La sentenza non riguarda solo Simone ma tutta la classe operaia e ogni lavoratore avanzato che non si arrende allo sfruttamento e al degrado delle condizioni sul posto di lavoro!
15.02.2024
Il 9 febbraio 2024 si è tenuta l’udienza conclusiva del processo per il reintegro del compagno della sezione di Pisa del Partito dei CARC ed ex delegato FILCAMS, Simone Casella contro il suo licenziamento per condotta (palesemente) antisindacale da parte dell’azienda. Prima di questo, c’erano stati vari episodi: trasferimenti ad altra sede, ferie forzate, pagamenti in ritardo… insomma, il classico armamentario di provocazioni della repressione padronale.
La prima considerazione che facciamo rispetto all’esito del processo è che questo è durato più di due anni e quello che constatiamo immediatamente è che se si tratta di reprimere chi si mobilita nelle piazze, nei posti di lavoro, in difesa della salute, dell’istruzione, del diritto all’abitare, fioccano denunce, condanne, provvedimenti, multe dall’oggi al domani, mentre se si tratta di prendere in mano la causa di un lavoratore licenziato in tronco ci vogliono anni!
Che gli operai, i lavoratori, e il resto delle masse popolari non debbano porre fiducia nel sistema giudiziario, espressione dell’attuale classe dominante, è un dato di fatto: solo l’organizzazione, la mobilitazione dal basso e lo sviluppo della solidarietà di classe possono far cambiare le carte in tavola. Tuttavia, l’esito della sentenza di Simone mostra un accanimento nei confronti di un lavoratore e delegato licenziato con motivi pretestuosi e qui veniamo al secondo aspetto che emerge dalla vicenda. Le motivazioni della sentenza sono quanto meno discutibili perchè non prendono minimamente in considerazione le dichiarazioni dei lavoratori chiamati a testimoniare né gli elementi che dimostrano gli attacchi da parte dell’azienda per l’attività sindacale del delegato e del resto dei lavoratori sindacalizzati.
Qual è il significato di questa sentenza? Lo comprendiamo tenendo conto della fase in cui questa si inserisce. Infatti, in quest’ultimo mese i lavoratori WORSP si sono mobilitati in seguito alla scoperta dei termini per il nuovo cambio di appalto che sono riusciti a bloccare spingendo la FILCAMS a denunciarne le gravi inadempienze tra cui il mancato rispetto della clausola sociale. Proprio in virtù di questo, la sentenza di Simone è un chiaro ammonimento ai lavoratori e all’attuale delegato che continuano a operare per tutelare i loro diritti e migliorare le loro condizioni di lavoro battendosi, in particolare, contro il “sistema truffa” degli appalti patrocinato in primis dall’AOUP!
La “lezione” vale anche per il resto dei delegati e lavoratori che a Pisa e provincia non si piegano ai ricatti del padrone e pretendono l’applicazione dei residui diritti conquistati con le lotte degli anni Settanta dirette dai Consigli di Fabbrica.
Non è un “problema” di Simone, dunque, ma di tutta la classe operaia, di ogni lavoratore avanzato che non si arrende allo sfruttamento e al degrado delle condizioni sul posto di lavoro!
Entrando nel merito delle motivazioni della sentenza, il Giudice Laura Pastacaldi ha respinto il reintegro di Simone ritenendo giustificato il licenziamento stante gli elementi che dimostrerebbero la cessazione del rapporto di fiducia tra lui e il datore di lavoro. Ebbene la domanda che poniamo è: quale rapporto di fiducia può sussistere tra un’azienda e i suoi dipendenti se questi vengono pagati 4.60 euro lordi l’ora per turni fino a 12 ore operando nella totale disorganizzazione, senza disporre di un bagno o di un riparo, come al momento del licenziamento del delegato – poi ottenuti solo grazie alla lotta – e costretti a lavorare in un appalto irregolare, il tutto nel silenzio complice di AUOP?
Questa sentenza crea un vero e proprio precedente per cui l’alzare la testa per difendere i propri diritti diventa l’equivalente di infrangere il rapporto di fiducia!
Per tanto, è importante continuare a sviluppare l’organizzazione dei lavoratori anche al di là delle sigle sindacali, il loro protagonismo, la solidarietà e l’unità tra questi per prevenire gli attacchi padronali, difendere il proprio posto di lavoro e i propri diritti.
Detto questo, se è vero che l’esito negativo della sentenza costituisce oggi un precedente, anche l’ipotesi di un esito positivo, con il reintegro del lavoratore, avrebbe costituito un precedente, infondendo fiducia nel resto dei lavoratori, risultato che evidentemente doveva essere ostacolato con ogni mezzo! Questo in realtà mostra una forma di debolezza dei padroni e della classe dominante a cui non rimane altro che reprimere per far passare le proprie leggi, per imporre le proprie condizioni di lavoro e di vita che per i lavoratori significa precariato continuo e sfruttamento indiscriminato, salari di merda, minacce e licenziamenti se si organizzano in qualche modo.
In questi anni tante sono state le attività e le iniziative che abbiamo promosso per estendere la solidarietà contro un attacco che non abbiamo mai considerato individuale in quanto quello verso Simone è stato un atto repressivo dimostrativo verso il resto dei lavoratori e difenderlo ha significato, e significa, difendere i diritti di tutta la classe lavoratrice, in una fase aggravata dall’eliminazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, dalla liberalizzazione del mondo degli appalti e subappalti, dal dilagare del precariato e del lavoro povero. Continueremo a mobilitarci per non far passare in silenzio l’ennesimo attacco contro un lavoratore per la sola ragione di aver rivendicato i propri diritti.
Ci appelliamo a tutte le realtà del territorio; istituzionali, di movimento, organizzazioni politiche e sindacali, compreso il sindacato di cui era delegato Simone (FILCAMS-CGIL) che nulla ha fatto in questi due anni per sostenere un suo delegato licenziato e che nulla sta facendo nemmeno adesso. Il sindacato, sollecitato in primo luogo dagli ex colleghi Worsp, ha ritenuto che “non ci fossero i presupposti” per una nota di commento del grave episodio! La domanda sorge spontanea: se un sindacato non prende posizione nemmeno quando un suo delegato viene licenziato in modo così pretestuoso quando dovrebbe farlo? Con che coraggio chiederanno a qualcuno di fare il delegato sindacale o il Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) se poi li abbandonano al proprio destino quando vengono attaccati?
Quindi, ci rivolgiamo in particolare ai tanti operai, lavoratori e delegati, ai funzionari e in primo luogo quelli iscritti alla CGIL (ma anche a tutti gli altri), che conoscono il compagno da ben prima del suo licenziamento per la sua attività di costruzione di una organizzazione operaia e di sindacalizzazione in un settore di lavoro notoriamente “difficile” (come quello della vigilanza), per la solidarietà di classe che ha portato continuamente da un capo all’altro della Toscana a operai e lavoratori sotto attacco: come quelli di GKN (alla Worsp sono stati forse gli unici a scioperare fuori da Firenze il 19 luglio 2021), del Cartonificio di Sesto Fiorentino, della Piaggio e della Sanac di Massa.
Simone ha sempre fatto vivere nella pratica l’importanza della solidarietà contro la repressione aziendale (intesa anche come chiusure e delocalizzazioni), a prescindere da categorie e tessere; è importante continuare a ricambiarlo prendendo posizione.
Sostenere la lotta dei lavoratori e del resto delle masse popolari che resistono, e per questo vengono repressi, agli effetti più devastanti della crisi, significa difendere chi si oppone alla politica di lacrime e sangue che negli anni i governi delle Larghe Intese che si sono succeduti hanno alimentato. Il frontale attacco al diritto di sciopero negli ultimi mesi promosso da Salvini, il dirottamento dei fondi pubblici alle spese militari per finanziare la guerra NATO in Ucraina e sostenere il genocidio a Gaza, i tagli alla sanità pubblica, alla scuola e alle pensioni, ci spingono a organizzarci partendo ognuno dai propri contesti (dal proprio posto di lavoro, dal proprio quartiere, dalla propria scuola) per cacciare il Governo Meloni, il governo della guerra, delle grandi opere, delle privatizzazioni, della repressione verso i lavoratori combattivi e tutto il resto delle masse popolari che si organizzano!
Costruiamo il governo che serve per difendere l’apparato produttivo, la salute e la sicurezza dei lavoratori, un governo nelle mani delle organizzazioni operaie e popolari che imponga misure d’emergenza necessarie a far fronte alle principali esigenze della collettività!
Concludiamo chiedendo un sostegno economico per il ricorso in appello e per la sanzione a cui Simone è stato condannato per aver osato ribellarsi all’ingiustizia subita. Il giudice, evidentemente non pago di quanto scritto nella sentenza, ha pure condannato il compagno a quasi 4mila euro per le “spese di lite” e questo è un altro segnale ben preciso verso qualunque lavoratore che viene cacciato: “stai zitto e cercati altro”, perché sennò (oltre a essere rimasto disoccupato) verrai colpito dove fa più male a ogni proletario, nelle già magre finanze che devono fare i conti con il carovita e l’inflazione a due cifre.
Per permettere a Simone di affrontare il ricorso in appello – questa è la sua intenzione e noi lo sosteniamo completamente – rinnoviamo l’invito a sottoscrivere un sostegno economico per le spese legali sulla PostePay 4023 6010 1657 3453 intestata a Mariangela Nasillo con causale “sostegno ricorso”.
Sezione di Pisa del Partito dei Carc
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Di seguito rilanciamo il comunicato del Gruppo Lavoratori WORSP successivo alla comunicazione dell’esito della sentenza:
Come gruppo lavoratori WORSP siamo rimasti allibiti, ieri, quando abbiamo letto la sentenza (che è pubblica) sul
licenziamento del nostro ex delegato CGIL Simone Casella. Si tratta di una sentenza a nostro avviso bugiarda, non tanto
perché il giudice ha dato ragione all’azienda, ma per le motivazioni che ha dato e perché prende in considerazione solo i documenti prodotti da WORSP durante tutta la vertenza (oltretutto in modo non corretto). Una vertenza durata oltre due anni (e questa è un’altra vergogna) in cui non sono stati minimamente presi in considerazione i documenti prodotti
dall’avvocato difensore, le nostre testimonianze, non viene mai detto che Simone era il delegato sindacale, si tirano
fuori questioni che non c’entrano niente con i fatti (anche questi ben discutibili) che hanno portato al licenziamento.
L’unica giustificazione plausibile che diamo a questa sentenza è data dal proseguimento del lavoro sindacale che avviò
Simone all’interno dell’appalto AOUP, che ha portato il nostro gruppo prima a strappare il tempo indeterminato per
l’appalto irregolare, adeguamenti salariali non indifferenti, e anche a bloccare una gara pubblica nell’ultimo mese
perché non c’era clausola sociale (quindi il passaggio da azienda a azienda per chi ci lavora ormai da quattro anni.
Quella sentenza, che ci sembra scritta dall’avvocato dell’azienda e che invitiamo chiunque ad andarsi a leggere sul sito del Tribunale, discende da questo e ci lascia molto preoccupati.
Come gruppo di lavoratori ci auguriamo che anche la CGIL, a cui era tesserato Simone e che oggi ha praticamente il totale dei tesserati nelle guardie non armate (anche se nel nostro Gruppo ci sono lavoratori senza tessera) grazie al suo lavoro sindacale, prenda posizione pubblica su questa sentenza, sostenga il ricorso contro questa sentenza ingiusta e si dia il percorso di lotta, che probabilmente è mancato in questi due anni e mezzo, per ottenere il reintegro del nostro collega.
Noi, come abbiamo scritto sopra, siamo preoccupati. Come abbiamo sempre fatto in questi due anni, saremo a fianco di Simone e non ci faremo intimorire da questa sentenza, che crea un precedente grave a favore delle aziende. Se vengono cacciati con questa facilità i delegati sindacali, con motivazioni che sappiamo essere a dir poco pretestuose, se in un tribunale del Lavoro le ragioni e le prove dei lavoratori sono considerate pari a zero come in questo caso, non diventerà sempre più difficile non solo trovare delegati e RLS, ma anche semplici iscritti al sindacato?
Gruppo Lavoratori WORSP