Parlaci della situazione attuale nel gruppo Whirlpool, in particolare nello stabilimento di Cassinetta dove tu lavori.
Nel gennaio 2023 Whirlpool ha dichiarato che il mercato elettrodomestico europeo non era più attrattivo e quindi si è messa alla ricerca di acquirenti. Nello stesso anno ha ceduto parte delle attività nell’area europea, mediorientale e africana a una società turca: la Arcelik. A partire dal 1° aprile 2024 i turchi di Arcelik saranno proprietari del 75% delle quote e Whirlpool del 25%.
Dalla dichiarazione, nel 2023, sulla creazione di questa nuova società siamo in attesa. L’ultima notizia concreta l’abbiamo avuta il 7 marzo, con la decisione dell’antitrust del Regno Unito che ha dato parere favorevole all’acquisizione di Arcelik, perché questa operazione non determinerebbe problemi di sovrabbondanza di prodotti sul mercato.
Come denunciate nel documento “La Whirlpool va… il lavoro continua”, che avete prodotto come Rsu Fiom e diffuso a marzo ai cancelli della fabbrica, l’accordo fra i due gruppi parla di una “sinergia sui costi” di circa 200 milioni di euro. Quindi, di soldi che puntano a risparmiare. Uno dei “costi” presi di mira è quello determinato dai lavoratori impiegati con la formula dello staff leasing. Sembra un processo di smantellamento simile a quello di altri settori…
Sui lavoratori in staff leasing abbiamo già chiesto l’assunzione nella nuova società. L’avevamo già chiesto a Whirlpool, ma non era stata in grado di soddisfare la richiesta. Ora è una rivendicazione che rimane sul tavolo. Se dovessero esserci dei tagli ai lavoratori in staff leasing presenti oggi in azienda, ci sarà un no deciso da parte sindacale accompagnato dalla richiesta di tenerli tutti nel sito e di assumerli con contratto a tempo indeterminato.
Più che di smantellamento direi che si cerca di costituire dei gruppi sempre più grandi per resistere alla concorrenza dei colossi che hanno un costo del lavoro minore e riescono a offrire prodotti a basso costo, di qualità inferiore. La nostra particolarità è che passiamo da una grossa multinazionale americana a una turca: è un passaggio da una multinazionale a un fondo azionario di un’altra multinazionale.
Che cosa hanno fatto il governo Meloni e i precedenti rispetto alla questione Whirlpool?
Noi abbiamo avuto la prima vertenza Whirlpool nel 2015 ed è finita con gli incentivi all’esodo e l’accompagnamento alla pensione per i lavoratori in esubero. Nel 2018 c’è stata la questione dello stabilimento di Napoli, dove si è raggiunto un accordo con Whirlpool, che ha chiuso il sito, e si è avviato un processo di reindustrializzazione dell’area che permetterà di rioccupare i lavoratori che erano ancora sotto contratto.
Per quanto riguarda il governo attuale, siamo fermi al fantomatico decreto 1° maggio, data scelta per sminuire la festa dei lavoratori. In una seduta di pochi minuti c’è stata solo una dichiarazione del Ministro del Lavoro sull’eventuale attuazione di una golden power per Whirlpool (la golden power è uno strumento legislativo che il governo utilizza per dettare le condizioni per l’acquisizione e la vendita di aziende ritenute strategiche, ndr).
Una dichiarazione che è rimasta tale. Tutto si è ridotto a una lettera di raccomandazione inviata ad Arcelik, dove si dice che non ci devono essere licenziamenti e che si devono tenere attivi i siti produttivi italiani. Chiaramente è una misura del tutto insufficiente. Al governo è già stato chiesto di aprire un tavolo di confronto a livello nazionale tra le parti sociali e la nuova proprietà, in modo da trovare insieme soluzioni che permettano la continuità produttiva e il mantenimento dell’occupazione.
Io credo che la partita si giochi intorno a dove si produrranno gli 80 milioni di elettrodomestici che annualmente vengono venduti in Europa. Nel mercato dell’elettrodomestico non si prevede un’espansione nei prossimi anni, quindi è necessario che tutte le istituzioni facciano la loro parte, sia a livello nazionale che europeo, per fare in modo che produrre in Europa sia conveniente per l’azienda.
Questo è importante per due motivi. Per prima cosa, la produzione assicura il lavoro e il lavoro è importante per le persone, oltre a garantire il principio primo e fondante della Costituzione italiana. Il secondo motivo è che un cittadino che lavora versa i contributi Inps utili a pagare le pensioni, paga l’irpef per tenere vivo lo Stato sociale e, banalmente, ha la possibilità di acquistare i beni di consumo che produce.
Anche su altre questioni il governo è chiamato a muoversi. Lo sciopero generale programmato da Cgil e Uil per l’11 aprile sul problema della sicurezza e dell’equità fiscale mette il faro su quei problemi che vediamo tutti i giorni. I morti sul lavoro continuano a essere una piaga sociale e nonostante le varie dichiarazioni dei governi che si susseguono a oggi non c’è stata nessuna azione in grado di ridurre i tragici numeri che leggiamo ogni giorno. Le varie leggi sugli appalti e i subappalti non aiutano ma vanno in direzione contraria a quello che dovrebbe essere il risultato Zero morti sul lavoro.
A fine giugno scadrà il Ccnl dei metalmeccanici. La lotta per il contratto può incidere anche sulla situazione in cui vi trovate?
Abbiamo una piattaforma unitaria che presenteremo alla controparte dopo aver fatto il passaggio democratico di chiamare tutti i lavoratori metalmeccanici al voto attraverso un referendum che si concluderà il 10 aprile.
La piattaforma è ambiziosa, ce ne rendiamo conto, in una situazione difficile per tutto il settore metalmeccanico. Ma serve per dare una scossa a quello che è il salario dei lavoratori, che subisce l’aumento dei prezzi dovuti all’inflazione alta, solo in parte recuperata con lo scorso Ccnl, l’ultima tranche del quale sarà a giugno 2024.
Serve ribadire che è necessario recuperare il più possibile l’inflazione per avere la possibilità di arrivare a fine mese in maniera tranquilla.
Oltre alla parte salariale ci sono altre richieste, che cercano di migliorare le condizioni di vita dentro la fabbrica e fuori. Sappiamo che sarà una trattativa lunga, che la controparte sarà poco propensa a trattare le nostre richieste, ma con l’aiuto di tutti i lavoratori cercheremo di ottenere i risultati prefissati. L’unione dei lavoratori è importante, soprattutto in questo caso; quando si parla di contratto nazionale si parla della vita di 1.5 milioni di persone, molte delle quali hanno un aumento salariale solo attraverso il rinnovo del Ccnl.
Nel documento che abbiamo prodotto e diffuso in fabbrica mettiamo al centro l’importanza del Ccnl, anche nella nostra attuale situazione. Nel 2023 abbiamo fatto molti giorni di cassa integrazione, che vuol dire perdita salariale netta.
Per questo abbiamo fatto una richiesta all’azienda a livello nazionale di una sorta di integrazione, di qualsiasi tipo, anche attraverso dei ticket welfare, per cercare di recuperare una minima parte del salario perso nei giorni di Cig. A oggi la risposta è stata negativa. Con la nuova società, che avrà corso dal 1° aprile, la nostra richiesta sarà portata avanti e rimarrà sul tavolo.
Come mai avete deciso di preparare e diffondere questo documento, in cui mettete in luce, sinteticamente, alcune delle relazioni esistenti fra la vostra situazione particolare, da un lato, e la lotta per il Ccnl e per far agire il governo, dall’altro?
Abbiamo deciso di produrre questo documento per avere un contatto diretto tra delegati di fabbrica e lavoratori, sia iscritti che non iscritti, in quanto pensiamo che la comunicazione sia alla base del nostro rapporto. Lo scopo è fare chiarezza su alcuni punti che ci sembrano un po’ oscuri, non recepiti a sufficienza dai lavoratori. Quindi, partendo dalla richiesta di maggior chiarezza su alcuni temi, la Fiom ha deciso di parlare direttamente ai lavoratori. Ci poniamo degli obiettivi da raggiungere e chiamiamo i lavoratori alla partecipazione attiva, perché senza partecipazione nessun obiettivo può essere conseguito, da nessuna parte sindacale.
L’unione è necessaria anche in un momento così difficile, dove i giorni di Cig pesano parecchio, dove i lavoratori non hanno certezze sul loro futuro, non hanno risposte dalla vecchia società e non conoscono ancora la nuova. Nonostante tutto questo, bisogna andare avanti insieme.
Recentemente una delegazione della Fiom è andata negli Usa per confrontarsi con il sindacato dell’automotive Uaw. Loro chiedevano dei grossi aumenti salariali e negli scorsi mesi hanno messo in campo delle lotte molto importanti. Secondo te possono essere da esempio anche qui da noi?
Mi auguro che ci sia qualcosa del genere anche qui. Qui, la lotta dei lavoratori è influenzata anche dal fatto che a causa della Cig si fa fatica ad avere i lavoratori in fabbrica una settimana intera. Questa situazione già pone il problema di riuscire a unire attraverso la lotta i lavoratori. Le diverse situazioni vanno studiate e quindi tutte le soluzioni, tutte le idee, possono essere valide.
Bisogna poi concentrare i lavoratori, far capire che l’obiettivo è giusto e che per raggiungerlo bisogna lottare: senza la lotta non ci sono risultati.