Il Tribunale del Lavoro di Pisa, il 7 febbraio scorso, ha respinto il reintegro del compagno Simone Casella, delegato Filcams della Worsp a Pisa e membro della sezione locale del P.Carc, licenziato per la sua attività sindacale sul posto di lavoro. Nella sentenza anche la condanna al pagamento delle spese processuali di oltre 5 mila euro.
La sentenza è un chiaro monito non solo per Simone e la Cgil, ma per tutti i delegati e le avanguardie di lotta, per i sindacati di ogni colore che non intendono sottostare supinamente alla dismissione delle aziende e allo sfruttamento selvaggio. É un messaggio rivolto a quanti lottano contro un sistema che porta a stragi come quella del cantiere Esselunga di Firenze del 16 febbraio, frutto delle leggi e delle riforme promosse da ogni governo delle Larghe Intese.
Il gruppo lavoratori Worsp con una nota facebook del 14 marzo, ha fatto sapere che, dopo un incontro e vari solleciti, la Cgil è (finalmente) uscita con una nota pubblica di denuncia della sentenza in cui ne attribuisce le responsabilità all’applicazione del Jobs Act.
Bene, al di là delle note stampa, adesso servono misure pratiche immediate per aiutare Simone, per trasformare questa rappresaglia su un delegato sindacale in una sana esperienza di lotta condotta anche attraverso i tribunali. Serve decidere cosa verrà fatto qui e ora a sostegno di un lavoratore che, come spiegano in altra nota il gruppo lavoratori Worsp, con il lavoro sindacale ha smascherato appalti illeciti e ottenuto migliori condizioni e diritti per tutti. Un lavoratore che oggi può far vantare alla Filcams di avere la maggior parte dei lavoratori tesserati e che ha pagato in prima persona per la lotta e i risultati a cui ha portato.
La questione è semplice: la segreteria provinciale Filcams deve definire il concreto sostegno economico per fare ricorso in appello e fare fronte alle eventuali spese della condanna e rilanciare la lotta anche fuori dalle aule dei tribunali.
Questa, fino a non tanti anni fa, era “consuetudine” del sindacato, anche in caso di sconfitta nelle aule dei tribunali. Che sostenga chi è stato in prima linea in “un appalto in cui il sindacato si è battuto per abbattere la precarietà dei lavoratori”, come scrive nella sua nota. Che la Cgil rompa con i tentennamenti, quindi, e si schieri senza riserve al fianco di Simone e di tutti i delegati colpiti dalla repressione aziendale!
Intanto, cresce la solidarietà attorno a Simone. Nel mese di aprile sono previste iniziative e cene di raccolta fondi in varie zone della Toscana. Le stanno organizzando la Cub di Pisa, il Prc di Pisa, l’Associazione Italia Cuba di Viareggio e il gruppo operaio della Piaggio di Pontedera. Il 20 aprile, a Massa, si svolgerà inoltre un’iniziativa sulla repressione contro i lavoratori: la organizza l’Usb e partecipano, oltre ai lavoratori che hanno ricevuto il decreto penale di condanna per aver partecipato a un flash mob sotto la sede di Fdi per denunciare il taglio dei fondi ai famigliari delle vittime sul lavoro, anche i facchini di Piacenza, i delegati della Worsp e Simone Casella.