Rilanciamo la lettera dal carcere di Luigi, compagno siciliano di Antudo arrestato insieme ad altri due con l’accusa di atto terroristico contro una sede di Leonoardo Spa a Palermo. Con la lettera sono riportati anche i recapiti per scrivere al compagno, esprimergli solidarietà e sostegno per la lotta che sta conducendo ma soprattutto per informarlo di quello che avviene nelle piazze, nelle mobilitazioni e nelle lotte contro la guerra, la Nato e il genocidio del popolo palestinese. La solidarietà è un’arma, usiamola!
Il tempo può essere un castigo quando si viene privati della libertà di disporne a piacimento, quando lo stato rinchiude qualcuno in una cella e lo priva dei suoi rapporti e si prende un pezzo della sua vita.
[Italia] Solidarietà di classe: scrivere ai compagni prigionieri per rompere l’isolamento
Può essere una prova molto dura, a maggior ragione quando ad affrontarla si è da soli. Ricevere solidarietà dall’esterno infonde una forza che può fare la differenza. Cominciare uno scambio di lettere può anche alleviare la solitudine della cella e fare sentire ad una persona che non è sola.
Che sia un telegramma, una cartolina o una lettera ogni contatto con l’esterno è una piccola breccia nell’isolamento a cui vorrebbero condannare i reclusi e le recluse. Oltre a queste considerazioni, c’è il fatto che intrattenere una corrispondenza con un recluso è spesso uno spunto di crescita personale e una bella esperienza.
Lettera dal carcere di Luigi, compagno siciliano di Antudo
Con queste righe vorrei rincuorare quanti in questi giorni si sono preoccupati per la mia situazione: i compagni e le compagne, i ragazzi e le ragazze della Palestra Popolare Palermo, i miei compagni di lavoro e tutti gli amici e le amiche che, sono sicuro, mi stanno pensando e di cui sento forte la vicinanza. Purtroppo non mi è stato possibile scrivere prima e spero che questa lettera vi arrivi presto.
Giorno 21, una volta condotto al carcere Pagliarelli, dopo la burocrazia di rito, sono stato subito portato al reparto di alta sorveglianza e qui portato in isolamento dove ancora mi trovo da dieci giorni. Nonostante la freddezza dell’ambiente e la costrizione sono stato accolto con affetto dalla comunità carceraria che mi ha fatto avere generi di prima necessità e di comfort visto che al mio ingresso alla matricola mi sono stati sequestrati tanti dei miei, ritenuti non autorizzati. Alcuni detenuti, comunque, come dicevo, hanno condiviso con me cibo e prodotti per l’igiene che mi sono stati portati dai lavoranti. Sto bene e mi sento in forze.
Mi mancano tantissimo i miei bambini e mia moglie ma il mio morale è alto come sempre. I primi giorni che ero qui sono venuto a sapere indirettamente, tramite i racconti dei miei compagni di sezione, con cui riesco a comunicare attraverso le sbarre del cancello e della finestra della cella, che la notizia del mio arresto ha avuto un certo risvolto mediatico e mi hanno detto anche del corteo del giorno dopo.
Qui sono “U pumpieri” e quando sono arrivato mi hanno cantato la canzoncina “Il pompiere paura non ne ha!” Grandi!!!
A proposito del risvolto che ha avuto la vicenda, il primo giorno, un ragazzo qui in isolamento nella cella di fianco alla mia, dopo essersi informato sulla vicenda e avermi fatto diverse domande mi ha detto: «ma come quelli lucrano e si arricchiscono fabbricando armi, fanno morire una marea di persone innocenti e a te ti trattano da terrorista?»
Forse questa è la sintesi perfetta di tutte le considerazioni che si potrebbero fare sulla vicenda e di come siamo immersi in una propaganda di guerra.
Mando un abbraccio forte a tutte e a tutti, soprattutto a chi in questi mesi è stato impegnato con me nella costruzione delle mobilitazioni contro il genocidio messo in atto a danno del popolo palestinese da parte del governo israeliano, contro l’industria bellica e le implicazioni del governo italiano nel commercio di armi con paesi imperialisti e guerrafondai. Contro le politiche coloniali estrattiviste e di distruzione dei territori connesse alla guerra e contro le grandi opere funzionali alla guerra come il ponte sullo Stretto di Messina. E in generale contro le guerra imperialiste messe in atto in questa nostra epoca, come sempre, per annientare l’autodeterminazione dei popoli.
Questo provvedimento inflitto a me, Marco e Domiziana, nelle sue tempistiche, nelle sue forme e nella sua narrazione è anche un tentativo di intimidire e un attacco nei confronti del movimento.
Continuiamo nel nostro percorso di lotta a testa alta e facciamo tutto ciò che ci è possibile per far sentire la voce dei popoli oppressi e dar forza alla loro lotta di liberazione. È questo il nostro compito oggi. Non c’è altra strada per opporsi alle guerre imperialiste di quella che mette in campo la solidarietà tra i territori.
Non lasciamoci intimidire né distrarre dalla repressione.
Siamo dalla parte giusta della storia.
ANTUDO!
Luigi
Aggiornamento: Luigi e’ stato trasferito ad Alessandria
INDIRIZZO PER CARTOLINE, LETTERE, TELEGRAMMI
Luigi Spera, Casa di reclusione Alessandria “San Michele”
Strada Casale, 50/A – CAP 15122 – San Michele (AL)
Inserire in busta anche carta semplice, buste e francobolli per le risposte
Campagna di raccolta fondi per spese legali e per la famiglia
IBAN IT12S3608105138244036544045
Intestato a Alessandro Tagliarini
Causale: solidarietà