Nella giornata di ieri a Roma la polizia ha caricato gli studenti dei collettivi universitari che stanno lottando per spingere l’università La Sapienza a interrompere ogni rapporto di collaborazione con lo Stato sionista di Israele. Esprimiamo massima solidarietà agli studenti e piena complicità per la lotta giusta che con convinzione stanno portando avanti. A questo LINK alcune immagini delle cariche.
Si è conclusa da pochi giorni la settimana di mobilitazione nelle università contro il bando MAECI (Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale) Italia-Israele, culminata con il presidio a Roma, sotto la Farnesina, del 9 aprile, in concomitanza con lo sciopero del comparto universitario indetto da USB. La mobilitazione è stata promossa da una rete di organizzazioni studentesche fra le quali ha un ruolo di rilievo Cambiare Rotta ed è servita per capitalizzare e rilanciare alcuni importanti risultati ottenuti in seguito alle lotte degli scorsi mesi: la dimissione dalla Fondazione Med-Or del Rettore dell’Università di Bari, il rifiuto da parte dell’Università di Torino di collaborare con Israele per nuove ricerche in abito tecnologico, la richiesta di interruzione del bando MAECI con Israele da parte della scuola Normale di Pisa.
Quel mondo accademico che sembrava un muro inscalfibile in realtà si è rivelato un terreno di conquista per gli studenti in lotta, i quali stanno dimostrato come sia tutta una questione di rapporti di forza. Dalle vittorie citate (alle quali va aggiunta la sospensione del bando MAECI da parte dell’Università di Bari, ottenuta pochi giorni fa), infatti, si possono ricavare due importanti insegnamenti. Il primo è che la costanza paga: dal 7 ottobre (ma, a ben vedere, anche da prima di questa data), con fasi di lotta più o meno intense, gli studenti degli atenei di tutta Italia non hanno dato tregua a Rettori e Senati Accademici, mantenendo delle parole d’ordine chiare e nette. Il secondo attiene all’importanza di creare reti e coordinamenti fra studenti e lavoratori. Anche se indubbiamente la componente studentesca è alla testa della mobilitazione universitaria in solidarietà per la Palestina, è bene infatti ricordare che anche molti docenti, ricercatori e dottorandi si sono schierati nettamente, in tal senso sono positive le assemblee nazionali che Cambiare Rotta sta organizzando per mettere insieme studenti, ricercatori e docenti.
Oltre ai due insegnamenti, le vittorie finora ottenute permettono anche una considerazione: il nemico è debole, gli imperialisti sono giganti dai piedi d’argilla, il loro sistema di potere è dilaniato da contraddizioni all’interno delle quali le masse popolari possono e devono insinuarsi. “Ogni colpo sparato sul nemico sionista in Italia colpisce chi comanda” diceva una nota canzone degli anni ’70 e in effetti è così: la resistenza palestinese – e in particolare il contrattacco del 7 ottobre – ha contribuito a fomentare lotta e organizzazione in tutto il resto del mondo e ad assestare dei “colpi” anche nei paesi imperialisti.
È proprio in virtù di questa debolezza che occorre pensare in grande. Negli scorsi mesi gli studenti si sono mobilitati anche per impedire l’approvazione della Riforma di Valditara, contro le sue proposte reazionarie e razziste come quella dell’introduzione di classi separate per studenti stranieri e per l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro (lo scorso mese in provincia di Genova uno studente ha perso un dito, tranciato da un tornio). Sia queste mobilitazioni che quelle in solidarietà al popolo palestinese hanno in comune il fatto di essere portatrici di misure, proposte e idee di cui il governo Meloni è nemico aperto e oppositore. Il Governo Meloni è alla testa della missione militare Aspides nel Mar Rosso, è il Governo i cui ministri Tajani, Crosetto e Piantedosi hanno di recente incontrato il Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, ribadendo l’amicizia dell’Italia verso l’entità sionista. Chiedere a questi soggetti di fare qualunque cosa non rientri nel programma di sottomissione alla NATO e all’UE è sprecare la voce!
Che fare, allora? Prima di tutto, occorre rafforzare la tendenza già esistente a coordinare fra sé le mobilitazioni studentesche, un esempio positivo è stata la manifestazione nazionale del FGC del 22 marzo in cui hanno convissuto le parole d’ordine di solidarietà alla Palestina e lotta contro la Riforma Valditara. Non solo: le lotte studentesche devono legarsi strettamente a quelle dei lavoratori, per mettere fine alla strage sui posti di lavoro, per la difesa dell’apparato produttivo, per l’aumento degli stipendi. Nella situazione d’emergenza in cui siamo non è più possibile (se mai lo è stato) mobilitarsi solo per un ambito specifico: ogni lotta ne chiama in causa un’altra e un’altra ancora e soprattutto chiama in causa il governo dei territori. Del Governo Meloni bisogna liberarsi al più presto e bisogna sostituirlo con un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, questo è l’unico sbocco politico possibile per le mobilitazioni studentesche.
Un governo che abbia come ministri esponenti di fiducia degli studenti è l’unico che può prendere alcune misure di buon senso per le quali gli studenti stanno lottando. Ad esempio, è l’unico che può dare gambe alla proposta di legge per l’introduzione di sportelli psicologici in ogni scuola che la Rete degli Studenti Medi ha depositato alla Camera ormai due anni fa. È l’unico che può abolire l’alternanza scuola-lavoro o, come minimo, fare in modo che siano i collettivi studenteschi a decidere i progetti (formativi, sicuri e utili alla collettività) per i quali impiegare quelle ore. È l’unico che può stracciare tutti gli accordi delle istituzioni italiane col governo nazista di Israele.
L’Italia è l’anello debole della catena della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti, far saltare il governo Meloni e sostituirlo con un governo d’emergenza popolare è il miglior contributo che possiamo dare anche ai fini della vittoria della lotta del popolo palestinese.
Le settimane e i mesi che abbiamo davanti sono ricchi di scadenze da utilizzare per innescare questo processo. Il 19 e 20 aprile Fridays for Future, insieme ad altre realtà come il Collettivo di Fabbrica GKN, ha lanciato una mobilitazione nazionale “con la Palestina e contro il fossile”. Si avvicina, poi, la giornata del 25 aprile: invitiamo gli studenti (singoli e organizzati nei collettivi studenteschi) a costruirla attraverso assemblee e azioni di propaganda e di lotta, facendo vivere le parole d’ordine “per una nuova Liberazione da USA-NATO, UE e sionisti”.