Intervista a Luca Abbà del Movimento No Tav

Alcuni giorni fa abbiamo intervistato Luca Abbà, storico esponente del movimento No Tav in Valsusa, per riflettere insieme sugli insegnamenti e le prospettive del movimento.

Sicuramente l’importanza dell’esperienza e della storia del movimento No Tav rendono preziosi gli spunti di riflessione che emergono da questa intervista, soprattutto se si considera il particolare periodo storico che stiamo vivendo. La borghesia imperialista ci tra trascinando nella terza guerra mondiale e mai come oggi dal ‘45 è necessario che le masse popolari si organizzino e mettano in campo la propria soluzione alla crisi del sistema capitalista.

Luca parla dell’”unità di popolo” che si è sviluppata grazie all’azione del movimento No Tav e alla convinzione che si vince solo uniti (nonostante le varie differenze che caratterizzano anche il movimento No Tav), della repressione che toglie la libertà ad alcuni e spaventa tanti altri.

Luca parla anche del mancato bilancio, all’interno del movimento, del sostegno elettorale dato al Movimento 5 Stelle e delle speranze riposte in quella esperienza di governo: secondo Luca questo aspetto irrisolto ancora pesa sul morale del movimento No Tav. Noi su questo argomento aggiungiamo il nostro parere: l’errore non è consistito nel sostenere l’ascesa al governo del M5S, ma nel non aver avuto una strategia su come intervenire sugli eletti, come incalzarli e come spingere al massimo le contraddizioni di chi si era affermato elettoralmente sfruttando l’avversione delle masse popolari ai giochi del teatrino della politica borghese. In definitiva siamo d’accordo con Luca che sia importante un bilancio di questa esperienza da parte del movimento.

Durante l’intervista si tocca un altro argomento importante: se, e in che misura, il movimento No Tav durante la propria esperienza di lotta abbia assunto il ruolo di una nuova autorità pubblica. Luca riconosce che negli anni intorno al 2005 (gli anni in cui il movimento riuscì a far saltare il progetto di tunnel nella zona di Venaus) il movimento ha avuto la capacità di determinare l’elezione di alcuni sindaci e determinarne l’azione, così come ha influenzato anche alcuni aspetti della politica nazionale. Però ritiene che definire il movimento una nuova autorità pubblica sia esagerato: secondo Luca il movimento non aveva le caratteristiche e nemmeno la volontà di assumere questo ruolo. Noi sfruttiamo l’occasione di questa intervista anche per sviluppare il dibattito su questo punto. Certamente nel porre questa domanda a Luca ci siamo basati su quello che abbiamo visto dell’esperienza No Tav, ma soprattutto su quello che si sarebbe potuto sviluppare se solo il movimento avesse voluto e avesse messo in campo una strategia per raggiungere l’obbiettivo. Siamo d’accordo che nel 2005 il movimento ha inciso sulla politica locale, in virtù di una linea che lo legava strettamente alle masse popolari del territorio e alla classe operaia (non a caso all’assalto al cantiere di Venaus ha partecipato anche il coordinamento degli operai No Tav, che avevano scioperato in quelle giornate). Indubbiamente questo ruolo del movimento non è stato sviluppato e anzi negli anni a seguire è andato a scemare. Il punto però è se con una volontà precisa del movimento in questa direzione le cose le cose sarebbero potute andare diversamente. Se proprio l’esperienza del movimento No Tav conferma che non ci si deve affidare a “governi amici” allora è evidente che la strada è quella di creare un governo dal basso del territorio.

L’intervista continua poi trattando anche il tema della guerra e quello del legame con le proteste degli agricoltori a livello europeo.

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