Pubblichiamo questo articolo dopo aver ricevuto una nota da un compagno impegnato nel nostro lavoro di radicamento in Sicilia perché riteniamo sia un’esperienza utile a mostrare il tipo di condotta da assumere di fronte a situazioni “ostili”.
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Per il 22 febbraio i compagni del presidio di Palermo del P.Carc avevano programmato un banchetto informativo in piazza dei Quattro Canti. Come successo altre volte in passato, l’iniziativa è stata oggetto delle attenzioni della Questura, sempre zelante nella sorveglianza dei comunisti: nei giorni precedenti, ha provato a telefonare ai nostri compagni per raccogliere informazioni, ma loro hanno ignorato le chiamate e si sono rifiutati di alimentare rapporti informali con le forze dell’ordine.
La reazione è stata – letteralmente – la militarizzazione della piazza. Poiché non sussisteva alcuna motivazione per vietare l’iniziativa, ha provato a sabotarla occupando tre quarti della piazza con mezzi e agenti. Arrivati sul posto, i nostri compagni si sono trovati davanti una situazione surreale: per un banchetto, erano stati impiegati cinque mezzi fra volanti e camionette più una quindicina di agenti – sulla pagina Facebook del presidio di Palermo del P.Carc ci sono le fotografie! L’unico spazio agibile è stato lasciato all’artista di strada che si stava esibendo: uno “scrupolo” per evitare la completa militarizzazione della piazza e tenere in piedi il “velo di democrazia” con cui ammantano la loro tutela “dell’ordine pubblico”.
Ebbene, se i compagni si fossero concentrati nel rispondere alla provocazione e nel rivendicare gli spazi di agibilità alla polizia ne sarebbe probabilmente nata una sterile baruffa e, prima o poi, avrebbero dovuto alzare i tacchi e rincasare. Invece, hanno messo al centro la realizzazione del banchetto di propaganda, perseguendo così il loro obiettivo principale. Per farlo, si sono sforzati di trovare tutti gli appigli che la situazione presentava.
Si è trattato di “mettere il dito nella crepa” e inserirsi nelle contraddizioni del nemico: i compagni si sono rivolti direttamente all’artista di strada per chiedergli solidarietà di fronte a quella situazione e insieme hanno deciso di condividere lo spazio rimasto libero. Lo schieramento militare tanto ostentato a fronte di un banchetto di propaganda ha in qualche modo lavorato a nostro favore: molti passanti si sono resi conto della situazione assurda e hanno preso posizione: c’è stato chi si è avvicinato per esprimerci solidarietà, chi, incuriosito, ha chiesto informazioni sul P.Carc e sulle nostre attività a Palermo, mentre in tanti hanno ostentatamente acquistato Resistenza, un libro oppure hanno lasciato una sottoscrizione.
La Questura di Palermo ha fatto male i suoi conti! Quella che doveva essere “un’operazione di contenimento” ha determinato un risultato opposto. E questo perché i nostri compagni non si sono fatti intimidire, non hanno abboccato alle provocazioni e hanno perseguito l’obiettivo dell’iniziativa.
Un piccolo esempio di come intimidazioni e repressione possono essere ritorte contro chi le imbastisce e del valore enorme della solidarietà popolare.