Il 28 e 29 marzo si è tenuta ad Amsterdam, organizzata dal Fronte Nazionale Democratico delle Filippine (FNDF), la “Conferenza teorica sulle crisi economiche dell’imperialismo”, la cui sintesi è disponibile al link https://ndfp.info/communique-of-the-ndfp-international-theoretical-conference-on-economic-crises-of-imperialism/.
Quasi cento i presenti in rappresentanza di partiti comunisti e organizzazioni antimperialiste e democratiche, provenienti da 12 paesi: Filippine, Italia, India, Australia, Svezia, Belgio, Spagna, Germania, Nepal, Turchia, USA e Canada. Tutti organismi con un particolare ruolo nella rinascita del movimento comunista internazionale. Questa è la seconda conferenza internazionale organizzata in pochi mesi dai compagni filippini, dopo quella di ottobre 2023 su imperialismo e guerra, ed è espressione del loro impegno per favorire il dibattito franco e aperto, strumento essenziale ed espressione della rinascita del movimento comunista internazionale in corso. Il dibattito franco e aperto è strumento ed espressione da sempre dei salti in avanti del pensiero comunista nel suo corso secolare, dai tempi di Marx e di Engels, ai tempi di Lenin e di Stalin, fino ai tempi di Mao Tse tung. Oggi come allora siamo alle soglie di un grande salto in avanti del movimento comunista e noi ne siamo testimoni e attori.
La Conferenza è stata una espressione di questo salto. In essa si sono espresse le posizioni che i vari partiti e organizzazioni comuniste hanno assunto dopo l’intervento della Federazione russa in Ucraina in risposta all’aggressione della NATO iniziata nel 2014 dopo le stragi di Odessa e di piazza Maidan a Kiev. Nel movimento comunista ci sono vari partiti e organizzazioni secondo i quali la guerra in Ucraina non è una risposta della Federazione russa alla NATO, ma una guerra tra gruppi imperialisti, da un lato quelli USA, europei e sionisti dei quali la NATO è braccio militare e dall’altro la Federazione russa, che sarebbe uno Stato imperialista (come lo sarebbe la Repubblica Popolare Cinese) in guerra non per difesa, ma per mire espansionistiche. Sono due tesi assolutamente contrapposte. Il Partito dei CARC è intervenuto a sostenere la prima tesi e legarla al tema in discussione, quello della crisi. La guerra in Ucraina è determinata dallo sviluppo della crisi economica, che è crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e che ha come soluzioni possibili e alternative soltanto la rivoluzione socialista o, appunto, la guerra. La prima è la soluzione verso cui marciano la classe operaia, le altre classi delle masse popolari e i popoli oppressi dall’imperialismo, con alla testa i partiti comunisti dei vari paesi, la seconda è la soluzione verso cui la borghesia imperialista spinge.
Cosa c’entra la guerra con la crisi? Trattare della crisi, tema di questa Conferenza, significa dare spiegazione scientifica della guerra in Ucraina: la borghesia imperialista spinge verso la guerra perché è portata a farlo dal movimento oggettivo della crisi. Sbagliano quelli che ritengono che la guerra sia causata dalla volontà soggettiva di gruppi imperialisti contrapposti, ciascuno dei quali mirerebbe a togliere terreno all’altro, entrambi spinti da una sorta di “volontà di potenza”. Il movimento oggettivo della crisi è soggettivo solo ed esclusivamente nel senso che o prevale la direzione della classe operaia diretta dal suo partito comunista, e allora termine della crisi è la rivoluzione socialista, o prevale la direzione della borghesia, e allora si ha la guerra.
La tesi portata dai compagni del P.CARC e illustrata nel documento del (n)PCI, letto dai compagni del P.CARC, era una tesi nuova per i presenti e, nonostante fosse minoritaria, ha generato molto interesse e molta attenzione,
perché ha il pregio di essere concreta: mostra gli elementi opposti di un fenomeno a fronte delle altre che si perdono nell’opinione secondo cui “tutti sono imperialisti”, gli USA con la Comunità internazionale che li segue, la Russia, la Cina, l’India, il Brasile e differirebbero tra loro solo per quantità, cioè per il “grado di imperialismo”, maggiore negli uni, minore negli altri,
soprattutto perché indica cosa fare: l’alternativa è o rivoluzione o guerra, e pone in primo piano la necessità di fare la rivoluzione socialista nel proprio paese, in primis nei paesi imperialisti, quindi, per noi, in Italia. Questa è stata l’affermazione applaudita con maggior calore dall’intera platea e recepita da singoli compagni che ci hanno personalmente detto che la condividevano.
È stato un dibattito franco e aperto quale nel movimento comunista internazionale non si vede spesso. Questo è un ottimo segnale di quanto andiamo sperimentando nei vari campi del nostro lavoro nel nostro paese: il periodo di nera reazione iniziato con la caduta dell’URSS e protrattosi a lungo, è giunto al termine, le masse popolari si mobilitano in tutto il mondo, il nuovo movimento comunista si fa avanti con determinazione e fiducia. La ripresa del dibattito su tutto questo è un aspetto e una manifestazione positiva. Questo è ciò che noi compagni del P.CARC abbiamo capito e sentito dalle reazioni alle relazioni nostre, che abbiamo tratto dagli incontri bilaterali svolti con dirigenti del movimento comunista delle Filippine, del Canada, degli USA e da scambi a livello personale. La posizione che la Carovana del (n)PCI ha costruita in vent’anni di lavoro internazionale è solida e in grado di fissare e attuare le linee di sviluppo che si sono aperte. Tutto favorisce l’attuazione del compito che ci spetta: fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista, fare dell’Italia un nuovo paese socialista, sostenere la nascita di partiti comunisti maoisti negli altri paesi imperialisti a partire dagli USA, sostenere i paesi socialisti che già esistono, sostenere la lotta delle masse popolari e dei popoli dei paesi oppressi dall’imperialismo. Questo noi compagni italiani abbiamo detto nella conclusione della Conferenza in risposta alle molte domande che ci sono state rivolte. Questa fiducia abbiamo trasmesso ai tanti che ci ascoltavano con mente aperta e con la curiosità di conoscere le tesi che la Carovana ha elaborato nel corso di decenni di lavoro. Questa fiducia si è rafforzata in noi compagni del P.CARC impegnati in questa impresa e avviati sulla strada che va fino alla vittoria.
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