[Napoli] Siamo scesi in piazza contro la Nato!

Servizio pubblicato da Il Mattino

Il 4 aprile siamo scesi in piazza in occasione del 75° anniversario della Nato. Lo abbiamo fatto a Piazza Dante con un flashmob partecipato da diverse organizzazioni e realtà del territorio. Erano presenti oltre al Partito dei Carc e il Collettivo GalleRiArt che ne erano promotori, anche Resistenza Popolare, Generazine Z, Rifondazione Comunista, Democrazia Sovrana e Popolare e altre (vedi articolo pubblicato da Il Mattino). Siamo scesi in piazza per fare informazione e mobilitare le masse popolari del nostro territorio su cos’è la Nato e cosa rappresenta in termini di oppressione per la popolazione italiana e napoletana.

La Nato, infatti, è la più grande minaccia per tutti i popoli del mondo. Il sistema politico al vertice in Italia, attraverso il governo Meloni, rinnova la sua sudditanza alla Nato e rende il nostro Paese un bersaglio degli Stati e dei Popoli che il sistema Nato minaccia, offende, aggredisce.

Alcuni cenni storici. La Nato è stata istituita il 4 aprile 1949 come “patto di difesa militare contro la minaccia del comunismo” per stabilire il dominio degli Stati Uniti nel mondo. Oggi la Nato è una macchina da guerra imperialista al servizio dell’espansionismo statunitense ed europeo. La NATO è Nato azione, repressione, crimini di guerra, torture, omicidi, povertà, sfruttamento, ingiustizia. L’adesione dell’Italia alla Nato significa sudditanza ai diktat dell’imperialismo USA e fondi alla spesa militare mentre i servizi pubblici, l’apparato produttivo, l’ambiente vengono lasciati al dissesto. La Nato è un nemico dei popoli del mondo, il gendarme del mondo imperialista che oggi protegge lo stato sionista d’Israele e il genocidio che sta perpetrando contro la popolazione di Gaza.
Ma la Nato non è solo una struttura militare. La Nato è anche uno strumento di disinformazione e controllo sociale di massa, che agisce, tramite i suoi enti e agenzie, apparati e canali, per manipolare coscienze ed opinione pubblica generale con l’obiettivo di fare accettare pubblicamente che ogni paese sia provincia dell’imperialismo o nemico da debellare.

Napoli è oggi sede del comando Nato delle operazioni aereo-navali del Mediterraneo. Anche da Napoli e dalla Campania, dunque, una delle postazioni di comando interforze da cui si inviano armi per la guerra Usa- Nato contro la Federazione Russa e si pianifica l’attività guerrafondaia dell’Italia al servizio dei piani espansionistici della Nato. Per questo è necessario mobilitarsi qui ed ora per cacciare i guerrafondai di casa nostra a partire dal governo Meloni passando per i suoi finiti oppositori, PD in testa!

Gli scioperi e le mobilitazioni nazionali indetti dalla Cgil e dai sindacati di base, le manifestazioni contro la guerra, in solidarietà con la Palestina e tutte le iniziative di lotta che saranno promosse in occasione del 25 aprile e del primo maggio sono i passi da muovere nell’immediato per avanzare in questa lotta. Questo vuol dire sin da subito far vivere questa lotta nelle assemblee per la costruzione del 25 aprile (6 aprile in Galleria Principe) e del 1 maggio (13 aprile preso la Mensa Occupata) e il resto delle mobilitazioni in corso.

Dobbiamo fare questo in un contesto in cui politici e politicanti vari verranno in ogni città per fare comizi e chiedere di essere votati per le europee. Facciamo irruzioni anche in questi appuntamenti della campagna elettorale al grido “cacciamo i guerrafondai servi degli Usa e della Ue dal nostro paese!”

Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia!

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

La Siria è sotto attacco di Usa e Israele

Morte all'imperialismo! Il Socialismo è il futuro dell'umanità!

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi