Lo scorso 9 febbraio si è svolta l’udienza conclusiva del processo per il reintegro di Simone Casella, compagno della Sezione di Pisa del P.Carc ed ex lavoratore della Worsp, azienda di vigilanza privata in appalto presso l’ospedale di Cisanello di Pisa. La sentenza ha rigettato il ricorso del compagno (del quale abbiamo scritto a più riprese su Resistenza), condannandolo a pagare quasi 4.000 euro di spese processuali. Una sentenza che, tra l’altro, non ha preso minimamente in considerazione le dichiarazioni dei lavoratori chiamati a testimoniare, né gli elementi che dimostrano gli attacchi da parte dell’azienda per l’attività sindacale di Simone – che era delegato Filcams – e del resto dei suoi colleghi.
Per comprendere le origini della sentenza, occorre fare un passo indietro, andando a vedere quali sono stati i presupposti e le motivazioni. Quello di Simone è stato un licenziamento politico a tutti gli effetti, dovuto al fatto che quando lavorava alla Worsp, il compagno ha portato a galla tutte le gravi irregolarità dell’azienda (trasferimenti arbitrari da una sede di lavoro all’altra, ferie forzate, ritardo nei pagamenti, mancanza di strutture per ripararsi dalle intemperie, ecc.) e ha ottenuto miglioramenti salariali e di condizioni di lavoro per tutti i suoi colleghi. Proprio con i suoi colleghi, Simone ha costituito il Gruppo Lavoratori Worsp (Glw) che ha continuato a vigilare sulle mosse dell’azienda e si è mobilitato a livello sindacale e non anche dopo il licenziamento.
L’ultimo esempio di ciò è stata la mobilitazione del Glw delle scorse settimane, in seguito alla scoperta dei termini per la nuova gara d’appalto dell’ospedale di Pisa, che prevedevano il licenziamento di undici lavoratori della vigilanza non armata. È stato mobilitato anche il sindacato per denunciarne le gravi inadempienze e si è sventato così l’attacco e la pubblicazione del bando irregolare.
È alla luce di questi fatti che si vede perfettamente come la sentenza abbia voluto essere un ammonimento bello e buono a tutti i lavoratori della Worsp di Pisa, a partire da quelli che continuano a mobilitarsi per vedere rispettati i loro diritti, denunciando lo schifoso sistema degli appalti e subappalti, ormai prassi corrente nelle aziende pubbliche e private.
In questi due anni e passa dal licenziamento (i tribunali borghesi sono tanto veloci a condannare le masse popolari, quanto sono lenti nel portare avanti i processi in cui sono queste ultime a fare ricorso contro i padroni) non si è mai fermata la solidarietà di classe verso il compagno, che si è sempre speso, senza riserve, anche in sostegno dei lavoratori delle altre aziende del territorio, a prescindere dalle categorie o dalle tessere sindacali. Dopo la sentenza, molti gruppi di lavoratori, sindacati e partiti politici hanno espresso solidarietà a Simone: Sial Cobas Piaggio di Pontedera (PI), lavoratori Sanac di Massa, Cartonificio Fiorentino di Sesto Fiorentino (FI), Rsu Valmet Converting di Lucca, Cub Pisa, Prc Pisa e, ovviamente, il Gruppo Lavoratori Worsp. Questo perché la condanna di Simone non è un sopruso individuale, “un problema suo”, ma di tutta la classe lavoratrice e come tale va trattato. Anzi, in questo senso la fase processuale è stata condotta non in difesa ma in attacco, con il preciso obiettivo di rafforzare – oltre alla solidarietà – anche il lavoro del Glw.
La lotta non si ferma, anzi! Martedì 27 febbraio (scriviamo il giornale prima, ndr) è in programma una conferenza stampa al Comune di Pisa e verranno organizzate iniziative di raccolta fondi per fare ricorso in Appello e per la sanzione a cui Simone è stato condannato.
Facciamo appello a tutte le realtà affinché contribuiscano con un sostegno economico alla causa portata avanti da Simone. Rivolgiamo l’appello anche ai sindacati, compresa la Filcams Cgil che da quando è partita la vicenda ben poco ha fatto per sostenere il suo ex delegato, ritenendo che “non ce ne fossero i presupposti” … Ma allora a cosa serve il sindacato, se non sostiene nemmeno i suoi iscritti e delegati quando ce n’è bisogno?
Per sostenere Simone puoi fare un versamento sulla PostePay 4023 6010 1657 3453 intestata a Mariangela Nasillo, con causale “sostegno ricorso”.