Nel marzo scorso l’Unione Europea (Ue) ha lanciato un progetto nell’ambito della Military Mobility. Si tratta dell’ordine rivolto ai governi dei paesi membri di adeguare le infrastrutture necessarie alla produzione e al traffico di armi a sostegno delle guerre della Nato e dei sionisti.
Nel nostro paese la traduzione di questa direttiva è arrivata con l’accordo del 15 aprile tra Leonardo Spa e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che permetterà al governo Meloni di “assicurare la rapida e continua circolazione di uomini e armamenti sia dentro che fuori i confini dell’Unione”. L’ennesimo intrallazzo con cui governo e padroni hanno trovato milioni di euro da investire nell’adeguamento di ferrovie, strade, porti e aeroporti per alimentare la terza guerra mondiale in corso. Soldi che però non sono mai stati tirati fuori per adottare misure a garanzia della sicurezza dei lavoratori dei trasporti, né per quella dei pendolari.
RFI, azienda pubblica partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, i cui dirigenti hanno intascato “ricchi premi e cotillon” per i minuti di lavoro risparmiati sulla pelle dei lavoratori in subappalto come a Brandizzo – per la cui strage sono ancora indagati – sottoscrive accordi con la Leonardo, oggi guidata da Roberto Cingolani, ex ministro del governo Draghi per adeguare le infrastrutture alla guerra imperialista. Accordi per realizzare i quali verranno impiegati operai e lavoratori in appalto e subappalto, con contratti da fame e ritmi di lavoro inconciliabili con l’attuazione di qualsiasi misura a garanzia della salute e sicurezza sul lavoro.
Chi sono Leonardo e RFI?
Leonardo è una delle principali aziende industriali dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza (AD&S) a livello globale. Con 51mila dipendenti nel mondo, è attiva nel settore degli Elicotteri, Elettronica, Velivoli, Cyber & Security e Spazio, ed è partner dei più importanti programmi internazionali del settore come Eurofighter, NH-90, FREMM, GCAP e Eurodrone. Leonardo dispone di rilevanti capacità produttive in Italia, Regno Unito, Polonia e USA, operando attraverso società controllate, joint venture e partecipazioni, tra cui Leonardo DRS (72,3%), MBDA (25%), ATR (50%), Hensoldt (22,8%), Telespazio (67%), Thales Alenia Space (33%) e Avio (29,6%). Quotata alla Borsa di Milano (LDO), nel 2022 Leonardo ha registrato nuovi ordini per 17,3 miliardi di euro, con un portafoglio ordini di 37,5 miliardi di euro e ricavi consolidati per 14,7 miliardi di euro. Inclusa nell’indice MIB ESG, l’azienda fa parte dal 2010 dei Dow Jones Sustainability Indices (DJSI).
Rete Ferroviaria Italiana SpA è stata fondata il 1° luglio 2001 in risposta all’esigenza di separare il gestore della rete dal fornitore di servizi di trasporto. RFI ha la responsabilità di mantenere in piena efficienza l’infrastruttura ferroviaria, consentendo a oltre 9000 treni passeggeri e tonnellate di merci di percorrerla ogni giorno in piena sicurezza. Dal 2022 RFI è la capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane, che comprende anche Anas, Italferr e Ferrovie Sud Est. Il Polo gestisce 180 miliardi di euro di investimenti da oggi al 2031 (di cui 125 miliardi per le ferrovie e 55 miliardi per le strade), 16.800 chilometri di linee ferroviarie (con oltre 1.600 gallerie, 23.000 ponti e viadotti e 2.200 stazioni) e 32.000 chilometri di strade (con oltre 2.000 gallerie, 18.000 ponti e viadotti e 1.200 sedi stradali). L’obiettivo è quello di aggiornare e integrare le infrastrutture ferroviarie e stradali, rendendole entrambe più moderne, resilienti, interconnesse e accessibili a tutti. Questa sinergia deve essere presente fin dalla fase di progettazione dell’opera, definendo e specializzando i ruoli delle varie infrastrutture, ma anche in quelli di progettazione, sviluppo tecnologico e manutenzione.
Fonte: Comunicato stampa Leonardo e RFI sottoscrivono un accordo sulla Military Mobility
Per fermare questa escalation nel nostro paese l’unica strada è quella della mobilitazione e dell’organizzazione dei lavoratori dei trasporti, della Leonardo e di tutte le fabbriche di armi contro l’adozione delle misure che governo e padroni continuano a prendere. Mobilitazione e organizzazione come quella promossa dai portuali del CALP di Genova che da anni bloccano il transito di armi verso i teatri di guerra, da cui è necessario prendere esempio e con cui è necessario coordinarsi.
È con l’organizzazione e il coordinamento dei lavoratori, con la loro mobilitazione unitaria che la classe operaia costruisce la forza che serve per interrompere la collaborazione dell’Italia nella guerra imperialista e per combattere la guerra che il governo Meloni e la sua finta opposizione hanno dichiarato ai proletari del paese che continuano a morire a causa dei tagli sulla sicurezza sul lavoro e sui servizi pubblici essenziali come la sanità.
È allora per rompere ogni accordo guerrafondaio che governo e padroni raggiungono sotto l’egida dell’Ue, come quello tra RFI e Leonardo. È per la necessità di liberare il nostro paese dalla Nato, dall’Ue e dai sionisti che i lavoratori devono riempire le piazze del 25 aprile e del 1 maggio. Devono usarle per denunciare le manovre di guerra, per dire che non collaboreranno al genocidio del popolo palestinese, nè al massacro di nessun altro popolo del mondo e che metteranno in campo tutte le azioni necessarie per impedirlo, a partire dai blocchi dei porti, delle stazioni e degli aeroporti da cui l’Ue gli chiede di lavorare per far partire uomini e armi.
È con questo spirito che tutti i lavoratori contro la guerra imperialista e contro quella promossa contro le masse popolari del nostro paese devono organizzarsi per fare irruzione anche nella campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Farlo è possibile, per esempio:
- organizzando contestazioni ai comizi elettorali dei partiti guerrafondai come Fratelli d’Italia, il PD e simili;
- occupando i comitati elettorali dei partiti delle Larghe Intese per denunciare le manovre di guerra che l’Ue chiede al nostro paese di adottare;
- pretendendo che i candidati di liste come Pace terra dignità di Santoro o in parte del M5S prendano posizione sul tema della guerra e sostengano fin da subito la mobilitazione degli operai, portandoli a partecipare a presidi e azioni di lotta;
- irrompendo nei seggi aperti, dove è vietato fare campagna elettorale, ma dove non è vietata alcuna iniziativa politica di lotta contro la Nato, l’Ue e i sionisti, né contro il governo Meloni e gli altri partiti di Larghe Intese.
Governo e padroni possono sottoscrivere tutti gli accordi che vogliono, ma a decidere se farli rispettare sono gli operai che fanno funzionare le fabbriche, i porti, le ferrovie e gli aeroporti, quelli che movimentano merci e che oggi vengono chiamati a movimentare armi e munizioni verso i teatri di guerra!