggior parte delle aziende nella Rpc sono in mano privata, ovvero l’alleanza che il Pcc strinse con la borghesia nazionale anche per la creazione di forze produttive moderne nel paese;
– le effettive condizioni di lavoro, i famosi turni di 12 ore per sei giorni a settimana che scandalizzano tanto l’occidente capitalista. Abbiamo visto che in realtà non sono caratteristica di tutti i lavori, ma solo di quelli meno gravosi e solo in aziende private. È un problema conosciuto dal Pcc che si sta adoperando per elaborare nel prossimo periodo una nuova legge sul lavoro per vietarli completamente;
– la questione della censura. È presente o no nella Rpc e, in generale, nei paesi socialisti? Si è discusso di quali sono le ragioni di classe che possono renderla necessaria (è lecito o no censurare la borghesia e la sua propaganda?) e di come le opinioni che esprimiamo nel nostro mondo capitalista siano anch’esse condizionate e censurate.
– il sistema di credito sociale. Ha finalità utili a pianificare una società sempre più collettiva o è solo una forma di controllo? Vale lo stesso discorso fatto per la questione della censura: la cosa ha le stesse caratteristiche e finalità in due sistemi differenti come sono il socialismo e il capitalismo?
– la presenza o meno di rapporti di sostegno della Rpc verso gli altri paesi socialisti e Cuba in particolare;
– i motivi per i quali la linea del multipolarismo è sensata se proposta dai comunisti cinesi alla propria borghesia nazionale, ma non se proposta come linea dai comunisti dei paesi imperialisti, perché porta a posizioni attendiste.
Si è discusso di come porsi, in quanto comunisti, nei confronti della Rpc. Non si tratta di stare a guardare o di fare il “tifo per la Cina” nell’ambito delle relazioni internazionali, ma comprendere a che punto è questo paese e il Pcc per trarre gli insegnamenti necessari anche ai comunisti italiani per fare la rivoluzione socialista in Italia.