Aumenta la repressione, aumenta la lotta per un nuovo governo del paese
Da diversi mesi il nostro paese è teatro di una mobilitazione politica delle masse popolari contro le manovre antipopolari e guerrafondaie del governo Meloni e in solidarietà al popolo palestinese. Una mobilitazione sempre più autonoma dai centri di potere e autorità borghesi che sta formando nuove avanguardie e nuove leve di protagonisti della lotta di classe. Un sommovimento che costringe la classe dominante ad usare ogni mezzo a sua disposizione per sedarlo. Tra questi la falsa opposizione e il teatrino sulla guerra messo in scena in Parlamento, il tentativo di innescare la guerra tra poveri intossicando l’opinione pubblica e soprattutto l’uso sempre più dispiegato della repressione.
La repressione è però sempre di più un’arma a doppio taglio per la classe dominante. Essa infatti mostra – come è successo a Pisa lo scorso 23 febbraio – che attraverso la solidarietà e la lotta è possibile ribaltare gli attacchi repressivi del nemico e aumentare l’ingovernabilità del paese al governo Meloni, alle sue politiche repressive e guerrafondaie.
Scontri tra studenti e forze dell’ordine si sono verificati pochi giorni fa a Bologna. In quel caso il corteo dei collettivi studenteschi ha cercato di raggiungere il teatro dove era in corso la cerimonia di apertura dell’anno accademico rivendicando la sospensione di ogni collaborazione con gli atenei israeliani come avvenuto a Torino dove il Senato accademico ha votato a maggioranza una mozione che ritiene “non opportuna” la partecipazione al bando 2024 per la cooperazione scientifica con Israele visto il protrarsi della guerra a Gaza.
La decisione è stata presa dopo la lettera aperta firmata dai quasi 1.700 docenti di tutta Italia (tra cui 60 torinesi) che chiedeva lo stop del bando della cooperazione e dopo un’assemblea con gli studenti del collettivo “Cambiare Rotta” e “Progetto Palestina”, che avevano interrotto la seduta del Senato accademico per chiedere un confronto sul tema.
Tutto questo mentre anche a Pisa gli studenti della Normale in sciopero chiedono all’ateneo di rendere note le collaborazioni con le istituzioni israeliane.
Anche all’Università Federico II di Napoli, nella facoltà di Ingegneria di Fuorigrotta, la mobilitazione studentesca ha fatto saltare l’incontro sul “Ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso” che avrebbe visto la partecipazione del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, chiamato a presentare il suo ultimo libro sul conflitto in Medio Oriente. Proprio la presenza di Molinari, accusato dagli studenti di promuovere dal 7 ottobre sul suo giornale “una propaganda sionista e distorta di quello che in realtà è un genocidio perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese”, ha innescato la reazione delle forze dell’ordine contro gli studenti, che sono comunque riusciti ad entrare nella facoltà dove è stato affisso uno striscione con la scritta Fuori i sionisti dalle università.
Un’ingovernabilità crescente che fa paura al governo Meloni e mostra bene che quando le masse vanno all’attacco riescono a strappare vittorie. È per questo che il Senato accademico di Torino si è espresso per come volevano gli studenti o che a Napoli alla fine Molinari non ha parlato!
Rispetto a tutto questo il governo Meloni mostra tutta la sua debolezza cercando di criminalizzare il dissenso di chi lotta per fermare la guerra a partire dal proprio paese e solidarizzare nel modo più efficace possibile con il popolo palestinese.
L’ultima trovata di Fratelli d’Italia è stata quella riportata dal Il Fatto Quotidiano. Si tratta dell’uscita di una nota informativa proveniente dall’Ufficio studi del partito che indica gli organismi studenteschi come terroristi e “manovrati” da vecchi dirigenti delle Brigate Rosse. Un altro passo che il governo fa nel dimostrare tutta la sua debolezza, ma che offre a chi vuole cacciarlo la possibilità di ribaltare ogni attacco repressivo alimentando la lotta politica, fomentando la ribellione e la moltiplicazione di scioperi e problemi di ordine pubblico per rafforzare ogni lotta in corso nel paese.
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Allarme di Chigi: “Rischio brigatisti nelle università”
Pro-Gaza – “Pericolosi: così si torna agli anni di piombo”
Di Giacomo Salvini
I movimenti studenteschi che protestano contro la guerra in Israele hanno legami con gli ex brigatisti rossi. E per di più si rischia di tornare alla violenza del terrorismo rosso (non quello nero, di matrice fascista) degli anni ‘70 e ‘80. Sono queste le tesi allarmanti sostenute in un documento riservato che l’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia ha inviato martedì sera ai vertici e dirigenti del partito per dare la linea sulle proteste nel mondo studentesco contro la guerra nella Striscia di Gaza.
Una “nota informativa” scritta dall’Ufficio studi di Fratelli d’Italia guidato dal deputato Francesco Filini (braccio destro del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari) di concerto con Palazzo Chigi che, come viene specificato, dovrebbe essere “a uso interno e non adatto alla diffusione”. Il documento è di cinque pagine e già dal titolo – “L’ondata di violenza nelle università” – si intuisce l’obiettivo di Palazzo Chigi: enfatizzare le proteste violente degli studenti paragonandole a quella degli Anni di piombo.
La nota, che Il Fatto pubblica in anteprima, parte dagli esempi delle ultime manifestazioni che hanno impedito al giornalista David Parenzo e al direttore di Repubblica Maurizio Molinari di partecipare a incontri nelle università, per poi elencare tutti gli episodi di “intolleranza dei gruppi universitari afferenti alla sinistra” degli ultimi anni. Poi però nella nota informativa si sostiene una tesi allarmante con questo titolo: “Le sospette infiltrazioni delle ex Brigate Rosse nelle Università”. Palazzo Chigi sostiene che ci siano dei legami tra gli ex esponenti delle Brigate Rosse e gli studenti che manifestano negli atenei. Per corroborare questa tesi vengono utilizzate tre fonti: un articolo del Giornale del 19 marzo secondo cui il movimento studentesco Cambiare Rotta avrebbe scelto come “testimonial” per la campagna di tesseramento 2024 “l’ex brigatista rosso Francesco Piccioni, fondatore della colonna romana delle BR e membro della direzione strategica con Curcio, Franceschini e Moretti”.
Inoltre, viene citato una informativa della Digos in cui si segnala una “pericolosa e crescente saldatura tra vecchie Brigate Rosse e nuovi movimenti di lotta pro-Palestina” con “conferme” anche nella relazione dell’intelligence presentata a fine febbraio. Tre ipotesi che secondo Fratelli d’Italia porterebbero a una tesi precisa: “Gli ex brigatisti rossi sarebbero tornati e potrebbero condizionare, anche solo ideologicamente, le azioni, i raid e le spedizioni contro le Istituzioni, mosse da centri sociali e collettivi studenteschi”.
Il resto del documento invece si sofferma sul paragone con gli Anni di piombo: il terrorismo nero non viene mai citato mentre si parla di “condanne deboli” da parte della sinistra. Prima si spiega che il periodo storico è “sicuramente diverso e non paragonabile” con gli anni ‘70 e ‘80, ma subito dopo Palazzo Chigi lancia l’allarme: “Fin troppo spesso questo atteggiamento è stato tollerato da alcune parti politiche, che hanno minimizzato queste aggressioni, soprattutto quando a farne le spese sono stati gli studenti di destra – è l’accusa – Purtroppo, però, come dimostra la storia degli anni ‘70 e ‘80 un atteggiamento troppo lassista, alla lunga, si rivela estremamente pericoloso”.