Lo scorso 22 febbraio il nostro canale YouTube è stato chiuso e cancellato per aver “ripetutamente violato i divieti di propaganda a organizzazioni terroristiche”. Non abbiamo ricevuto nessun avviso preliminare e non ci sono state fornite ulteriori motivazioni. Cancellato e stop, senza possibilità di appello.
Quanto accaduto – seppur grave – non è certo una novità: la stessa sorte era toccata a Byoblu nel 2021 o a tanti canali e contenuti social che mostrano le violenze degli israeliani sul popolo palestinese, solo per fare un esempio. Anche se non c’è da rassegnarsi alla “normalità” della cosa e ci fa piacere aver ricevuto solidarietà da più parti, diciamo che non c’è da stupirsene, perché le piattaforme social o di informazione – da YouTube a Facebook, da Instagram a WhatsApp o Google – sono in mani private e gestite secondo politiche anti-democratiche, al servizio degli interessi dei governi dei paesi imperialisti, oltre che dei loro proprietari.
Sarebbe quindi ingenuo pensare che con l’uso di questi strumenti possiamo dire o fare “quello che vogliamo” ed episodi come la chiusura del nostro canale YouTube tornano a ricordarcelo.
L’ottica con cui i comunisti e le altre organizzazioni delle masse popolari devono approcciarsi a questi strumenti è quindi quella di utilizzarli – perché utili a far conoscere linea, analisi, iniziative, ecc. – e approfittare al massimo degli spazi di agibilità che forniscono (difendendo anche il diritto a questa agibilità), ma senza l’illusione che sarà sempre così. Se la chiusura non avverrà oggi, sarà domani. E questo fintantoché non cambieranno le logiche e i rapporti di forza.
Perciò come P.Carc sosteniamo da sempre che non è possibile affidarci solamente ai social, a internet, a piattaforme online commerciali. È fondamentale mantenere una certa autonomia da questi strumenti, cercarne di alternativi, e portare la nostra propaganda tra le masse popolari, con il giornale stampato, con i volantini (giornali e volantini circolano anche quando le pubblicazioni sono dichiarate illegali), sui muri e nelle strade o e, soprattutto, costruendo e alimentando una rete di contatti, collaborazioni e conoscenze tra le organizzazioni operaie e popolari che non sia solamente virtuale.