[Firenze] Strage cantiere Esselunga: il commento di un ex operaio edile

A commento della strage del cantiere di Esselunga di via Mariti a Firenze di venerdì 16 febbraio è già stato scritto e detto molto e come Federazione Toscana abbiamo deciso di pubblicare le parole di un ex operaio del settore edile, che per lunghi anni ha lavorato in un grande stabilimento della Toscana dove i lavoratori delle decine di aziende e aziendine in appalto avevano ormai superato il numero di quelli “interni”.

Il compagno ci raccontava spesso della confusione incredibile nella catena di direzione, della committenza che era rigidissima sulle norme di sicurezza ma nei fatti le usava per sanzionare loro e le ditte alla minima mancanza, il tutto mentre operavano con sostanze chimiche e movimentazioni “normalmente” pericolose. In tanti anni non ha praticamente mai visto un controllo di quegli ispettori della ASL che il presidente della Regione Toscana Giani, da cui dipendono direttamente, si è permesso di dire che sono pochi (e, aggiungiamo noi, prevedibilmente tanto stracarichi di lavoro da essere poco efficienti).

Lasciamo la parola a chi ha vissuto la (pericolosa) pratica quotidiana dei cantieri per decenni e alle sue considerazioni, che sono nette e precise a differenza del profluvio di chiacchiere vuote che politici, preti e istituzioni di ogni livello stanno facendo uscire dalle bocche in questi giorni. Tutto per non parlare del nodo centrale, che è la guerra di sterminio non dichiarata che quotidianamente colpisce gli operai, i lavoratori e le masse popolari.

Questo avviene non per il fato, per la sfortuna o  peggio ancora come a volte cercano di fare subdolamente passare, l’imprudenza dei lavoratori non dicendo che spesso sono sottoposti al ricatto occupazionale e a scarsa formazione in nome del “mercato” e delle regole del capitalismo (dove la sicurezza è un costo), un sistema di cui con sempre maggiore urgenza i lavoratori devono liberarsi per poter andare a lavorare senza pericoli, per mandare avanti la società negli interessi delle masse popolari e non di un pugno di padroni e dei servi che gli reggono il gioco.

E’ necessario cacciare il governo Meloni che ha liberalizzato ulteriormente il sistema degli appalti “perché ce lo chiede Bruxelles”, con i sindacati di regime che fino a venerdì sono stati a guardare e adesso tuonano (per modo di dire); è necessario imporre un governo di emergenza che da subito applichi ferreamente le già tante leggi sulla sicurezza che ci sono a partire dalla L.81/2008, che sanzioni pesantemente e sul serio i padroni responsabili degli infortuni con il carcere e il commissariamento delle aziende, che imponga la formazione necessaria e riduca il rischio allo zero come è possibile fare, che sostenga con ogni mezzo e agibilità i lavoratori che vogliono formare comitati, gruppi di lavoro e le forme organizzative che riterranno utili per trattare e applicare sicurezza e salute sul posto di lavoro.

In questo modo cominceremo realmente ad invertire la rotta e a frenare la scia di sangue quotidiana, avanzeremo verso il socialismo che è la società in cui è centrale la tutela della classe operaia e una produzione destinata a soddisfare i bisogni popolari (altro che costruire l’ennesimo ipermercato in una città che ne è già satura), in cui ci libereremo definitivamente di padroni, politicanti e preti e delle loro lacrime di coccodrillo.

***

Sono un operaio del settore edile da poco in pensione e purtroppo anche io, nel corso della mia vita lavorativa, mi sono ritrovato ad assistere a degli infortuni mortali sul lavoro. Venerdì c’è stata l’ennesima strage di operai a Firenze per la costruzione della nuova Esselunga.

Anche se sono in pensione mi sento sempre un operaio e con i miei colleghi ci sentiamo ancora, chiedo loro se tutto va bene e l’ultima parola è sempre quella di tenere la massima attenzione. Sì, perché io mi ritengo fortunato a essere riuscito a andare in pensione tutto intero.

Ora si cercheranno le dinamiche dell’incidente di Firenze, a chi dare la colpa, mille parole al vento di cordoglio e piagnistei, di promesse dei politici che questo sarà l’ultimo. Tutte menzogne! Si cerca di raggirare la verità, per nascondere che il colpevole di questi omicidi è il sistema capitalista che si basa su appalti e subappalti al massimo ribasso per ottenere il maggior profitto. Cosa ci facevano degli operai metalmeccanici in un cantiere edile? Mi sembra chiaro che si tratta solo di strappare il massimo profitto dall’individuo, buttato lì senza qualifiche, tuttofare a bassissimo costo.

I lavoratori non possono più aspettare, si devono organizzare come fecero con i Consigli di Fabbrica degli anni ‘70 per prendere loro in mano la sicurezza e organizzarla; devono decidere loro chi deve fare il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e non il padrone. Devono obbligare i sindacati, tutti, a essere meno concertativi e meno subordinati al padrone e alle leggi della classe dominante, non accettare il meno peggio che regolarmente si tramuta in “peggio ancora”. Visto che questo non lo fanno i sindacati lo devono fare gli operai qualsiasi tessera abbiano in tasca, così i sindacati saranno costretti a corrergli dietro se vogliono mantenere un minimo di credibilità.

Si devono abolire gli appalti, i subappalti, i contratti precari che sono alla fonte di questi disastri e della strage quotidiana nelle aziende e nei cantieri, mentre il governo Meloni li ha ulteriormente liberalizzati e il risultato lo vediamo. Serve uno sciopero generale per fermare il paese con i fatti e non a parole alla Landini.

La precarietà, il ricatto, i mille contratti da fame dividono, frammentano la classe operaia, mentre questa deve unire le forze e mettere fine una volta per tutte a questo sistema putrido e corrotto del capitalismo. Se i lavoratori la sera vogliono tornare dalle loro famiglie questa è la strada da percorrere. Solo uniti si vince.

M. G.

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