Oggi 23 febbraio si tiene l’ennesima (non sappiamo in effetti se sarà l’ultima) udienza per il processo per la scritta “Fontana assassino”, a carico dei nostri compagni del P.CARC, Pablo Bonuccelli e Claudia Marcolini.
Lo abbiamo detto e lo hanno ribadito, con una dichiarazione spontanea che Claudia e Pablo hanno letto durante l’ultima udienza e che riportiamo in calce al comunicato: sul banco degli imputati per una scritta su un muro ci sono i nostri compagni, nonostante le ordinanze (fatte o ignorate), le speculazioni delle principali aziende ospedaliere private sulle cure e sui tamponi che hanno incrementato i contagi da Covid-19 sono opera di Fontana e delle sue scelte politiche. Quelle stesse scelte politiche che trovano una continuità con il governo Meloni, complice dei sionisti e servo della NATO, che dirotta i fondi per la sanità e l’istruzione pubblica verso la produzione di armi e il finanziamento delle guerre in Ucraina, nel Mar Rosso e in Palestina.
Quello contro i compagni Pablo e Claudia è un piccolo processo che si inserisce si inserisce nelle mobilitazioni in corso e che abbiamo impostato in modo da rafforzane l’organizzazione. Così come avvenne, in effetti, con la scritta “Fontana assassino”: l’allarme che crearono, tanto da minacciare l’apertura di un’inchiesta per terrorismo e assegnare la scorta a Fontana, era funzionale a frenare la simpatia che quella scritta suscitava e il sostegno a noi che l’avevamo rivendicata. Ma nonostante l’allarme e il coro unanime che si levò in solidarietà a Fontana, tra cui anche da parte del sindaco Sala, le mobilitazioni si moltiplicarono (e anche le scritte!), così come l’organizzazione di chi aveva e ha a cuore la difesa della sanità pubblica.
Di nuovo, questa udienza ha luogo in un periodo ricco di mobilitazioni: lo sciopero nazionale indetto dai sindacati di base del 23 febbraio e la manifestazione nazionale di Milano in solidarietà al popolo palestinese del 24 febbraio; la costruzione dello sciopero dell’8 Marzo per la Giornata internazionale della donna lanciato da Non Una di Meno e indetto da alcuni sindacati di base; le mobilitazioni operaie e sindacali per la sicurezza sul lavoro a seguito della strage di Firenze, in cui 5 operai hanno perso la vita in un cantiere per la costruzione di un supermercato Esselunga; le manifestazioni in solidarietà ad Assange che si sono tenute in contemporanea con l’udienza per la sua estradizione in Usa il 20 febbraio; le mobilitazioni contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e le delocalizzazioni, come alla SIAE Microelettronica di Cologno Monzese, in Stellantis, ex ILVA, GKN e molte altre ancora. Inoltre, in Lombardia si terranno nelle prossime settimane varie mobilitazioni in difesa della sanità pubblica, a partire dalla rete di sportelli popolari che si adoperano per abbattere le liste di attesa e pretendere le cure che servono in tempi rapidi.
Oggi ci presenteremo in aula e fuori dal Tribunale di Milano dalle ore 14.30 per ribadire che sul banco degli imputati deve stare il presidente della Regione Fontana. Per ribadire, soprattutto, la nostra solidarietà ai tanti compagni che sono sotto processo perché attivi nelle lotte e nelle piazze; il nostro pieno sostegno alla lotta dei comitati e sportelli in difesa della sanità pubblica, alla resistenza del popolo palestinese con le mobilitazioni in corso per lo sciopero e la manifestazione nazionale del 23-24 febbraio e alla costruzione dello sciopero dell’8 Marzo, per la giornata internazionale delle donne lavoratrici.
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Dichiarazione congiunta letta in aula e depositata agli atti
Milano, 24 ottobre 2023
Ci avete accusato di aver fatto una scritta su un muro, “Fontana assassino”, ma su quali basi è partita questa accusa? Perchè abbiamo rivendicato politicamente il contenuto di quella scritta?
Non abbiamo vergato quella scritta e non sappiamo chi l’abbia fatta. Siamo venuti a conoscenza della scritta dagli articoli di giornale, ne abbiamo condiviso il contenuto politico e, anche in ragione del fatto che era firmata a nome del nostro Partito, l’abbiamo pienamente rivendicata. Nella conferenza stampa la cui registrazione è agli atti, abbiamo spiegato le motivazioni per cui quella scritta era ed è giusta.
I mesi di febbraio e marzo 2020 hanno travolto le nostre vite. Nel giro di poche settimane milioni di uomini, donne, bambini, adolescenti, anziani si sono trovati in uno stato di isolamento, chiusi in casa, con la paura di ammalarsi e completamente allo sbando, abbandonati dalle istituzione e dalle autorità. Infatti l’informazione mediatica che passava e le disposizioni e misure erano contraddittorie: ad esempio hanno disposto il confinamento e la chiusura delle scuole, attività ricreative, esercizi commerciali, ecc. ma le aziende dove è risaputo esserci un gran concentramento di persone sono state lasciate aperte. Questo è stato criminale. Questa è la gravità della mancata dichiarazione della zona rossa nella bergamasca. Dovevamo tenere il distanziamento ma hanno lasciato che si speculasse su DPI, tamponi per il tracciamento e non si sono curati delle misure di sicurezza negli ospedali, con licenziamenti e sospensione degli infermieri che denunciavano queste carenze e proponevano soluzioni per farvi fronte.
Per non parlare delle ordinanze emesse dalla Giunta regionale, nella persona di Gallera, assessore al welfare e alla sanità: una su tutte quella che ha mandato i contagiati da Covid nelle RSA. Quell’ordinanza è firmata anche da Fontana.
Grazie alla denuncia di molti lavoratori, soprattutto medici e infermieri e sindacalisti, è emersa la verità che l’informazione mistificava sistematicamente: ci sono dei responsabili della situazione che si è venuta a creare, tra questi anche il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Di conseguenza il contenuto della scritta che ci imputate è più che giusto!
Questo è quello che abbiamo detto e rivendicato e che continueremo a dire e rivendicare come nella conferenza stampa messa agli atti come prova.
Noi ci troviamo in un’aula di tribunale! Nonostante la speculazione sui camici e sulle mascherine-pannolini, le ordinanze fatte (e quelle non fatte) che hanno incrementato i contagi da Covid-19 e il lasciare che le principali aziende ospedaliere private speculassero sulle cure e sui tamponi siano opera di Fontana e delle sue scelte politiche. Ricordiamocelo: i morti per Covid-19 nella sola Lombardia (famosa per le sue eccellenze in ambito sanitario) sono stati 46.000!
Certo che questo contesto di impunità non è nuovo nella storia del nostro paese: dalle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia a quelle mafiose, da Ustica al Cermis, da Genova 2001 alla piaga delle morti sul lavoro e per la mancata manutenzione dei territori e delle infrastrutture. Possibile che non ci siano mai responsabili? Possibile che nessuno paghi? Fontana, Conte, Speranza, Gallera, sono tutti liberi, tutti assolti.
Mentre chi fa emergere la verità o pretende che venga fatta giustizia, viene punito. Ma il problema è la scritta sul muro o la rivendicazione politica che noi ne abbiamo fatto?
Quello che ci imputate, quindi, non è un atto di imbrattamento, ma è un atto politico. Siamo accusati per aver vergato una scritta o per averla rivendicata? Davvero nel contesto della pandemia il problema è una scritta su un muro?
Oppure stiamo parlando del fatto che averla rivendicata ci rende automaticamente anche gli autori? Altro che stato di diritto, se viene impugnato lo stravolgimento del “concorso” come un manganello! Un manganello per colpire la libertà di espressione e – diciamolo chiaro – la Costituzione.
Onestamente abbiamo vissuto anche delle difficoltà nel ragionare sul contenuto di questa dichiarazione visto che di tutta quella strage che è stata la gestione criminale del Covid per la popolazione, siamo in tribunale per una scritta, in un processo che cerca di omettere chi ha avuto responsabilità in quella tragedia. Chi ne è responsabile. Chi è colpevole. Invece siamo chiamati a parlare di una semplice scritta, di un muro imbrattato. Mentre nessuno ha voluto indagare e quindi nessuno pagherà per le decine di migliaia di persone morte che gridano giustizia.
Siamo in difficoltà ma siamo anche consapevoli che quella scritta e la rivendicazione politica che contiene è servita, ha alimentato l’organizzazione e la mobilitazione di chi ha a cuore ciò che rimane della sanità pubblica e si è messo in moto per difenderla dalle speculazioni che Fontana, la sua giunta e il suo sistema politico stanno continuando a perpetrare.
Claudia Marcolini
Pablo Bonuccelli