Contro la sottomissione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) agli interessi dei gruppi imperialisti
*English follows
Per contrastare il declino del loro predominio nel mondo, da quarant’anni a questa parte i gruppi imperialisti USA attuano una politica di aggressione (missioni di guerra, sanzioni, tentativi di destabilizzazione, operazioni sovversive, allargamento della NATO, corsa al riarmo) contro i paesi che non si piegano alla loro volontà e non aprono le frontiere ai loro traffici, affari, sopraffazioni: le “rivoluzioni colorate”, funzionali a installare governi amici dei gruppi imperialisti e nemici dei popoli, rientrano in questa politica.
La Bielorussia è da diverso tempo oggetto di questa politica di ingerenza, nell’ambito dell’espansione a Est che i gruppi imperialisti USA e UE perseguono dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista. Un salto di qualità in questo processo è stato il 2014, con i fatti di Piazza Maidan, il massacro alla Casa dei Sindacati di Odessa e la persecuzione contro le popolazioni del Donbass.
Il tentativo di fare della Bielorussia una nuova Ucraina ha avuto il suo culmine tra maggio e ottobre 2020, quando alcune organizzazioni politiche finanziate dall’estero, insieme al Congresso Bielorusso dei Sindacati Indipendenti – CBSI (in rappresentanza di 10 mila iscritti su una popolazione di più di 9 milioni di persone) e a gruppi ultras, “anarchici” e gruppi neonazisti (autoctoni e non), hanno fomentato disordini e indetto scioperi con lo scopo di impedire le rielezione di Aljaksandr Lukašėnko e poi di invalidare il risultato elettorale a lui nettamente favorevole (80% dei consensi con affluenza all’84%).
Tra i fermati a seguito dei disordini, le forze dell’ordine e i servizi segreti (KGB) hanno identificato appartenenti all’organizzazione neonazista “Legione bianca” e ad altre organizzazioni di estrema destra. Nei loro appartamenti sono state rinvenute armi da guerra, kit medici in dotazione alla NATO e manuali con istruzioni sulle operazioni di combattimento nelle città.
La Federazione dei Sindacati della Bielorussia (FSB), di derivazione sovietica e che conta 4,5 milioni di iscritti, si è mobilitata per difendere il paese dal tentativo di colpo di Stato. “Come FSB avevamo oltre 9 mila lavoratori impegnati come osservatori in quasi tutti i seggi elettorali. Abbiamo organizzato questo lavoro appositamente, per comprendere e vedere chiaramente l’intero processo direttamente, per poi dare una valutazione oggettiva e indipendente dei risultati elettorali” – ha dichiarato Mikhail Orda, Segretario generale della FSB. I presidenti dei sindacati di settore afferenti alla FSB, nei giorni delle proteste pubblicarono appelli ai lavoratori perché facessero “scelte legate alla difesa degli interessi nazionali e dei lavoratori” e non a quelli dei provocatori prezzolati da Washington.
La mobilitazione generale delle forze democratiche e del governo ha sventato il tentativo di colpo di Stato. Evidentemente la società bielorussa non è permeabile a provocazioni di questo tipo: l’eredità della fase sovietica ha ancora un peso importante nelle istituzioni e nei rapporti sociali del paese.
A seguito delle proteste del 2020, comunque, i sindacati “indipendenti” hanno continuato la loro attività anti-governativa. Nel dicembre 2022 il Presidente del CBSI e membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), Aliaksandr Yarashuk, il vicepresidente Siarhei Antusevich e la funzionaria Iryna But-Husaim sono stati condannati rispettivamente a quattro, due e un anno e mezzo di carcere per reati contro l’ordine pubblico. L’arresto dei tre sindacalisti era avvenuto nell’aprile 2022, dopo che i vertici del CBSI si erano mobilitati contro il sostegno del governo bielorusso all’intervento militare russo in Ucraina. Agli arresti è poi seguito lo scioglimento del CBSI da parte delle autorità bielorusse.
In conseguenza di ciò l’OIL, un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi relativi al lavoro e alle relazioni lavorative e di cui fanno parte istituzioni, governi e sindacati principalmente dei paesi imperialisti (tra cui per l’Italia CGIL, CISL e UIL), ha adottato una risoluzione nel giugno 2023 volta a far “rivedere i rapporti con il governo della Bielorussia”. Col pretesto della difesa della libertà di associazione sindacale, l’OIL in sostanza chiede di inasprire le sanzioni contro la Bielorussia e di continuare una politica di ingerenza e sostegno a gruppi di fatto eversivi. In questo modo l’OIL difende un tentativo di colpo di Stato in un paese sovrano, agisce di concerto e nell’interesse dei gruppi imperialisti e spinge le organizzazioni sindacali a fare altrettanto.
Questo è il contesto in cui si inquadra l’appello pubblicato da Marx XXI contro la sottomissione dell’OIL agli interessi dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti.
Lo promuoviamo e rilanciamo innanzitutto per far conoscere la lotta antimperialista in corso nei paesi “attenzionati” dalla NATO, una lotta che, nel caso della Bielorussia, è parte della lotta delle masse popolari per difendere l’eredità della società sovietica dall’attacco frontale cui andrebbe incontro se il paese fosse preso in mano da fantocci stile Zelensky. Nelle masse popolari dei paesi dell’ex URSS è forte il ricordo delle immani sofferenze che la dissoluzione dell’URSS ha portato negli anni ’90, così come la consapevolezza che oggi, per imporre la propria agenda in quell’area, la borghesia imperialista ricorre a regimi di stampo fascista.
Questa vicenda inoltre mostra il ruolo assunto dalla FSB: essa in sostanza è attaccata anche dai sindacati italiani aderenti all’OIL per l’azione che ha svolto nel prevenire una “Bielomaidan”. Quindi mostra un sindacato che prende l’iniziativa in campo politico, cioè su quale deve essere il governo del paese. È il ruolo che la FIOM guidata da Landini aveva incominciato a svolgere quando promosse la manifestazione del 16 ottobre 2010, con cui sviluppò l’opposizione degli operai di Pomigliano al ricatto di Marchionne negli stabilimenti FCA in un movimento generale di lotta contro il sistema Marchionne nell’intero paese. È il ruolo che la FIOM aveva lasciato cadere di fronte alle pressioni della destra sindacale e alle maggiori responsabilità che il successo e la resistenza a Marchionne la costringevano ad assumersi ma che poi, in qualche modo, aveva nuovamente imboccato con l’iniziativa della Costituzione Via Maestra nel 2013, con la linea degli scioperi al contrario e dell’occupazione delle fabbriche lanciata da Landini nel 2014, con la Coalizione Sociale nel 2015. È la strada su cui anche l’USB si è messa a più riprese: con il No Debito nel 2011, con il Controsemestre popolare nel 2014, con Eurostop nel 2016-2017, poi lanciando l’obiettivo della cacciata del governo Draghi. Il fatto che non solo i sindacati alternativi e di base, ma la stessa CGIL siano ripetutamente spinti ad assumere l’iniziativa sul terreno politico conferma che per la crisi attuale la soluzione è solo politica e che è compito dei comunisti, dei lavoratori avanzati e dei sinceri democratici è dare un obiettivo politico alla crescente mobilitazione delle masse popolari: un governo d’emergenza che si installa perché le organizzazioni operaie e popolari rendono il paese ingovernabile, composto da persone di loro fiducia e che dà forma di legge alle misure e ai piani che le organizzazioni operaie e popolari indicano. La costituzione di un tale governo è quello che rende realistiche e realizzabili le piattaforme rivendicative generali dei sindacati alternativi e di base, piattaforme che fanno a pugni con le misure adottate da quarant’anni a questa parte dai governi delle Larghe Intese al servizio dei capitalisti, dei fondi di investimento, delle banche. Come rende realistico anche l’obiettivo di “cambiare il paese” e “attuare la Costituzione” su cui la CGIL ha convocato la manifestazione del 7 ottobre 2023.
Per queste ragioni, auspichiamo che aderiscano a questo appello non solo organizzazioni comuniste e democratiche, ma anche e soprattutto lavoratori avanzati: non solo lavoratori iscritti ai sindacati alternativi e di base, ma anche lavoratori iscritti alla CGIL e agli altri sindacati confederali. Per queste ragioni proporremo a esponenti della FSB e del Partito comunista della Bielorussia di fare un tour di assemblee nel nostro paese.
Nella lotta per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con quello che chiamiamo Governo di Blocco Popolare, noi teniamo alta anche la bandiera dell’internazionalismo perché attacchiamo “in casa loro” i briganti imperialisti e, indebolendoli, aiutiamo anche altri popoli a liberarsene.
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Contro la sottomissione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) agli interessi dei gruppi imperialisti e in solidarietà alla Federazione sindacale della Bielorussia
I gruppi imperialisti degli Stati Uniti e i loro vassalli europei e sionisti stanno cercando di far fronte alla crisi generale del loro sistema inasprendo l’oppressione su tutti i popoli e aggredendo tutti i Paesi che non si sottomettono alle loro politiche predatorie e speculative. Per perseguire questi obiettivi, impongono dure sanzioni economiche al fine di indebolire le economie di Paesi sovrani, sanzioni che peggiorano la situazione dei lavoratori e portano povertà e instabilità sia nei Paesi che ne sono oggetto sia nei Paesi che, nell’interesse dei suddetti gruppi imperialisti e non dei popoli, le promuovono.
In questo contesto anche l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) è utilizzata come strumento per perseguire fini politici a essa estranei e contrapposti. Oggi l’OIL, che riunisce federazioni sindacali da tutto il mondo, dovrebbe, in difesa degli interessi dei lavoratori, mobilitarsi e mobilitare contro la politica illegale delle sanzioni. In realtà è, all’opposto, svilita e utilizzata come un’arena per promuovere gli interessi dei gruppi imperialisti. Di conseguenza, l’OIL prende deliberatamente decisioni che violano i diritti del lavoro e gli interessi legittimi dei lavoratori di tutti i Paesi, mettendo a rischio i loro redditi e la loro occupazione e causando sofferenza alla gente comune.
Rientra in questo quadro l’attività che i vertici dell’OIL fanno contro la Bielorussia e la sua Federazione sindacale, in special modo da quando, nel 2020, l’intervento del governo e la mobilitazione popolare hanno impedito che nel Paese avvenisse un golpe simile a quello avvenuto in diversi altri Paesi come la vicina Ucraina, dove i risultati sono stati la guerra civile e la persecuzione sistematica di lavoratori, intellettuali e di tutte le organizzazioni di sinistra.
Sta ai lavoratori di ogni paese far valere il proprio ruolo e i propri diritti e le organizzazioni che dicono di volerne rappresentare gli interessi devono agire su mandato di essi, non dell’oligarchia finanziaria occidentale. Il protagonismo operaio oggi vive nella mobilitazione contro le politiche di guerra nei porti italiani, dove i portuali bloccano il traffico di armi destinate a Israele, così come nella resistenza antifascista dei minatori e dei metalmeccanici del Donbass. Sono loro i pilastri di un ampio fronte antimperialista, la base su cui deve estendersi ed essere promossa la solidarietà internazionalista e la sovranità popolare di tutti i Paesi.
SOLO UNITI IN UN AMPIO FRONTE ANTIMPERIALISTA E ANTIFASCISTA, DANDO PROVA DI DETERMINAZIONE, RESISTENZA E SOLIDARIETÀ, POSSIAMO PORRE FINE AL CORSO CATASTROFICO DELLE COSE IMPOSTO DAI GRUPPI IMPERIALISTI E COSTRUIRE LA RISCOSSA DEI LAVORATORI DI TUTTI I PAESI.
Per aderire puoi mandare una mail a carc@rispeup.net
Hanno aderito:
Mauro Covili, direttivo SGB Emilia Romagna, RSU Azienda USL di Bologna
Giuseppe Curcio, RSU USB lavoratori Università di Bologna
Vincenzo Lorusso, giornalista, Donbass Italia
Ugo Barlozzetti, storico
Federico Giusti, CUB Pisa
Simone Marchini, RSU FILCTEM Sanac di Massa
Marta Mancini, FLC Siena
Coordinamento Paradiso, Bologna
Marinella Mondaini, giornalista
Aniello Niglio, FIOM Stellantis Pomigliano
Giuseppe Iannaccone, RSU FIOM AVIO Pomigliano
Stanislao Balzamo, delegato FLAICA CUB Costiera amalfitana (SA).
Clara Statello, giornalista
Marco Lenzoni, delegato Sanità USB Asl Toscana Nord-ovest
Enzo De Vincenzo, coordinatore regionale USB Campania
Ugo Mattei, giurista e docente di diritto internazionale
Geraldina Colotti, giornalista e scrittrice
Stefano Cecchi, ex dirigente regionale USB Toscana.
Salvatore Catello, Resistenza Popolare
Marco Spezia, tecnico della sicurezza sul lavoro
Fronte del Dissenso
Confederazione delle Sinistre Italiane
Stefano Battolla, delegato UIL RSU Ginori, Sesto Fiorentino
Fondo Comunista, Firenze
Edoardo Todaro, Cobas Poste
Associazione Politico-Culturale Marx21
Partito dei CARC
Patria Socialista
Comitato Solidarietà Bielorussia
Movimento per la Rinascita Comunista
PCI
Socit
Costituente Comunista
Roberto Villani, Direzione Nazionale PRC
Fabio Frati, sindacalista CUB Trasporti
Olga Ignatieva
Korean Friendship Association
Redazione rivista “Prospettiva” di Torino
Resistenza Popolare di Perugia
Spread.it
Comunisti reggiani
Futura società
Alberto Fazolo
La Città Futura
Lavoratori autorganizzati Ravenna
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To counter the decline of their dominance in the world, the U.S. imperialist groups have been carrying out a policy of aggression (war missions, sanctions, destabilization attempts, subversive operations, NATO enlargement, arms race) against countries that do not bend to their will and do not open their borders to their trafficking, business, and oppression for the past forty years: the “colored revolutions,” which are functional in installing governments friendly to the imperialist groups and enemies of the peoples, are part of this policy.
Belarus has been the target of this policy of meddling for quite some time, as part of the eastward expansion being pursued by the US and EU imperialist groups after the dissolution of the USSR and the socialist camp. A quantum leap in this process came in 2014, with the events in Maidan Square, the massacre at the House of Trade Unions in Odessa and the persecution against the people of the Donbass.
The attempt to make Belarus a new Ukraine culminated between May and October 2020, when some foreign-funded political organizations, together with the Belarusian Congress of Independent Trade Unions – CBSI (representing 10 thousand members out of a population of more than 9 million) and ultras groups, “anarchists” and neo-Nazi groups (indigenous and non-indigenous), fomented riots and called strikes with the aim of preventing the re-election of Aljaksandr Lukašėnka and then invalidating the election result that was clearly in his favor (80% of the vote with 84% turnout).
Among those detained as a result of the riots, Police and intelligence agencies (KGB) identified members of the neo-Nazi organization “White Legion” and other far-right organizations. War weapons, NATO-issued medical kits and manuals with instructions on combat operations were found in their apartments.
The Soviet-derived Federation of Trade Unions of Belarus (FSB), which has 4.5 million members, mobilized to defend the country against the coup attempt. “As FSB we had more than 9,000 workers engaged as observers in almost every polling station. We organized this work in order to clearly understand and see the whole process directly and then give an objective and independent assessment of the election results,” – said Mikhail Orda, FSB General Secretary. The presidents of the sectoral unions afferent to the FSB, in the days of the protests published appeals to workers to make “choices in defense of national and workers’ interests” and not follow provocateurs paid by Washington.
The general mobilization of democratic forces and the government foiled the coup attempt. Clearly, Belarusian society is not permeable to provocations of this kind: the legacy of the Soviet era still carries significant weight in the country’s institutions and social relations.
Following the 2020 protests, however, “independent” unions continued their anti-government activities. In December 2022, CBSI president and International Labor Organization (ILO) board member Aliaksandr Yarashuk, vice-president Siarhei Antusevich, and official Iryna But-Husaim were sentenced to four, two, and one and a half years in prison, respectively, for crimes against public order. The arrest of the three trade unionists had taken place in April 2022, after the CBSI leadership mobilized against the Belarusian government’s support for Russian military intervention in Ukraine. The arrests were later followed by the ban of the CBSI by Belarusian authorities.
As a result of this, the ILO, a U.N. agency that deals with labor and labor relations issues and whose members include institutions, governments and unions mainly from imperialist countries (including for Italy CGIL, CISL and UIL), adopted a resolution in June 2023 aimed at reviewing “relations with the government of Belarus.” Under the pretext of defending freedom of trade union association, the ILO, in essence, calls for tightening sanctions against Belarus and continuing a policy of interference and support for de facto subversive groups. In this way, the ILO defends an attempted coup in a sovereign country, acts in concert with and in the interests of imperialist groups, and urges labor organizations to do the same.
This is the context for Marx XXI’s published appeal against the subjugation of the ILO to the interests of the U.S., EU and Zionist imperialist groups.
We are promoting and relaunching it first and foremost to raise awareness of the anti-imperialist struggle underway in the countries “targeted” by NATO, a struggle which, in the case of Belarus, is part of the struggle of the popular masses to defend the legacy of Soviet society from the frontal attack it would face if the country were taken over by Zelens’kyj-style puppets. In the popular masses of the countries of the former USSR, the memory of the immense suffering that the dissolution of the USSR brought in the 1990s is strong, as is the awareness that today, in order to impose their agenda in that area, the imperialist bourgeoisie resorts to fascist-style regimes.
These facts also shows the role taken by the FSB: it is basically attacked even by the Italian ILO member unions for its action in preventing a “Bielomaidan.” So it shows a union taking the initiative in the political field, that is, taking position on what the government of the country should be in the interests of the workers. It is the role that the FIOM led by Landini had begun to play when it promoted the demonstration of October 16, 2010. FIOM turned the Pomigliano workers’ opposition to Marchionne’s actions in the FCA plants into a general movement of struggle against the Marchionne system in the whole country. It is the role that the FIOM dropped facing the pressure from the right-wing fractions of the trade unions and in the face of the increased responsibilities that success and resistance to Marchionne were forcing the union to take on. Then, somehow, the unions took on again this political role with the “Via Maestra” initiative in 2013, with the line of “strikes” of unemployed people and factory occupation launched by Landini in 2014, with the Social Coalition in 2015. This is the path on which USB [an Italian independent union] has also set out on several occasions: with the No Debt movement in 2011, with the People’s Counter-Semester in 2014, with Eurostop in 2016-2017, then launching the goal of ousting the Draghi government. The fact that not only the independent and grassroots unions, but the CGIL itself are repeatedly pushed to take the initiative on the political terrain confirms that for the current crisis the solution in Italy is only political and that it is the task of communists, advanced workers and sincere democrats is to give a political objective to the growing mobilization of the popular masses: an emergency government, installed because the workers’ and popular organizations make the country ungovernable. A government composed of people that the masses con trust. A government that enforces measures and plans that the workers’ and popular organizations indicate. The establishment of such a government is what makes the general agenda of independent and grassroots trade unions realistic and feasible. Their agenda, otherwise, is incompatible with the measures adopted for the past forty years by the governments subjugated to capitalists, investment funds, and banks. A government that makes realistic the goal of “changing the country” and “implementing the Constitution”, issues on which the CGIL has called the October 7, 2023 demonstration.
For these reasons, we hope that not only communist and democratic organizations will join this appeal, but also and especially advanced workers: not only workers who are members of independent and grassroots unions, but also workers who are members of the CGIL and other confederal unions. For these reasons, we will commit so that representatives of the FSB and the Communist Party of Belarus can organize a tour in our country.
In the struggle to kick off the Meloni government and replace it with what we call the People’s Bloc Government, we also hold high the banner of internationalism because we attack the imperialists “at home” and, by weakening them, we also help other peoples get rid of them.
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STATEMENT
Against the submission of the International Labor Organization to the interests of imperialist groups and in solidarity with the Federation of Trade Unions of Belarus
The U.S. imperialist groups and their European and Zionist vassals are trying to deal with the general crisis of their system by intensifying the oppression on all peoples and by attacking all countries that do not submit to their predatory and speculative policies. To pursue these goals, they impose harsh economic sanctions in order to weaken the economies of sovereign countries, sanctions that worsen the situation of workers and bring poverty and instability both in the countries that are sanctioned and in the countries that, in the interests of the aforementioned imperialist groups and not the peoples, promote the sanctions.
In this context, even the International Labor Organization (ILO) is used as a tool to pursue political ends foreign and opposed to such organism. Today the ILO, which represent trade union federations from all over the world, should, in defense of workers’ interests, mobilize against the policy of illegal sanctions. Yet, on the contrary, the ILO is degraded and used as an arena to promote the interests of imperialists groups. As a result, the ILO deliberately makes decisions that violate labor rights and legitimate interests of workers in all countries, jeopardizing their incomes and employment and causing suffering to ordinary people.
This includes the activity that the ILO’s leadership has been promoting against Belarus and the Federation of Trade Unions of Belarus (FTUB), especially since, in 2020, governmental intervention and popular mobilization prevented a coup. Such coups took place in several other countries such as neighboring Ukraine, where the results were civil war, systematic persecution of workers, intellectuals and all leftist organizations.
It is up to workers in each country to assert their role and rights, and the organizations that claim to represent their interests must act on their mandate, not as proxies of Western financial oligarchy. Worker protagonism today lives on in the mobilization against war policies in Italian ports, where dockworkers are blocking arms traffic destined for Israel, as well as in the anti-fascist resistance of miners and metalworkers in Donbass. They are the pillars of a broad anti-imperialist Front on which bases internationalist solidarity and popular sovereignty of all countries must extend and be promoted.
ONLY UNITED IN A BROAD ANTI-IMPERIALIST AND ANTI-FASCIST FRONT, SHOWING DETERMINATION, RESISTANCE AND SOLIDARITY, SHALL WE PUT AN END TO THE CATASTROPHIC COURSE OF THINGS IMPOSED BY IMPERIALIST GROUPS AND SHALL WORKERS STRIKE BACK IN ALL COUNTRIES.