L’Italia in guerra nel Mar Rosso e il partito unico dei guerrafondai

Il parlamento italiano ha votato a favore dell’intervento nel Mar rosso “a scopo difensivo” con una pantomima tipica della Repubblica Pontificia. Una missione che opererà negli stretti di Bab el-Mandeb e di Hormuz e nelle acque internazionali del Mar Rosso, del Golfo di Aden, del Mare Arabico, del Golfo di Oman e del Golfo Persico con l’obiettivo dichiarato di “difendersi” dagli attacchi con droni e missili yemeniti degli Houthi.

Si tratta quindi di un’operazione militare in piena regola, che prevede la discesa in campo dell’Italia, a sostegno del governo terrorista e genocida di Israele, in una zona di guerra, a suon di missili e cannoniere. L’obbedienza italiana a questa operazione dettata dalla Ue è dovuta anche a questioni legate al trasporto energetico, che vede nel Mar Rosso uno dei pochi sbocchi rimasti, stante l’altra guerra in cui il nostro paese è stato invischiato dai gruppi Usa, Ue e sionisti, in Ucraina.

Questa vicenda ha ulteriormente scoperchiato, se ancora ce ne fosse bisogno, l’assoluta unità d’intenti tra le forze politiche attualmente presenti nel parlamento italiano. La mozione, infatti, è stata presentata dal M5S per dare una parvenza di pacifismo ed equidistanza al ruolo dell’Italia nell’operazione. La verità è che il M5S e il PD blaterano di pace e di “cessate il fuoco” ma sono i primi a proporre e votare misure guerrafondaie. Altro che opposizione al governo Meloni!

È così che funziona il regime delle Larghe Intese. I due poli si “fanno la guerra” in campagna elettorale, ma vanno d’amore e d’accordo sulle cose “che contano”. I finti oppositori del governo Meloni, del resto, al di là delle chiacchiere e delle barricate di cartone sul “fascismo alle porte” in favor di telecamera, cosa stanno facendo? Niente. Anzi tutto. Tutto quello che i gruppi Usa, Ue, i sionisti, il Vaticano, Confindustria e le organizzazioni criminali dicono di fare tanto al governo Meloni, quanto alla cosiddetta opposizione.

Ma le conseguenze delle politiche di guerra alimentano indignazione e ribellione tra le masse popolari, a partire dalle organizzazioni operaie e popolari e dalle forze sociali, politiche e sindacali che si oppongono a questo stato di cose. I caporioni dell’imperialismo e gli scemi di guerra politicanti che vi vanno appresso, incontrano sempre resistenza, opposizione e proteste.

Un fiume di mobilitazioni e iniziative di lotta che oggettivamente mettono in discussione il sistema capitalista perchè in contrasto con aspirazioni di pace, fratellanza tra i popoli e una vita dignitosa per le masse popolari di tutto il mondo. Aspirazioni e pratiche che sempre più devono darsi uno sbocco politico.

Per ciò che riguarda il movimento comunista italiano, il variegato fronte anti Larghe Intese e i principali organismi operai e popolari, la questione è non aspettare che il governo Meloni sia fatto fuori da regolamenti di conti o manovre di palazzo, ma organizzarsi, coordinarsi e lottare per rovesciarlo con la mobilitazione.

E bisogna rovesciarlo il prima possibile perché ogni settimana che passa trascina un po’ più a fondo il paese, i lavoratori e le masse popolari tutte.

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