Il 9 aprile scorso, presso la centrale idroelettrica Enel di Suviana (BO), si è consumata la seconda strage sul lavoro del 2024 nella quale sono morti sette operai. Solo qualche mese prima, il 16 febbraio, nel crollo del cantiere Esselunga di Firenze ne morirono cinque. Altri cinque a Casteldaccia nel palermitano solo pochi giorni fa. Dall’inizio dell’anno ad oggi, secondo i dati raccolti e pubblicati dall’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro Bologna curato da Carlo Soricelli, sono morti 367 lavoratori sui luoghi di lavoro, che diventano 520 con le morti in itinere e sulle strade.
Dalle autorità solo lacrime di coccodrillo, retorica di circostanza, omelie pretesche, promesse e passerelle. Continua anche il teatrino parlamentare sulla patente a punti e la discussione su quanti punti assegnare a ogni azienda, quanti i punti minimi che un’azienda deve avere per operare, come un’azienda potrà recuperare i punti persi a seguito di morte o infortuni gravi degli operai.
Non dobbiamo farci ingannare dai tentativi che la classe dominante usa per farci abituare al fatto che morire sul lavoro è una fatalità o un caso sfortunato, perché vanno di pari passo con la copertura politica, economica e giuridica che i governi delle Larghe Intese danno ai capitalisti. La mano libera ai padroni, in particolare con il governo Meloni, non fa che alimentare sfruttamento, impunità, devastazione ambientale, scarico delle responsabilità sui singoli lavoratori, ricatti e insicurezza.
La sicurezza sul lavoro è diventata oggetto dell’iniziativa dei sindacati confederali e dei sindacati di base.
CGIL e UIL hanno proclamato l’11 aprile uno sciopero generale specifico con presidi davanti alle prefetture, brevi cortei o volantinaggi davanti ad alcune aziende in tutti i capoluoghi di provincia e in alcuni casi anche in altre località ma poco partecipati. Hanno organizzato il 20 aprile una manifestazione nazionale a Roma in cui la sicurezza sul lavoro è stata uno dei temi centrali. Nel comizio finale Bombardieri, segretario della UIL, è arrivato a parlare di “una guerra civile in corso nel nostro paese”. Il 28 aprile, in occasione della “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro”, la CGIL ha distribuito un dossier informativo per formare delegati e RLS. Sempre la CGIL, inoltre, il 25 aprile ha avviato la campagna referendaria “per il lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro” con la quale entro l’estate punta a raccogliere le 500 mila firme necessarie per andare poi al voto nella primavera del 2025.
Per quanto riguarda i sindacati di base, oltre a scioperi locali indetti da varie sigle, continua a risaltare l’iniziativa di USB che insieme a Rete Iside ha promosso la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare (LIP) sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e di lesioni gravi e gravissime.
Alla luce di questi sviluppi cosa è necessario fare? Per affrontare il problema della strage di lavoratori esistono due modi:
1) continuare a fare quanto è stato fatto fino a qui, cioè affidarsi al boia – Confindustria e le altre associazioni padronali – o a chi concede al boia la mannaia per colpire i lavoratori, cioè i governi formati dai partiti delle Larghe Intese e tecnici che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni. Il risultato però è quello che abbiamo già sotto gli occhi: lo stillicidio quotidiano di lavoratori morti, infortunati e malati.
2) organizzare e mobilitare i lavoratori e rafforzare l’azione di RLS, RSU e RSA azienda per azienda affinché attuino direttamente le misure necessarie, per bloccare la produzione quando e dove ci sono criticità, per richiedere controlli dell’Ispettorato sul Lavoro e delle ASL e denunciare quando non avvengono.
Scarica il volantino “Sicurezza sul lavoro e smantellamento industriale” e diffondilo tra i tuoi, compagni di sindacato e conoscenti che vogliono mobilitarsi contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e per la salvaguardia dei posti di lavoro. Un nemico, un fronte, una lotta!
Anche precarietà e sistema degli appalti sono tra le cause dello stillicidio quotidiano di lavoratori, insieme allo smantellamento dell’apparato produttivo, alla vendita di aziende italiane a multinazionali estere e a fondi di investimento che le chiudono, delocalizzano, smembrano o riducono. I vincoli di fedeltà aziendale, le leggi e le prassi che danno mano libera ai capitalisti di aprire, chiudere e ridurre le aziende solo per aumentare i profitti dei padroni, sono il ricatto che questi usano per intimidire, isolare e reprimere i lavoratori più combattivi. Per farvi fronte dobbiamo cominciare ad organizzarci e coordinarci subito, fabbrica per fabbrica, reparto per reparto!
Le morti sul lavoro non si ridurranno se ci limitiamo a denunciare i problemi di sicurezza dopo che le stragi, i morti, gli infortuni sono avvenuti. Serve unire le denunce e le segnalazioni di problematiche sui posti di lavoro, i malfunzionamenti al blocco dell’attività lavorativa, qualunque essa sia. Non basta segnalare macchinari, contesti, linee produttive non idonee. Serve fermare il lavoro e rifiutarsi di svolgere la mansione o l’intervento, fino ad imporre la risoluzione del problema e prevenire omicidi e infortuni.
La prevenzione è lo strumento che dobbiamo usare per non piangere i nostri morti!
Le morti sul lavoro non si riduranno se la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sul reato di omicidio sul posto di lavoro e il referendum della CGIL non saranno ambito di organizzazione e mobilitazione dei lavoratori per imporne l’approvazione e l’attuazione. Esistono già oggi leggi, normative e giurisprudenza in materia – come il Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro – D.Lgs. 81/08 – ma non vengono applicate perché non è interesse dei padroni farlo.
Scarica il volantino “La vita dei lavoratori conta” e diffondilo tra i tuoi colleghi, compagni di sindacato e conoscenti attenti al tema della messa in sicurezza dei luoghi lavoro. Facciamo della sicurezza sul lavoro una questione nazionale.
Creare in ogni posto di lavoro organismi di lavoratori che ne impongono il rispetto, l’applicazione e il miglioramento è la linea immediatamente pratica e concreta da seguire, consapevoli che, in termini di soluzione e di prospettiva, l’unica vera sicurezza sul lavoro sarà quella garantita dal controllo operaio e dei lavoratori dentro e fuori i posti di lavoro!