Coerentemente con l’obiettivo di usare la campagna elettorale per le europee (e, laddove ci sono, anche quella per le amministrative) al fine di rafforzare e sviluppare il fronte anti Larghe Intese, nel prossimo periodo pubblicheremo su Resistenza, negli spazi del sito www.carc.it dedicati agli articoli dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa, le interviste a compagni e compagne che, a vario titolo, possono avere un ruolo nell’irruzione delle masse popolari in questa campagna. Iniziamo da Elena Mazzoni, segretaria del Prc della provincia di Roma.
Questa intervista è stata raccolta PRIMA che venissimo a conoscenza che la compagna è candidata nella lista Pace Terra Dignità (Ptd) promossa da Michele Santoro, ma il fatto che sia candidata non sminuisce il valore del suo contributo che anzi rientra a pieno titolo nel discorso che facciamo sulla lista Ptd: essa non va considerata come parte integrante delle Larghe Intese (sebbene le sue caratteristiche portino a concludere che si presterà a fare da stampella al Pd), ma non si può considerare neppure come una lista anti Larghe Intese a pieno titolo. È possibile spingere i suoi candidati a fare da subito e sul piano pratico quello che promettono di fare una volta eletti come “voce per la pace” nel parlamento europeo. Le parole di Elena Mazzoni lo confermano.
Precisiamo che, come succede per ogni intervista, le risposte non rispecchiano le posizioni e la linea del P.Carc, tuttavia riteniamo utile valorizzare anche gli spunti e le riflessioni rispetto a cui abbiamo posizioni divergenti.
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Pensiamo che le elezioni europee possano essere un’occasione per unire tutte le liste, i partiti, le organizzazioni che si pongono chiaramente contro le Larghe Intese e per condurre insieme, su ampia scala, una campagna elettorale che combini la proposta di programmi di rottura con iniziative di rottura, cioè che chiamano le masse popolari a mobilitarsi SUBITO sui punti del programma, senza aspettare di avere eventuali eletti.
Qualcuno dirà che “è tardi” per impostare una campagna elettorale del genere, ma del resto si tratta di iniziare: se si fosse iniziato al tempo delle elezioni politiche del 2022, oggi partiremmo da una posizione più favorevole e da un percorso già avviato…
Adesso è tardi, forse, ma non è mai troppo tardi per confrontarci con franchezza e senza pregiudizi.
In realtà, ci muoviamo da tempo su quelli che sono i punti di un programma che parla di pace, contrasto alla crisi climatica, lavoro e salario, stop alla Nato.
Parliamo sempre di attivarci, muoverci, organizzarci al di là delle elezioni e di eventuali eletti ed elette, ma dobbiamo invece iniziare a lavorare perché le nostre vertenze abbiano una rappresentanza nelle istituzioni, nei luoghi in cui le decisioni vengono prese sulle nostre teste, corpi, tasche e vite.
Pensiamo a quello che accade in Palestina.
Dopo più di cinque mesi di massacri quotidiani a Gaza, con Israele che ignora gli ordini della Corte internazionale di giustizia e i governi occidentali che lo rimproverano bonariamente, continuando a inviargli armi, il genocidio del popolo palestinese è in atto. Senza le nostre mobilitazioni, e per nostre intendo quelle delle forze fuori dalle “Larghe Intese”, questo sterminio sarebbe completamente taciuto, schiacciato dall’informazione mainstream che riduce tutto al 7 ottobre.
Senza la tenacia con cui tutte e tutti abbiamo smontato, pezzo a pezzo, questa narrazione, in Italia ci sarebbe una sola voce, quella di “Israele, Stato democratico che si difende dal terrorismo”.
L’abbiamo contrastata e poi rovesciata, nelle strade e tra le gente e siamo arrivati a parlare a tutti.
Vi rigiro la domanda: siamo pronti e pronte a fare lo stesso su altri temi? Siamo disposti a farlo senza pretendere di essere completamente d’accordo, ma lavorando da comuniste e comunisti su quattro o cinque punti programmatici essenziali – dico lavoro, pace, giustizia sociale e ambientale – rinunciando ogni organizzazione a un pezzo di sé, rinunciando anche ai simboli, se serve?
Diciamoci le cose con franchezza, dal vivo, facendo parlare le basi, senza che riunioni di dirigenti, spesso inquinate da rapporti personali, decidano per noi.
Se vogliamo fare questo, e io lo considero necessario e di rottura, ci sono.
Il Prc come sta affrontando le elezioni europee? Che tipo di dibattito è in corso e su cosa verte?
Le elezioni europee per il Prc sono un appuntamento sempre molto importante in quanto siamo tra i soggetti fondatori del partito della Sinistra Europea che quest’anno, a maggio, compie vent’anni. L’Europa è composta da 27 nazioni, centinaia di città e milioni di cittadini. La sinistra europea si è sempre posta l’obiettivo di rappresentare quella parte di cittadini e cittadine le cui voci sono raramente ascoltate a Bruxelles. Lo scorso febbraio è stato presentato anche il manifesto del gruppo per le elezioni europee con al centro diritti civili, pace e democrazia, costo della vita, crisi climatica, servizi pubblici e diritti sociali.
Per questo, la nostra scelta è stata quella di contribuire, con candidature e punti di programma, alla lista Pace Terra Dignità insieme ad altri soggetti politici come Mera25 Italia, partito politico del movimento transnazionale DiEM25, ad associazioni della società civile impegnate sul tema della pace e il disarmo e personalità del mondo della cultura e del giornalismo come D’Orsi, Vauro, Santoro.
Una scelta fatta perché abbiamo piena consapevolezza della situazione attuale tra terza guerra mondiale, che sembra sempre più vicina, crisi sociale e ambientale, escalation militare della governance nazionale ed europea e il genocidio in Palestina, compiuto con la complicità dell’Italia e dell’Europa appunto.
Noi vorremmo rappresentare quella grande parte della popolazione italiana che dice NO alla guerra.