Cremaschi, Di Battista, Savini e Prencipe – Voci dalla piazza del 24 febbraio a Milano

Il 24 febbraio si è svolto a Milano il corteo nazionale “blocchiamo tutto, fermiamo il genocidio”. Mobilitazione che si è tenuta all’indomani dello sciopero nazionale in solidarietà con la resistenza palestinese indetto dal Si Cobas e altri sindacati di base. In piazza, sotto una pioggia battente, erano in 50.000.

Il corteo era aperto da associazioni e organizzazioni palestinesi come Giovani palestinesi Italia (GPI), Unione democratica arabo-palestinese (UDAP), Associazione palestinesi in Italia (API), Studenti Palestinesi in Italia (SPI) e altre. Tutte schierate dietro lo striscione recante la scritta “con la resistenza palestinese – blocchiamole guerre coloniali e imperialiste”. In piazza anche gli spezzoni dei sindacati di base Si Cobas, Cub, Usb, Adl Cobas e Sol Cobas che hanno portato in piazza parole d’ordine contro il governo Meloni e la sua politica guerrafondaia a sostegno dello stato terrorista di Israele.

In fondo al corteo erano presenti importanti spezzoni operai come quello del Collettivo di Fabbrica della ex Gkn di Firenze, della Piaggio di Pontedera e del Calp di Genova che confermano l’importante ruolo che la classe operaia attraverso gli scioperi, il blocco del trasporto e della produzione di merci e la mobilitazione può assumere nella lotta per sabotare le guerre condotte dai gruppi imperialisti.

In piazza abbiamo raccolto una serie di interviste. La prima è quella fatta a Giorgio Cremaschi, il quale ha denunciato i tentativi propagandistici del governo Meloni di spacciare per antisemitismo la lotta contro il genocidio portato avanti dal governo sionista d’Israele. Ha poi accusato tutte le forze politiche in parlamento di essere succubi e al servizio di Washington e Bruxelles.

Nel corso della manifestazione abbiamo poi intercettato Alessandro Di Battista cui abbiamo posto alcune domande circa il governo Meloni e cosa è necessario fare per cacciarlo. La sua risposta è stata evasiva e si è limitato a dire che Meloni è stata votata , che lui era in piazza per raccogliere le firme da semplice cittadino e che bisogna continuare a mobilitarsi in piazze come quelle a sostegno della resistenza palestinese. Ha poi chiuso dicendo che in ogni caso la domanda sul governo del paese è enorme per essere trattata così su due piedi.

Ora che tutti i semplici cittadini nel momento in cui scendono in piazza vengono attorniati da giornalisti, telecamere e sostenitori è veramente difficile da immaginare. Di Battista è una delle principali personalità politiche del paese ed è anche da lui che dipendono gli esiti della lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un governo che ad esempio non sostenga le guerre schifose della Nato e degli imperialisti Usa, Ue e sionisti. Quello che serve sapere è se Di Battista è pronto a mettersi alla testa di questa mobilitazione. Questo è quello di cui vogliamo ragionare con lui, non in piazza ma seduti e con tutto il tempo necessario a disposizione, in un’intervista che qui gli proponiamo.

Altra intervista realizzata nel corso della mobilitazione è quella al compagno dei Giovani Comunisti, Vittorio Savini, che ha sottolineato come sia giusto lottare e ribellarsi a ogni tentativo di reprimere il dissenso e impedire che un fronte di solidarietà per la Palestina possa agire e incidere nelle politiche che il governo italiano conduce.

Altra voce raccolta è stata quella di Matteo Prencipe di Rifondazione Comunista. Il compagno ha risposto che un governo intenzionato a sostenere la causa palestinese deve smettere di inviare armi a Israele, interrompere ogni rapporto commerciale e finanziario, pretendere un cessate il fuoco obbligatorio al consiglio di sicurezza dell’Onu anche denunciando l’opposizione continua degli Usa a questa misura. E ancora che l’Italia non deve più essere subalterna ai diktat statunitensi.

Quella del 24 è stata un’importante mobilitazione. Una piazza che ha confermato come l’aspetto decisivo di questa fase sia quello di cacciare il governo Meloni. Proseguiamo in questa lotta partecipando e invitando tutte le lavoratrici e i lavoratori, le compagne e i compagni di riempire le piazze di domani in occasione dello sciopero dell’8 marzo che quest’anno più che mai è uno sciopero politico, “che contiene i temi delle disuguaglianze di genere e di classe, ma anche quelli dell’opposizione alle guerre imperialiste, del sostegno alla Resistenza palestinese, contro gli omicidi sul lavoro, per il diritto di sciopero e contro le precettazioni, contro la repressione e la censura, due armi che il governo Meloni usa a piene mani contro le mobilitazioni delle masse popolari” (da Resistenza 03/2024).

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