Il 5 marzo 1953 milioni e milioni di comunisti e proletari di tutto il mondo sono in lutto. Stalin è morto. È morto l’uomo che era diventato il simbolo stesso della causa del comunismo, guida del movimento comunista nei suoi momenti più difficili e verso le sue più grandi vittorie.
L’uomo che, dopo la morte di Lenin, aveva preso in mano la guida dell’Unione Sovietica: il paese della prima rivoluzione socialista vittoriosa, faro per i proletari e i popoli oppressi di tutto il mondo; ma anche un paese devastato dalla guerra mondiale e dalla guerra civile, boicottato da tutte le potenze imperialiste, sotto costante minaccia di aggressione e isolato dopo la mancata rivoluzione in Europa.
È morto l’uomo che, in questa situazione apparentemente disperata, aveva diretto con successo la ricostruzione del paese, la difesa della rivoluzione dai nemici interni ed esterni, l’edificazione del socialismo. E che dopo (e grazie a) questa impresa, in una situazione che sembrava ancora più disperata, aveva guidato il popolo sovietico e il movimento comunista internazionale nella guerra contro la barbarie nazifascista, fino a sconfiggerla, allargare il campo socialista dall’Europa all’Asia ed estendere l’influenza dei partiti comunisti in tutto il mondo.
“Stalin è morto ma la sua opera vive immortale. Il suo insegnamento guiderà sempre, quale bandiera invincibile, i comunisti di tutto il mondo. Ovunque vive un partito comunista, Stalin vive.”
Così scriveva Pietro Secchia, nella prefazione alla raccolta di scritti di Stalin Problemi della Pace, pochi mesi dopo la sua morte. A distanza di 71 anni, quella frase rimane vera. Perché l’opera di Stalin si identifica con quella del movimento comunista che ha diretto la prima ondata della rivoluzione proletaria. Il riconoscimento o meno della sua figura è diventato uno spartiacque, tra chi fa proprio il patrimonio del movimento comunista e chi lo rigetta Non a caso la sua denigrazione è stata l’asse portante del revisionismo e oggi resta la leva principale che la borghesia usa per attaccare i comunisti.
Riprendere gli insegnamenti che possiamo trarre da quell’opera, dai suoi successi come dal suo esaurimento, è quindi decisivo per la rinascita del movimento comunista.
Per questo la casa editrice Rapporti Sociali, assieme a Pgreco, ha ripreso la pubblicazione delle Opere, inedite in Italia, di Stalin, a partire dal volume 12. Una nuova edizione, come scritto nella presentazione che ne fa la casa editrice, “volta a mettere in risalto l’attualità dei testi di Stalin ai fini della lotta in corso, a fornire uno strumento di lotta alle nuove leve di comunisti perché assolvano con successo al loro compito storico”.