Meloni manganella, il popolo si ribella

Dalla sua installazione il governo Meloni ha combinato azioni di propaganda reazionaria e promozione dello scontro di masse contro masse con la repressione delle avanguardie e dei settori più organizzati delle masse popolari.

Alcuni esempi delle ultime settimane. A Venezia davanti al teatro Goldoni, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, ci sono state cariche contro gli studenti scesi in piazza a contestare la presenza della ministra Anna Maria Bernini. Stessa cosa è avvenuta a Firenze, dove l’inaugurazione è stata organizzata al Teatro del Maggio Musicale alla presenza del presidente della Repubblica. Senza contare gli attacchi repressivi ricevuti dagli studenti del Liceo Severi di Milano o il liceo “Alfonso Maria de’ Liguori” di Acerra in provincia di Napoli, dove 70 studenti sono stati sospesi per aver occupato in segno di protesta per l’inquinamento e la terra dei fuochi.

Ma non solo la scuola. Manganelli e repressione sono stati riservati anche a Napoli, Torino e Bologna alle reti di solidarietà con la resistenza palestinese durante i presidi organizzati davanti alle sedi Rai. Stesso trattamento per alcune realtà operaie oggi in lotta come lo sgombero della Prosus di Cremona in occupazione da quattro mesi o la brutale aggressione contro i lavoratori Si Cobas durante un picchetto a Monza davanti alla fabbrica Gitre di Bellusco.

Il governo Meloni mostra i muscoli e spinge in avanti la repressione perché deve far fronte all’impopolarità crescente che sconta tra le masse popolari. Il suo sovranismo è sempre più di cartone e scandito dal tradimento delle promesse antisistema fatte in campagna elettorale. A tenere in piedi il governo resta solo il mandato di attuare le misure antipopolari e di macelleria sociale dell’agenda Draghi per conto degli imperialisti Usa e dei vertici della Repubblica Pontificia in una situazione di crisi crescente per tutto il sistema imperialista mondiale.

Il mondo dei padroni è in fiamme. I sommovimenti sono evidenti ovunque: rivolte degli agricoltori, lotte operaie, mobilitazioni per la Palestina, scontri tra i membri e gruppi della classe dominante sull’autonomia differenziata e tutti gli altri fenomeni della crisi politica, economica e sociale in corso. Rispetto a tutto questo l’unico modo che la borghesia ha per tenere a bada le masse popolari – oltre all’intossicazione e la deviazione delle coscienze – è la repressione sempre più dispiegata.

È per questo che il governo Meloni ha varato il suo “pacchetto sicurezza” attraverso il quale ha inasprito le pene per le azioni di lotta sociale più diffuse (blocchi stradali o scritte sui muri) tra gli operai, i disoccupati e gli studenti; ha elevato al rango di reato di “rivolta carceraria” anche proteste di soli tre detenuti e quelle degli immigrati rinchiusi nei “centri di smistamento temporanei”, sempre più equiparati a carceri nonostante la retorica schifosa con cui vengono denominati e presentati; ha ridotto i benefici di utilizzo delle misure alternative al carcere per tutti gli strati più poveri della società e si accanisce in particolare contro le donne incinte o con figli minori.

Per questo è sempre più necessario estendere la solidarietà e fare fronte comune contro la repressione. È sempre più urgente confrontarsi su come far ricadere la repressione poliziesca, giudiziaria ed economica, i tentativi di criminalizzazione, la persecuzio­ne di chi resiste sulle istituzioni e le autorità che li promuovono. Ribaltare ogni attacco repressivo alimentando la lotta politica, fomentando la ribellione e la moltiplicazione di scioperi e problemi di ordine pubblico per rafforzare ogni vertenza in corso, unire le mobilitazioni in corso e cacciare il Governo Meloni.

Noi invitiamo tutti quanti: organizzazioni operaie e di lavoratori, organizzazioni di giovani, di donne, esponenti sindacali e politici all’azione comune e al coordinamento contro ogni attacco repressivo e per la violazione di ogni divieto e prescrizione. Si può fare – questo dimostra l’azione di lotta fatta da Ultima Generazione a Firenze – a partire dalle prossime mobilitazioni contro la guerra del 23 e 24 febbraio e dell’8 marzo, per costruire un fronte quanto più ampio per bastonare Meloni e cacciare le larghe intese. Per imporre noi lo stato di emergenza e il governo di emergenza popolare che serve!

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