Dall’autunno scorso, come sezione reggiana “Lidia Lanzi” del Partito dei CARC, e in continuità con quanto fatto durante la pandemia e la lotta contro il Green Pass abbiamo articolato un intervento cittadino proteso alla costruzione di un fronte, il più ampio e variegato possibile, contro le Larghe Intese nostrane (a partire ovviamente dal Partito Democratico – PD) specificatamente ancorato alla lotta di classe territoriale. Cioè, un fronte popolare che si ponga l’obiettivo di dare una risposta unitaria all’aggravamento della crisi generale del capitalismo. Dalla Sanità con la chiusura dei Pronto Soccorso e la gestione delle liste d’attesa (e quindi tramite il Coordinamento Sanità), al sostegno alle lotte dei lavoratori prima fra tutte la vertenza alla LIDL di via Piccard fino alle mobilitazioni contro il genocidio sionista e i suoi complici nostrani (e quindi tramite l’Assemblea reggiana per la Palestina), siamo intervenuti affinché la campagna elettorale per le prossime Amministrative di giugno diventasse un’occasione per avanzare nel rafforzare il nostro campo e fare gli interessi di chi, al mattino, si deve alzare per andare a lavorare di contro al sistema clientelare e speculativo del PD e suoi addentellati.
Anche a fronte della frattura interna a REC – Reggio Emilia in Comune che ha portato alla fuoriuscita dall’organismo di Potere al Popolo e alla nascita, con Sinistra Italiana, di Sic! – Sinistra in comune (che ha scelto di diventare formalmente una stampella del PD e delle sue politiche), abbiamo sostenuto la creazione di una lista elettorale che fosse nettamente schierata sia contro il PD, sia contro l’altro polo meloniano delle Larghe Intese. Una lista che fosse espressione e al servizio della lotta di classe cittadina, che rompesse con la promozione di soli programmi elettorali “giusti e radicali” ma che promuovesse azioni radicali e di rottura che servono alle masse popolari della nostra città. In quest’ottica, abbiamo lavorato per unirci al e unire il Partito della Rifondazione Comunista (PRC), con il contributo di parte importante del PRC locale a partire dalla sua segretaria provinciale, e successivamente con l’area dei fuoriusciti locali del M5S in rottura con il proprio nazionale perché giustamente contrari all’indicazione di allearsi all’abbraccio mortale con il PD (da questo gruppo di fuoriusciti è nata la lista Movimento per Reggio Emilia – Paola Soragni sindaco). Così, abbiamo visto con favore in ottica unitaria la candidatura comune a sindaco di Paola Soragni di due liste anti Larghe Intese convergenti.
In questi mesi, con fortune alterne, il nostro intervento è stato orientato a che questo progetto avesse non solo vita, ma anche prospettiva oltre la scadenza elettorale di giugno: anche per queste ragioni, abbiamo proposto che la lista si chiamasse “Insorgere” riprendendo la parola d’ordine, tutta partigiana, lanciata dal Collettivo di Fabbrica della ex GKN di Campi Bisenzio (FI). Un nome che voleva essere una chiara indicazione di lotta, di riscossa e di attacco: il mondo è in guerra e in fiamme e anche a Reggio Emilia serve avanzare nella liberazione dal governo Meloni e dalla gestione del PD locale.
Nonostante alcune posizioni conquistate in termini di azione comune e dibattito politico, nei fatti, tuttavia, è stato in corso d’opera messo in discussione il senso e il progetto politico dell’operazione per come era stata pensata e voluta. Il casus belli è stato proprio il dibattito rispetto alla scelta del nome “Insorgere”. L’area ex M5S e affini (in particolare Marco Signori), trovando in questo alleati nella parte più nettamente elettoralista del PRC, non accettava che la nostra lista a loro affiliata avesse questo nome con la motivazione che un nome del genere “toglie voti”. È chiaro che si è trattato di una posizione strumentale: in realtà, ci sono motivazioni politiche che vanno chiarite perché alcune lo sono, altre meno e questo nostro comunicato ha anche lo scopo di alimentare il dibattito, franco e aperto, in materia. Che forse, il non detto era proprio la nostra presenza a non essere condivisa e tollerata? Che forse, il problema era articolare una campagna di lotta (nonostante, è utile ricordare, sia stato proprio il M5S delle origini a fare campagne di rottura)? Sono domande queste che, seriamente, necessitano di una risposta. È una questione di concezione e di metodo in quando sono i padroni e i loro politici a discutere e a decidere nelle segrete stanze e all’oscuro dalle masse popolari (altroché trasparenza!). Di contro, chi invece fa politica per e con le masse, in primis i comunisti, la fa pubblicamente e di ogni loro azione devono renderne loro conto.
A noi è chiaro che la questione del nome sarebbe stata solo la prima di una serie: poi sarebbe stato un pezzo di programma elettorale, poi la contrarietà di un’azione di rottura e quindi era prevedibile un cortocircuito. Date le condizioni che si sono andate a creare, la decisione è stata quindi quella di non partecipare più alla costruzione della lista “Reagire” insieme al PRC, revocando i nostri due candidati. A chiarezza ulteriore, come P. CARC siamo per l’intervento nelle elezioni, concependole però quale strumento e non fine per la riscossa popolare, intervenendoci in maniera conseguente anche attraverso la promozione e il contributo diretto in liste elettorali (ma valutando di volta in volta). Se, nonostante il lavoro e la disponibilità, non ci sono le condizioni in premessa, è più opportuno agire autonomamente e sostenere “dall’esterno” quelle liste che nella pratica producono un’azione realmente anti Larghe Intese e in quest’ottica avranno tutto il nostro sostegno. Procederemo, dunque, nell’azione comune nel lavoro nei quartieri, sulla Sanità, sulla LIDL e in generale sulla struttura produttiva locale contro il suo smantellamento come ragionato e illustrato in [Reggio Emilia] “Mamma li yankees”: contro il sacco della città, organizzarsi e coordinarsi dal basso!, sulla questione palestinese e attraverso una nostra presenza, con banchetti di propaganda, nei principali quartieri popolari al fine di promuovere l’organizzazione operaia e popolare fino a costruire qui in città la nuova edizione della Festa della Riscossa Popolare a fine maggio.
I prossimi mesi di campagna elettorale sono un’occasione per costruire l’inversione di rotta che serve, concependo le elezioni come una tappa favorevole per impostare un lavoro che continuerà e dovrà continuare dopo giugno. Ciò è un dovere e un’esigenza stante il fatto che la città è in crisi e allo sbando in ogni ambito (dalle strade che sembrano bombardate visto le buche che ci sono, alla chiusura del ponte pedonale del Gattaglio fino alle insufficienze dei nidi comunali solo per dirne alcuni) ed è una questione che attiene direttamente alla gestione e al governo del territorio e cioè a che interessi di classe si vuole e si deve rispondere. Dalla sicurezza e la questione abitativa (come in zona stazione, dove la soluzione non è la deriva securitaria con l’Esercito, bensì la promozione dell’organizzazione e del controllo popolari contro degrado e speculazioni), alla Sanità locale, passando per la desertificazione del centro storico e la lotta serrata contro gli esercenti a cui fa da contraltare un sostegno spasmodico e clientelare alle catene di supermercati (dalla Conad alla LIDL), fino alle collusioni antipopolari con IREN e il carovita: servono azioni radicali e non solo programmi radicali. Per queste ragioni, saremo al fianco di chiunque si dimostrerà coerente già prima della scadenza elettorale che le buone intenzioni che professa.
Più che la “città delle persone”, la nostra è stata trasformata dal PD nella città del cemento e del clientelismo: in campagna elettorale le parole e le dichiarazioni di intenti stanno a zero. O si sta da una parte, nella pratica, o dall’altra.
Le elezioni entrano nel vivo: dobbiamo approfittarne per costruire il futuro popolare che serve alla nostra Reggio Emilia!