Cari compagni,
ho letto alcuni vostri articoli riguardanti gli scioperi promossi da Cgil e Uil. In generale sono d’accordo sul fatto che è importante intervenire negli scioperi promossi da questi sindacati.
Voglio però raccontarvi la situazione nella mia fabbrica e vorrei farvi capire che atteggiamento hanno questi sindacati verso noi lavoratori.
Partiamo dal fatto che questi scioperi (ovvero quelli proclamati in emergenza e per questioni imminenti, non quelli canonici organizzati mesi prima) se pur annunciati pubblicamente sulla stampa, nella stragrande maggioranza dei casi non sono nemmeno comunicati ai lavoratori. Al massimo, i funzionari mobilitano le Rsu e i delegati. Questo in tutte le aziende, anche quelle grandi con Rsu numerose e molti iscritti. Figuriamoci se avvisano me che sono un semplice iscritto alla Cgil e tra l’altro l’unico ad avere la tessera sindacale nella mia azienda!
Io lavoro in una piccola azienda metalmeccanica e ogni volta che viene proclamato uno sciopero su temi che ritengo fondamentali, come la sicurezza sui posti di lavoro, vorrei almeno partecipare, anche se da solo. Ma è difficile anche solo capire quando e come questi scioperi vengono proclamati. Prendo a esempio l’ultimo sciopero, quello sulla sicurezza dell’11 aprile, perché è stato davvero imbarazzante.
Vengo a sapere che la Cgil e la Uil proclamano lo sciopero per la sicurezza sui posti di lavoro. Nel giro di qualche giorno cerco di informarmi, ma non si riusciva a capire né di quante ore sarebbe stato né gli orari. Alla fine chiamo il funzionario di riferimento e scopro che lo avevano proclamato di 4 ore a fine turno e decido di partecipare. Poi vengo a sapere che nella mia città la manifestazione era la mattina, nonostante il fatto che scioperare a fine turno per il grosso dei lavoratori significa scioperare il pomeriggio. Cercate di capire la situazione: non solo mi sono dovuto sbattere per avere queste informazioni, ma scopro pure che lo sciopero non copre le ore in cui era stata organizzata la manifestazione. Al che, mi pare chiaro, questi qua di portare i lavoratori in piazza non ne hanno minimamente l’intenzione. Sinceramente a fronte di questo atteggiamento mi è proprio passata la voglia di scioperare e alla fine sono rimasto a lavoro regolarmente. Altre volte, nonostante tutto, sono andato, ma mi sono trovato da solo in mezzo ai funzionari e Rsu… Chi ci partecipa a queste manifestazioni lo sa bene che di semplici iscritti non ce ne sono.
Questo per far capire che se già è difficile partecipare singolarmente, perché fanno di tutto per impedirtelo, come faccio a far scioperare i miei colleghi che neppure sono iscritti? Dobbiamo raccontarle queste cose, perché poi gli stessi funzionari che si comportano così hanno anche il coraggio di dirti che non si possono proclamare gli scioperi perché non ci sono abbastanza forze, perché gli operai non ci seguono. E vorrei anche vedere…
L. C.
Risposta della Redazione
Caro compagno,
è vero, spesso nelle aziende è difficile anche solo sapere che ci sono gli scioperi. Non solo nelle realtà come la tua, dove magari il sindacato neppure c’è, ma anche dove il sindacato è presente. Sappiamo che molti lavoratori neppure sanno se il tal giorno c’è sciopero e perché. A maggior ragione, se si tratta di giovani operai che non hanno avuto un’educazione alla lotta di classe sul loro posto di lavoro.
Il movimento dei Consigli di Fabbrica degli anni Settanta aveva consolidato una prassi che permetteva un’adesione agli scioperi quasi automatica in gran parte dei posti di lavoro sindacalizzati. Oggi sappiamo che non è più così. Non c’è da girarci intorno, la responsabilità è dei vertici dei sindacati di regime che hanno firmato di tutto, tradendo la fiducia dei lavoratori, e che hanno fatto di tutto per soffocare il movimento dei Consigli di Fabbrica e il meccanismo della democrazia e della partecipazione attiva dei lavoratori che esso incarnava.
Per la sua debolezza, conseguente alla sconfitta storica subita, il movimento comunista non ha saputo contrastare questo declino.
La conseguenza di tutto ciò è che la partecipazione dei lavoratori si riduce sempre di più. In questa fase di crisi generale il fuoco della mobilitazione operaia cova sotto la cenere (lo prova anche la tua lettera) e le strutture dei sindacati di regime sono obbligate dalla situazione a muoversi. Ma quando lo fanno cercano di limitare e gestire secondo i loro auspici la mobilitazione operaia. Di fatto la scoraggiano, nel timore che sfugga loro di mano.
La soluzione allora dove sta? Sta nel costruire un legame con i tuoi colleghi e attivarti per costruire sul tuo posto di lavoro un’organizzazione operaia. In merito a questo ti consiglio i due volumi sui Consigli di Fabbrica che abbiamo pubblicato, in cui sono raccolte decine di interviste di quell’importante esperienza che ha segnato la storia del movimento operaio. Da queste interviste ne abbiamo ricavato che per iniziare non serve essere in tanti, il primo obiettivo che ti puoi porre è trovare un collega che la pensi come te e confrontarti con lui su come fare per riuscire a partecipare al prossimo sciopero. Provare a spingere il sindacato a occuparsi della tua azienda prima che sia proclamato uno sciopero in modo che i legami che costruisci a monte li obblighino a doverti tenere aggiornato.
Il punto centrale è organizzarsi senza attendere il sindacato e senza delegare al funzionario come muoversi: il sindacato deve essere uno strumento nelle vostre mani.
Il discorso vale, in generale, per ogni azienda. Ricreare una rete di organismi operai che funzionino come i vecchi Consigli di Fabbrica è la strada per risvegliare la voglia di partecipazione e lo spirito di conquista dei lavoratori. Il P.Carc sostiene tutti quei lavoratori che vogliono mettersi su questa strada.