Intervista a Mauro Forte del Comitato Free Assange Napoli

Il prossimo 7 aprile, a partire da quelle di Torino e Napoli, si terranno alcune piazze dei comitati Free Assange. Ulteriori tappe di una lotta che va avanti da alcuni mesi e che si inserisce nel fiume delle mobilitazioni contro la guerra, la Nato e le politiche oscurantiste e censorie da questi promosse.

Il 21 marzo abbiamo intervistato Mauro Forte, uno dei principali attivisti del Comitato Free Assange Napoli, per fare il punto della situazione della lotta che stanno conducendo e dei prossimi passi da mettere in campo. Buona lettura!

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Ciao Mauro, come nasce il gruppo Free Assange Italia?
Posso dirti che a Napoli la nostra attività è cominciata intorno all’ottobre 2022. Personalmente, anche al di là del gruppo, sono sempre stato vicino a quella vicenda. Addirittura ho incontrato Julian Assange a Copenaghen durante il vertice “Stop Global Warming”, a dimostrazione come già sentissi da tempo l’importanza della vicenda Wikileaks. Poi, come ti ho già detto, dall’ottobre 2022 insieme ad altri attivisti, ho contribuito a costruire il gruppo di Napoli, che agisce in coordinamento con altri gruppi autonomi in giro per l’Italia, tra cui i più importanti sono quelli di Roma e Bari

A che punto è il processo?
Dal punto di vista della sua liberazione, lo scorso mese abbiamo assistito ad una specie di pantomima. A Londra infatti è stato calendarizzato il “Day X” che costituiva l’ultima speranza contro un’estradizione di fatto già concessa. La famiglia di Assange ha contestato la richiesta di estradizione appigliandosi sia a motivazioni di carattere umanitario sia alla possibilità che negli USA, in cui peraltro esiste la pena di morte, Assange possa essere giustiziato visti anche i precedenti tentativi della CIA di ucciderlo.
Ora la corte si è riunita e questa fase di impasse potrebbe ancora andare avanti. Di fatto, Assange è rinchiuso da quasi cinque anni in un carcere di massima sicurezza inglese in attesa di estradizione. Una situazione difficilmente sostenibile anche per la giustizia inglese. Tuttavia, oggi (21 marzo, NdR), è emersa una novità importante: gli USA potrebbero ridurre la pena ad Assange, declassificare le accuse contro di lui e deciderne addirittura la liberazione, ritenendo sufficienti i cinque anni di carcere trascorsi in Inghilterra. Questa notizia va però contestualizzata: le imminenti elezioni potrebbero infatti rendere sconveniente per gli USA l’estradizione di Assange e lo stesso impegno nelle guerre attualmente in corso suggerisce al governo USA di pensare ad altro.
In sintesi, gli USA non ritirano le accuse ad Assange ma allo stesso tempo non lo estradano, l’Inghilterra rimane con il cerino in mano e la situazione resta in una fase di stallo lasciando noi stessi in perenne attesa. Del resto, il principio che ha unito gruppi tanto diversi è la difesa di un giornalista ingiustamente arrestato per fatti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, anche se c’è da dire che il ruolo di giornalista di Julian Assange non è riconosciuto unanimemente. Basti pensare che un noto sindacato che ogni anno pubblica statistiche sui giornalisti detenuti afferma che ad oggi in Inghilterra ce ne sono zero, come se Assange facesse un altro mestiere!

Quali sono i prossimi passi che intendete fare per portare avanti la lotta?
Come dicevo prima, esiste un coordinamento nazionale e internazionale per compiere azioni atte a tenere alta l’attenzione sulla vicenda. In Italia, in particolare, diversi comuni a partire proprio da Napoli stanno dando la cittadinanza onoraria ad Assange. Questo ha alimentato fortemente la visibilità del caso: addirittura, su spinta delle tante cittadinanze onorarie concesse dai comuni dell’Emilia-Romagna lo stesso presidente della regione Bonaccini ha fatto un appello al parlamento affinché si schierasse per la non estradizione di Assange.
Inoltre, la prima domenica del mese di marzo si è svolto un flash-mob al museo nazionale di Napoli che sarà replicato in varie parti d’Italia nei prossimi mesi, mentre durante il weekend del 20 aprile ci sarà un festival internazionale del giornalismo in cui però non ci sarà nessun dibattito su Assange. Per questo organizzeremo una sorta di “Festival off” proprio per tenere alta l’attenzione su questa questione.

In questi mesi avete messo in campo una vasta gamma di iniziative di lotta per la libertà d’informazione e contro la propaganda che il governo italiano e i vari governi UE e USA stanno portando avanti sulla guerra. Vuoi raccontarci queste iniziative e queste mobilitazioni?
Quando abbiamo fatto il primo incontro a Napoli, sono bastati cinque minuti perché si cominciasse a parlare della guerra in Ucraina. Questo a dimostrazione di come la posta in gioco sia molto più alta della semplice liberazione di un giornalista ingiustamente detenuto e riguardi più in generale la propaganda di guerra e le politiche di guerra. Del resto lo stesso Assange dice: “se le guerre possono essere iniziate dalle bugie, solo la verità può fermare le guerre”. Sappiamo, ad esempio, di quanta propaganda sia stata infarcita la narrazione sulla guerra in Ucraina, per non parlare della guerra a Gaza, la prima in cui i principali obiettivi sono stati proprio i giornalisti.
Come comitato Free Assange abbiamo fatto vari incontri informativi sia sulla questione Assange che su quella della guerra, nelle piazze, nelle scuole, negli spazi sociali come l’ex Asilo Filangieri, tramite proiezione di film di denuncia, ecc.

In questo percorso vi siete legati a tanti movimenti, comitati, realtà politiche, sindacali e sociali tutti uniti dall’opporsi al governo Meloni e qualsiasi altro governo espressione dei partiti di regime. Vuoi dirci quali sono queste forze con cui vi siete collegati? Come intendete proseguire in questo percorso unitario di mobilitazioni?
Noi ci siamo affiancati a tutti coloro che per un motivo o per un altro potevano condividere la nostra battaglia. Addirittura abbiamo incontrato in questo percorso Marcello Taglialatela, storico dirigente di MSI, AN e Fratelli d’Italia! Anche con il vostro partito c’è stato da subito un rapporto di collaborazione fraterno e sincero, così come con l’associazione “Schierarsi” di Di Battista. In sintesi, la cosa interessante almeno a Napoli è questo miscuglio di soggetti altamente diversi ma tutti accomunati da questa battaglia contro l’ingiusta e infame carcerazione di un giornalista colpevole solo di aver informato.
Nei prossimi mesi intendiamo continuare a dare visibilità alla vicenda, tramite la continuità dei flashmob e la stessa irruzione al festival del giornalismo di Perugia sarà fatta con altre forze.
Inoltre a Napoli, a fine maggio per cinque giorni ci sarà un’installazione dell’artista David Dormino che si chiama “Anything to say”, mentre ad Afragola ci sarà uno spettacolo teatrale sul tema.
Per ciò che riguarda il tema del nuovo governo da dare al paese, forse è un obiettivo troppo grande per noi. Tuttavia, quello che possiamo fare è continuare ad informare e a dire la verità contribuendo così a smascherare le fandonie di quella che tu giustamente chiami propaganda e che è propria di un regime di repressione che vige anche da noi. Gli esempi della guerra in Iraq, di casi come quello di Abu Omar o più recentemente del caso della guerra in Ucraina, sono emblematici di un tentativo di manipolare l’opinione pubblica spingendola a vedere le cose come il regime vuole.

Quali altre iniziative intendete promuovere nei prossimi mesi?
Come ho già detto prima, anzitutto parteciperemo al festival internazionale del giornalismo promuovendo nostre iniziative di controinformazione su Assange, poi ci sarà l’installazione a Napoli, infine periodicamente promuoveremo iniziative in sinergia con quelle organizzate in altre parti d’Italia e del mondo come successo per il “Day X”.

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