Lo scorso 25 novembre una manifestazione imponente contro la violenza di genere ha attraversato Roma.
Non Una Di Meno, organismo promotore della manifestazione, ha avuto un ruolo importante nel ribaltare il tentativo delle Larghe Intese di strumentalizzare l’omicidio di Giulia Cecchettin per promuovere un clima di unità nazionale e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.
Fin da subito Non Una Di Meno ha cercato, infatti, la strada per dare uno sbocco politico e una linea di sviluppo alla mobilitazione: di qui le tante di manifestazioni territoriali del 16 dicembre e l’appello rivolto al segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, a fornire copertura sindacale allo sciopero dell’8 marzo.
La mobilitazione delle donne delle masse popolari è determinante per l’esito di ogni mobilitazione, per i risultati di ogni lotta. E, a maggior ragione, per i risultati della lotta politica rivoluzionaria.
Il P.Carc sostiene la strada che Non Una Di Meno sta percorrendo. E in un certo senso ne trae beneficio in relazione al lavoro di educazione, formazione, critica e autocritica che i comunisti devono compiere per diventare capaci di promuovere la politica rivoluzionaria.
I comunisti infatti non sono “naturalmente immuni” dalle concezioni borghesi e clericali e tra queste il maschilismo e la mentalità patriarcale.
Anche grazie alla spinta della mobilitazione del 25 novembre, anche in ragione della partecipazione di compagni e compagne del P.Carc, anche in virtù dei ragionamenti emersi in fase di preparazione e bilancio di quella e delle successive manifestazioni, abbiamo avuto l’opportunità di ragionare in modo più approfondito su cosa vuol dire – e come si traduce nella pratica politica – che “le donne sono la metà del cielo”.
Abbiamo avuto modo di mettere a fuoco che non basta “dare per scontato” una serie di principi e criteri e che, invece, è necessario problematizzare i modi con cui alimentiamo la formazione ideologica e politica sull’importanza dell’organizzazione e della mobilitazione delle donne delle masse popolari, a partire dalle compagne del P.Carc.
Da questi ragionamenti è emersa, prima di tutto, l’esigenza di confrontarsi più apertamente e ordinariamente, di cercare, trovare e far valere i nessi fra la mobilitazione delle donne delle masse popolari e la lotta per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Non “grandi iniziative” e “grandi mobilitazioni”: iniziative circoscritte, anche piccole che sviluppino una superiore coscienza fra i membri del Partito, uomini e donne; una superiore capacità di attingere e valorizzare il grande patrimonio del vecchio movimento comunista e usarlo oggi ai fini della lotta per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista come l’Italia.
In tutte le Segreterie Federali è in corso un lavoro per inquadrare la mobilitazione del 25 novembre e i suoi sviluppi, tra cui anche l’8 Marzo, all’interno del contesto politico più generale; per tradurre tutto ciò in lavoro ordinario verso le lavoratrici, le operaie, le donne delle masse popolari.