La multinazionale minaccia chi impedisce la devastazione del territorio

Friuli. La Danieli vuole i nomi!

La storia del movimento operaio e popolare dimostra ampiamente che ogni vittoria ottenuta contro i padroni va continuamente difesa.
I capitalisti pretendono che i loro progetti vengano eseguiti senza discussione. Chi vi si oppone viene dipinto come un egoista, retrogrado, irrazionale, nemico del progresso.
La vittoria di chi si oppone è inaccettabile. I padroni sconfitti, prima o dopo, in un modo o nell’altro, torneranno alla carica, per ottenere una qualche rivalsa. Chi ha osato combattere – soprattutto se vince – va punito anche per dissuadere altri dal prendere esempio.

La vicenda del progetto di costruzione di un nuovo super impianto siderurgico a San Giorgio di Nogaro (UD) ricalca questo schema. In questo caso i comitati popolari che si sono opposti alla joint venture fra la multinazionale Danieli (che ha sede a Udine) e la Metinvest (di proprietà dell’oligarca ucraino Rinat Akhmetov, già proprietario della Azovstal di Mariupol in Ucraina) hanno vinto.
La pressione di un articolato movimento popolare, che per mesi ha organizzato assemblee, presidi, cortei, che ha fatto schierare dalla sua parte praticamente tutti i sindaci della laguna di Grado e Marano, che ha raccolto 21.974 firme con una petizione poi inviata alla Regione, ha convinto il governatore Fedriga e l’assessore alle attività produttive Bini a ritirare i permessi inizialmente concessi.
Per Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli Group e di Confindustria Udine, è uno smacco inaccettabile e un pericoloso precedente. Come dicevamo già nell’articolo “Friuli. No alla super acciaieria. Una prima vittoria!”, pubblicato su Resistenza n. 10/2023, la campagna di denigrazione a mezzo stampa contro i comitati popolari, dipinti come nemici del progresso, e i piagnistei sulla “grande occasione persa” indicavano che Benedetti non era intenzionato a mollare l’osso.
L’utilizzo dei giornali come proprio megafono (per inciso, Benedetti fa parte di una cordata che è proprietaria delle maggiori testate giornalistiche del Nord-est) preludevano alla mossa successiva. Danieli ha richiesto alla Giunta regionale di avere l’elenco dei firmatari della petizione contraria al progetto affossato. La Giunta ha rifiutato adducendo la necessità di tutelare la privacy e Danieli ha fatto ricorso al Tar per ottenerli.
Sempre attraverso le veline passate ai giornali compiacenti, l’azienda dice che l’elenco dei nomi servirebbe solo per dare una completa informazione ai suoi azionisti sul perché hanno deciso di dirottare il progetto in un altro sito. Ma la lettura del ricorso inoltrato al Tar, reso pubblico dai comitati popolari vittoriosi, evidenzia invece la volontà palese di proporre “contro i sottoscrittori della petizione, alternativamente, querela per diffamazione, ovvero azione civile per il risarcimento del danno da lesione della propria immagine e reputazione commerciale”.

Una ritorsione che punta a creare divisione, a intimidire il fronte di chi ha vinto mobilitandosi in prima persona e a imporre un pericoloso precedente. Un’eventuale vittoria di una causa di risarcimento intentata da Danieli diventerebbe la spada di Damocle sulla testa di ogni mobilitazione popolare in opposizione alle grandi opere inutili e dannose.
La risposta dei comitati popolari, che subito hanno reso pubblico il ricorso e sbugiardato l’azienda, mostra la volontà di mantenere alto il livello della battaglia. A loro sostegno iniziano ad arrivare anche le autodenunce, come quella del consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra FVG) che ha pubblicamente rivendicato di essere fra i firmatari della petizione.

La lotta continua!

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