La causa del popolo palestinese è legata a doppio filo alle lotte sociali e ai movimenti popolari in tutti i paesi del mondo e la resistenza palestinese ha influenzato tutti i movimenti di liberazione nazionale degli ultimi decenni. Anche per questo, dopo il colpo che la resistenza palestinese ha inferto agli occupanti sionisti il 7 ottobre scorso, in ogni angolo del mondo ha preso vita un’ampia mobilitazione di solidarietà. Una mobilitazione che si è estesa man mano che lo stato e l’esercito sionista, con la complicità della Nato e di tutta la Comunità Internazionale degli imperialisti, hanno dato alla rappresaglia di stampo nazista contro il popolo palestinese la forma e il contenuto di un genocidio.
Anche in Italia, dal 7 ottobre decine di migliaia di persone sono scese in strada ininterrottamente contro il genocidio in corso in Palestina. Tuttavia nessun appello, nessuna manifestazione e tanto meno i pronunciamenti della Corte Internazionale dell’Aja, hanno fermato i sionisti e i loro complici.
Anzi, la solidarietà al popolo palestinese è stata criminalizzata a reti unificate – con l’espediente dell’equiparazione fra antisionismo e antisemitismo – e il governo Meloni, sostenuto da tutti i partiti delle Larghe Intese, tenta di soffocare le mobilitazioni, mentre assicura sostegno alla Nato e ai sionisti e collabora attivamente all’allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente (vedi il comando dell’operazione militare della Ue contro gli Houti nel Mar Rosso).
Si pone con urgenza – e chiaramente – la questione di rendere più incisiva ed efficace la mobilitazione per togliere alla Nato e ai sionisti il sostegno e la collaborazione del governo italiano. E poiché il governo Meloni non ha alcuna intenzione di farlo, l’obiettivo diventa necessariamente cacciare il governo Meloni: concentrare la mobilitazione nel rendere ingovernabile il paese a tutti i servi della Nato e a tutti i complici dei sionisti fino a cacciarli e imporre il Governo di Blocco Popolare.
Questo vuol dire mobilitare tutte le forze disponibili (partiti, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni e movimenti) in una campagna di iniziative concatenate e coordinate per fare del sostegno politico, economico, logistico e militare che il governo Meloni accorda ai criminali sionisti un problema di ordine pubblico generalizzato: scioperi, manifestazioni, violazione di divieti e prescrizioni, campagne d’opinione, boicottaggi e disobbedienza organizzata. L’obiettivo è ambizioso, ma è l’unico realistico. E soprattutto è possibile.
Un esempio, piccolo ma significativo, viene da Reggio Emilia: la multiservizi Iren è stata costretta dalle proteste e dalle mobilitazioni a rompere gli accordi con l’azienda israeliana Mekorot esecutrice della cosiddetta “apartheid dell’acqua” contro il popolo palestinese. È una piccola vittoria che indica una strada da sviluppare!
La mobilitazione il solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio ad opera dei sionisti contribuisce a elevare e generalizzare il contenuto politico di tutte le mobilitazioni e le proteste dei lavoratori e delle masse popolari.
Le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese e in sostegno alla resistenza – che peraltro continuano dal 7 ottobre tutte le settimane in molte città – hanno contribuito a dare a ogni altra mobilitazione del periodo, quale che fosse la motivazione per cui è nata, un carattere internazionalista e hanno rafforzato la partecipazione (o per lo meno hanno sensibilizzato una parte più ampia di masse popolari) alle proteste contro la terza guerra mondiale a pezzi verso cui gli imperialisti Usa e i sionisti trascinano il mondo – da Resistenza n. 2/2024 “Organizzarsi e mobilitarsi per cacciare il governo Meloni. Non aspettare che cada da solo”.
Questo perché, al di là delle mille particolarità, tutte le mobilitazioni e le proteste sono unite fa un filo comune: sono manifestazione della resistenza agli effetti della crisi generale del capitalismo e sono rivolte contro la classe dominante. Chi fa affari con i boia sionisti sono gli stessi che fanno affari con le privatizzazioni e lo smantellamento della sanità pubblica, con gli appalti e i subappalti, con i tagli sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, con lo smantellamento dell’apparato produttivo, con la speculazione immobiliare. I bombardamenti e i rastrellamenti nella striscia di Gaza hanno gli stessi mandanti delle stragi sui posti di lavoro: i responsabili, i loro complici e i loro compari sono la classe dirigente della società, sono al governo del paese e vanno rovesciati.
Il miglior modo per solidarizzare con il popolo palestinese è rendere il nostro paese ingovernabile a loro e a tutti i complici dei sionisti e mobilitarsi per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Per questo motivo è importante che la mobilitazione dei lavoratori si combini con quella contro il vortice di guerra in cui il governo Meloni e tutti i partiti della Larghe Intese stanno trascinando il paese al carro della Nato, con quella contro le basi militari e le armi nucleari, con quella dei comitati per la sanità pubblica, con quella in solidarietà con il popolo palestinese.
Convogliare TUTTE le mobilitazioni e le proteste nell’obiettivo comune di cacciare il governo Meloni e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare!
Saremo presenti alla manifestazione del 24 febbraio con lo striscione che riporta la parola d’ordine “Cacciare il governo Meloni e tutti i servi della Nato e dei sionisti – Palestina libera”. Invitiamo tutti coloro che la condividono nello spezzone del P.CARC che si raccoglierà sotto lo striscione in Piazzale Loreto dalle ore 14.
Violare i divieti e le prescrizioni
Il governo Meloni e il suo stuolo di nostalgici del ventennio hanno già dimostrato di essere sordi di fronte agli appelli, ciechi di fronte ai massacri e servi dei criminali Nato e sionisti. Al punto da pretendere di decidere loro se, come e quando è possibile manifestare contro il genocidio in corso il Palestina. Dispensano divieti e permessi, impongono percorsi, minacciano manganellate e manganellano nel tentativo di ostacolare la mobilitazione.
Tuttavia nessuno di loro può decidere se, come e quando manifestare solidarietà al popolo palestinese, se, come e quando “è permesso”. Questi sovranisti che leccano i piedi alla Nato, alla Ue e ai sionisti, che prendono ordini dalla comunità sionista in Italia quanto dal governo del macellaio Netanyhau non hanno alcuna legittimità di decidere cosa è legale e cosa no. Per questo motivo, esattamente come è accaduto il 27 gennaio a Milano tanto di fronte ai divieti di manifestare quanto alle pretese di dettare tempi, modi e percorsi del corteo è giusto e legittimo disobbedire e violare divieti e prescrizioni. Che ogni manifestazione sia un contributo a rendere ingovernabile il paese.
Non serve il permesso di nessuno per manifestare solidarietà al popolo e alla resistenza palestinese, per ribellarsi al genocidio in corso per mano degli imperialisti e dei sionisti, per denunciare la complicità del governo Meloni. (…) In Palestina è in corso un genocidio e non deve esistere Ministro, Prefetto o Questore che può decidere chi, come e quando scende in piazza per denunciarne i mandanti, gli esecutori e i complici. Ogni appello alla “responsabilità” è una distorsione della realtà: sarebbe stato irresponsabile non scendere in piazza e non tentare di forzare i cordoni, perché un divieto accettato oggi è un divieto che potenzialmente non viene più revocato. Sarebbe stata la manifestazione di un arbitrio, dall’alto, e della disponibilità di accettarlo e subirlo, dal basso.
Da “27 gennaio. Sfidando i divieti, a Milano sventolano ancora le bandiere palestinesi”.